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Cari tutti, un altro mese volge al termine ed è il momento del consueto resoconto mensile. Purtroppo nelle settimane scorse il sangue è tornato a scorrere in Terrasanta, e su questi nuovi venti di guerra vi propongo alcuni pensieri.
L’aggressione di Hamas contro Israele del 7 ottobre scorso è un crimine orrendo e ingiustificabile. Va detto forte e chiaro, perché si può discutere della legittimità della guerra o della lotta armata, ma non c’è nessuna causa al mondo che possa giustificare la caccia data ai civili, gli stupri, le uccisioni deliberate di bambini innocenti. I sostenitori della causa palestinese, gli stessi palestinesi, dovrebbero dirlo con forza isolando e condannando i responsabili. Chiunque invece parli di quell’attacco come reazione alle ingiustizie subite, chiunque lo giustifichi direttamente o implicitamente, chiunque anche solo taccia in proposito, sbaglia. Se noi ancora oggi commemoriamo l’eccidio di Marzabotto, non è perché quelle centinaia di morti fossero persone più importanti delle decine di milioni di caduti nella seconda guerra mondiale, ma proprio per la violenza cieca ed efferata contro civili, fra cui donne e bambini, a cui non può essere riconosciuta alcuna dignità, nemmeno dal punto di vista militare. Una chiara condanna di quanto Hamas ha fatto il 7 ottobre non è dunque un tributo a Israele, ma è il minimo per dimostrare di possedere gli anticorpi contro gli abissi dell’abiezione, dell’odio e della crudeltà che hanno in passato condotto ai genocidi e alla Shoah. Senza una netta dissociazione da parte palestinese su quanto accaduto, il rischio enorme che si corre è che passi l’idea che Hamas rappresenti l’intero popolo palestinese, e che il messaggio mandato dagli eccidi del 7 ottobre – ossia la volontà di sterminare gli israeliani per arrivare a cancellare Israele dalla carta geografica – diventi il punto di partenza di una guerra senza ritorno.
Come fare perché questa ondata di odio e di violenza non travolga tutti in una spirale inarrestabile? Prima di tutto evitando reazioni scomposte: Israele rifletta bene sulle proprie azioni militari, che non devono essere rivolte contro l’intera popolazione palestinese: a Gaza ci sono famiglie, donne, bambini, civili, ospedali che vanno tutelati e non affamati o bombardati. Peraltro sarebbe fare il gioco di Hamas, che questo si attende per accrescere ulteriormente la propria presa sulla popolazione (che di fatto già usa come scudi umani) e per allargare ulteriormente il conflitto. Parli la diplomazia, si cerchi di riportare a casa gli ostaggi, tutti ricordino che nessun conflitto giustifica crimini contro persone innocenti, si ritaglino spazi per fare fronte all’emergenza umanitaria. Poi, per quanto la prospettiva di un dialogo possa oggi apparire complicata, occorre rapidamente ridare forza ad un progetto di convivenza pacifica dei due popoli in quelle terre. È urgente per dimostrare che esiste una alternativa al “o noi o loro”, messaggio che altrimenti rischia di passare come ineluttabile su entrambe le sponde. La storia pregressa pesa e nessuno è esente da colpe. Da un lato Israele, che ha preferito disattendere varie risoluzioni dell’ONU alla ricerca di una soluzione tutta a proprio vantaggio e senza una sufficiente considerazione delle esigenze del popolo palestinese. Dall’altro la mancanza di democrazia nel campo palestinese, col dubbio che Hamas liquidi il dissenso interno con metodi non dissimili da quelli usati nei confronti dei nemici, e la crescente caratterizzazione delle fazioni dominanti nel senso del fanatismo religioso (in passato non era così). È un peccato che in entrambi i campi le colombe siano state progressivamente emarginate (o uccise, ricordiamo l’assassinio di Rabin) e abbiano preso sempre più potere i falchi. Ma tutto questo non cancella la consapevolezza che difficilmente potrà esserci pace senza riconoscimenti reciproci e concessioni da ambo le parti. L’alternativa è infilarsi nel tunnel di una guerra di cui si conosce l’inizio ma non la fine e in cui nessuno può prevedere quanto potrebbe allargarsi e che (brutta) piega potrebbe prendere, innescando una reazione a catena pericolosissima.
