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Cari tutti, stiamo per lasciarci alle spalle anche questo febbraio bisestile e cominciamo a guardare verso la primavera. Con la fine del mese, arriva anche il mio consueto aggiornamento mensile.
Il voto delle regionali in Sardegna apre un periodo con diversi test elettorali che culminerà con le europee e le amministrative del prossimo giugno. La vittoria di Alessandra Todde e del centrosinistra nelle votazioni sarde ha vari risvolti positivi. Tanti hanno sottolineato la scelta di una candidatura di qualità, vale a dire una persona con un cv valido, spendibile anche per trovare un lavoro: dovrebbe essere la norma e speriamo che lo diventi, magari anche in contesti dove il centrosinistra parte favorito. Una parola sulla coalizione larga: non è certo un difetto, ma attenzione a non pensare che sia di per sè sufficiente, o che si possa fare a meno di programmi condivisi e validi. Sono aspetti su cui mi pare ci sia ancora da lavorare, non solo in Sardegna, anche perché la bontà di una vittoria elettorale non si misura nei posti da occupare ma nella possibilità di realizzare cose buone per i cittadini. È proprio questo il terreno su cui dobbiamo procedere anche in Emilia-Romagna, arrivando mi auguro a completare la legislatura, anche perché prima di cominciare a fare dei bilanci ci sono diverse cose ancora da fare.
Nei giorni scorsi, la Regione Emilia-Romagna è stata al centro del dibattito sul suicidio assistito. La Giunta ha approvato una delibera istitutiva di un comitato etico regionale e linee guida per le verifiche applicative della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. Nello stesso periodo, in Assemblea legislativa, la proposta di legge regionale di iniziativa popolare promossa dall’associazione Coscioni è stata rinviata in Commissione. Personalmente, sono da sempre convinto sia necessario dire no sia all’accanimento terapeutico sia al suicidio assistito e all’eutanasia; sono dunque contrario alla proposta di legge dell’associazione Coscioni. Rispetto chi ha opinioni diverse, compresi i colleghi che l’hanno sostenuta, e ritengo che il clima di rispetto reciproco tra noi consiglieri regionali sia fondamentale per la politica in generale e per il PD in particolare. Sulla questione specifica, condividiamo la necessità di attenersi alle normative e alle sentenze vigenti, e inoltre siamo d’accordo sul fatto che varare una legge sul fine vita dovrebbe essere responsabilità del Parlamento, finora inadempiente. Nel merito della questione, mi sembra evidente che il fine ultimo dei promotori della legge sia giungere a riconoscere un diritto al suicidio, e le condizioni poste dalla sentenza della Corte Costituzionale sono solo l’occasione per fare il primo passo in quella direzione, che avrebbe conseguenze molteplici e nefaste. Ho provato ad argomentare in modo puntuale le mie ragioni in un post sul mio sito, che vi invito a leggere, per riflettere sul fatto che sdoganare il diritto al suicidio non solo non è giusto ma non è nemmeno necessario; per ragionare sull’uso delle parole volto a plasmare l’opinione pubblica; per prendere coscienza dell’efficacia delle cure palliative; per riflettere sul valore della vita.
Le cure palliative sono “l’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare, finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un’inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici” (art. 2, comma 1 lettera a della Legge 38/2010). Si tratta di una legge innovativa, che per la prima volta garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza, per assicurare il rispetto della dignità e dell’autonomia della persona, il bisogno di salute e l’equità nell’accesso all’assistenza, la qualità delle cure e la loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze. Le scelte operate per far fronte alla pandemia hanno modificato in modo sostanziale la situazione, con inevitabili ricadute sugli equilibri economici finanziari delle aziende sanitarie, solo in minima parte compensati dalle risorse dei decreti emergenziali e ulteriormente aggravati dalle manovre di bilancio dell’attuale governo. Inoltre, l’emergenza pandemica ha evidenziato la fragilità della popolazione anziana e con patologie croniche. Ho firmato insieme ad altri colleghi una interrogazione a risposta orale in Commissione che chiede di fare il punto sulla copertura del bisogno di cure palliative nel periodo post Covid in Emilia-Romagna. Intanto, l’assessorato Salute ha pubblicato alcuni dati online, dai quali si evince che in Emilia-Romagna sono oltre 16 mila i pazienti, anche pediatrici, presi in carico, con 3,2 giorni medi di attesa per il ricovero negli Hospice e 300 posti per l’offerta residenziale in 23 strutture.