In questo quadro, dovremmo essere consapevoli di quanto odio e tensione si stiano accumulando non solo nel contesto mediorientale ma sull’intero pianeta. La lotta geopolitica fra superpotenze consolidate ed emergenti, la tensione fra paesi ricchi e paesi poveri, i conflitti valoriali e religiosi fra mondi che appaiono sempre più inconciliabili, sono tutti aspetti che si intrecciano e che rappresentano rischi enormi. Purtroppo sono molti i segnali che denotano una diffusa confusione sui termini reali delle questioni. Quanto servirebbe invece in questa fase una Europa davvero unita, con le idee chiare e capace di assumere iniziative forti per indicare a tutti una strada per la pace. In un contesto avvelenato da antichi e recenti rancori e da una paura diffusa che spinge ad arroccarsi, i segni di speranza scarseggiano: ci sono video che circolano in questi giorni in cui si vedono israeliani e palestinesi cantare insieme ad un concerto di pochi anni fa; ascoltiamo dell’esperienza di villaggi in cui persone dei due popoli provano a vivere insieme ed aiutarsi a vicenda; anche in questi giorni ci sono parenti delle vittime che invocano la pace invece della vendetta. E viene da chiedersi come sarebbe diverso il mondo se a dilagare non fosse la guerra ma la capacità di costruire prospettive di speranza. Vale per i decisori politici, ma in fondo riguarda ognuno di noi, chiamati ogni volta a scegliere fra le ragioni dell’egoismo e quelle dell’incontro con l’altro. In fondo, per arrivare alla pace sono i cuori che devono cominciare a guarire. Chi crede, preghi Dio perché i cuori guariscano e scelgano di costruire la pace.
È cominciata in Aula la discussione sul progetto di legge di iniziativa regionale rivolta al Parlamento, che chiede risorse certe e indispensabili per la sanità. Un progetto che si articola su tre punti di merito: l’incremento del finanziamento del fabbisogno sanitario fino a raggiungere nel 2027 una percentuale annuale non inferiore al 7,5% del PIL; il superamento per le Regioni dei vincoli di spesa per il personale e per il trattamento accessorio; la copertura finanziaria garantita dalle maggiori risorse dovute alla crescita economica prevista e dal contrasto all’evasione ed elusione fiscale e contributiva. È evidente che continuare a tenere sottofinanziato il SSN porterebbe ad aumentare la disuguaglianza sociale tra chi può permettersi le cure di cui ha bisogno e chi no. Senza contare aspetti come il costante invecchiamento della popolazione, la solitudine, le disparità tra uomini e donne, che rendono il quadro ancor più complesso. Se volete approfondire, vi invito a leggere la notizia sul mio sito.
La Regione ha avviato il percorso per definire il Piano di tutela delle acque 2030. Lo scopo è raggiungere gli obiettivi di qualità ambientale nelle acque interne e costiere e garantire un approvvigionamento idrico sostenibile nel lungo periodo e per le generazioni future. È un percorso partecipato, tutti possono intervenire agli incontri, i prossimi saranno lunedì 6 novembre (Acqua e biosfera – Rinaturazione) e lunedì 13 novembre (I luoghi dell’acqua). È un tema che vale la pena approfondire: negli ultimi 80 anni in Emilia-Romagna le precipitazioni sono diminuite del 12% e la temperatura media è aumentata di 1,3 gradi (in pianura di 1,5). E, come è purtroppo noto, nel maggio scorso sono caduti 4 miliardi di metri cubi d’acqua in poche ore su 16mila chilometri quadrati di territorio. Alternanza di siccità estrema e alluvione sono due facce della stessa medaglia, il clima cambia e ciò rende necessarie scelte sempre più responsabili e consapevoli.
Agricoltura: bando per l’ammodernamento e la meccanizzazione dei frantoi, domande entro il 15 gennaio 2024. Alluvione: dalla Regione rimborso del bollo auto per chi ha dovuto rottamare il veicolo, come fare domanda. Ambiente: Mettiamo radici per il futuro, riprende la distribuzione gratuita dei nuovi alberi da piantare. L’elenco dei vivai accreditati, la lista delle specie disponibili e le indicazioni utili per chi vuole ritirare una pianta. Ambiente: da domenica 1° ottobre sono tornate le misure per la qualità dell’aria nei comuni di pianura. Attrattività talenti: al via i servizi per l’accoglienza nei Comuni sede di Università. Comunità energetiche rinnovabili: una CER nella sede della Regione a Bologna. Coinvolti soggetti pubblici e privati dell’area Fiera District. Domande entro il 29 marzo 2024. Cultura: tre concerti di musica dal vivo con otto band legate all’Emilia-Romagna, il 2, 3 e 4 novembre. Cultura: un concorso rivolto ad artiste e artisti under 40 per rileggere in chiave contemporanea l’opera di Felice Giani, maestro del neoclassicismo. I termini del concorso scadono il 19 gennaio 2024. Cultura: torna la grande musica con il Bologna Jazz Festival, 50 concerti dal 3 al 27 novembre. Fondazione vittime di reato: il 28 novembre al Regio di Parma la 2a edizione dello spettacolo di Carlo Lucarelli Senza mezze misure, il ricavato finanzierà il fondo per le vittime. Formazione: giovani talenti, al via oltre 30 corsi per neolaureati su Big data e transizione verde. Giovani: gli adolescenti in Emilia-Romagna sono soddisfatti, con amici, ma troppo davanti allo schermo e provati dal Covid. La prima indagine dopo la pandemia. Imprese: bando per la promozione di progetti di innovazione sociale, risorse per l’allestimento di spazi fisici dedicati ai servizi e per l’introduzione di innovazioni tecnologiche o organizzative. Domande entro il 30 gennaio 2024. Mobilità sostenibile: boom di richieste per bici elettriche e cargo bike, budget per il buono acquisto esaurito in un mese. Si prosegue nel 2024 e nel 2025: a disposizione 9 milioni di euro nel triennio 2023-25. Salute: partite le vaccinazioni per le nuove varianti di Covid19, priorità ai residenti nelle Cra/Rsa, operatori sanitari e socio-sanitari. Sanità: partita il 16 ottobre anche la vaccinazione antinfluenzale per proteggere le persone più a rischio, a disposizione un milione di dosi. Sanità: ecco i primi 30 Centri di assistenza e urgenza (CAU) per la cura e il primo soccorso dei casi non gravi. I casi gravi verranno trattati nei Pronto soccorso, che verranno potenziati. Sostenibilità: la Regione abbatte gli interessi passivi delle imprese dell’economia solidale.
Il tradizionale appuntamento con la Festa sociale di Fidas è stato per me l’occasione per parlare di cultura del dono che promuove la pace. Essere presente, come tutti gli anni, è un modo per dire grazie a donatori e donatrici per il loro contributo prezioso. Un dono che è essenziale per il Servizio sanitario nazionale, senza il quale tante persone non avrebbero cure indispensabili alla vita, ma che ha anche un significato di solidarietà che va oltre. Un significato fondamentale sempre ma soprattutto in questo momento, in cui le logiche di odio e di sopraffazione fanno tanti danni nel mondo. Donare sangue è quindi anche un modo per promuovere la cultura del dono e diffondere esempi di solidarietà, collaborazione e pace di cui abbiamo tutti tanto bisogno.
Aiccef, l’associazione nazionale che raccoglie i consulenti coniugali e matrimoniali, ha svolto a Bologna una giornata di studio ed io ho avuto il piacere di portare un saluto ai loro lavori. Il titolo della giornata – Il NOI educativo nella relazione d’aiuto – è in effetti un bel programma, in un momento in cui tutta la nostra società ha un grande bisogno di collaborazione e solidarietà, cioè appunto di un “NOI”. Chi fosse interessato, trova in questo post una sintesi e il video del mio intervento.
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Un caro saluto e alla prossima,
Giuseppe