La giornata di sensibilizzazione sulle malattie rare ricorre in un giorno raro: il 29 febbraio. Alla conferenza stampa organizzata da Uniamo, la Federazione Italiana Malattie Rare, per lanciare la campagna Rare Disease Day 2024, ho partecipato in rappresentanza della Regione Emilia-Romagna. È stata l’occasione per fare il punto sull’importante lavoro sin qui svolto dalla Rete Malattie Rare dell’Emilia-Romagna, che nasce già nel 2004 ed è costituita da tante realtà che interagiscono tra loro per il bene del paziente: i centri clinici, con il compito della diagnosi e presa in carico dei pazienti; i distretti sanitari, che erogano il certificato di esenzione; le farmacie ospedaliere, che si occupano dell’approvvigionamento e distribuzione dei farmaci ai pazienti, in relazione a quanto prescritto nei loro piani terapeutici personalizzati. Un lavoro complesso che si focalizza sulla continuità assistenziale tra ospedale, territorio e domicilio; la transizione fra l’età pediatrica e l’età adulta, e fra l’età adulta e l’età anziana; il coinvolgimento dei medici di famiglia; la partecipazione attiva delle associazioni dei pazienti. Il tutto per ridurre il ritardo diagnostico, purtroppo fisiologico nelle malattie rare, ma dal quale dipendono il potenziale peggioramento delle condizioni cliniche e della prognosi. Il 9 marzo presso la Terza Torre della Regione si svolgerà il tredicesimo convegno regionale di formazione e informazione sulle malattie rare.
Da più parti si leggono notizie allarmanti sulla pessima qualità dell’aria in Pianura padana. I dati, in effetti, non sono incoraggianti, e per far fronte alla situazione occorre, oltre a fondi e a un piano d’azione concreto, anche la responsabilità personale di ciascuno di noi. Ne parleremo, intanto vi invito a rimanere aggiornati sui dati quotidiani relativi allo smog consultando il sito dell’Arpae.
Alluvione: semplificare i risarcimenti e prevedere i beni mobili tra i rimborsi, le richieste fatte al Governo. A quasi un anno dal disastro, continuano a tardare i risarcimenti. Cultura: torna Crossroads, in Emilia-Romagna al ritmo di jazz con 60 concerti e 400 musicisti. Dal 3 marzo al 13 luglio, in oltre venti Comuni. Sul palco grandi artisti; da Abdullah Ibrahim a Don Moye, da Enrico Rava a Paolo Fresu. Salute: salgono a 31 i CAU in Emilia-Romagna. Sanità: mezzo miliardo di euro per l’edilizia sanitaria dell’Emilia-Romagna. Programma di investimenti per nuove strutture, interventi di riqualificazione, dotazioni tecnologiche. Sport Valley Emilia-Romagna: dal Tour de France alla Davis con Sinner, il cartellone 2024. Tecnopoli: ampliamento spazi ed efficienza energetica, la Regione investe 3,5 milioni di euro. Al centro le strutture di Bologna, Ferrara e Ozzano (Bo). Trasporti: tutto il trasporto pubblico in una App, al via la sperimentazione in Emilia-Romagna del progetto del PNRR “Mobility as service for Italy”, che punta a realizzare un’unica piattaforma nazionale. Università: nuovo piano di dottorati: 5 milioni e 56 borse di studio per esperti su transizione ecologica e sostenibilità.
In febbraio c’è stato il Carnevale, manifestazione con origini antichissime e momento di socialità prima del digiuno e dell’astinenza quaresimali. La Regione sostiene questa tradizione, riconoscendone la rilevanza storico-culturale nella legge regionale 14/2022, e ha istituito l’Albo regionale dei carnevali storici. In Emilia-Romagna abbiamo due tra i carnevali più famosi d’Italia: il Carnevale di San Giovanni in Persiceto e Cento Carnevale d’Europa. Entrambi hanno avviato l’iter per la candidatura come patrimonio culturale immateriale UNESCO. Il primo è famoso per lo ‘spillo’ (in dialetto “al Spéll”) eseguito dal carro, ovvero il momento in cui ogni carro si trasforma, muta la sua architettura, diventa palcoscenico per rappresentare la satira e la sua trasformazione ne svela il significato allegorico. Il secondo si caratterizza per essere l’unico gemellato col Carnevale di Rio de Janeiro, il carnevale più famoso al mondo, e ne segue il ritmo sfrenato, con musica e danze provenienti direttamente dal Brasile. Al carnevale è dedicato un approfondimento sul mio sito.
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Un caro saluto e alla prossima,
Giuseppe