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Oggi ho ricevuto, come tutti i consiglieri regionali, una mail firmata da “Extinction Rebellion Bologna”, che lamenta come non si stia facendo abbastanza per contrastare il cambiamento climatico, incolpa la Regione di fare poco e male, come opera sbagliata cita il Passante di Bologna e infine chiede di rivedere il Patto per il lavoro e per il clima integrandolo con una assemblea deliberativa di cittadini.
Nel merito, anch’io penso che l’umanità non stia facendo abbastanza per fronteggiare il cambiamento climatico e, pur pensando che sia ingeneroso non riconoscere le cose buone fatte dalla nostra Regione (ce ne sono), penso anch’io che potremmo fare di più e di meglio. Per questo trovo sia un peccato che, pur partendo da premesse potenzialmente – almeno in parte – condivisibili, questi di Extinction Rebellion scelgano di fare battaglie sbagliate, per non parlare dei metodi inaccettabili che sovente scelgono di adottare.
Provare a bloccare il Passante di Bologna equivale a sostenere che sia sensato tenere un raccordo da mezzo pollice in uno snodo cruciale di un impianto idraulico tutto realizzato con tubi da un pollice. No, non è affatto sensato, anche se può intercettare le preoccupazioni di chi abita nelle zone interessate dal passaggio di quell’arteria stradale, preoccupazioni oggi populisticamente cavalcate anche da tante forze politiche che si erano battute in passato contro il Passante Nord auspicando (allora) che si decidesse piuttosto di ampliare il percorso esistente tangenziale-autostrada – per diversi motivi, inclusi quelli connessi al consumo di suolo.
Peccato davvero, perché ci sarebbero battaglie più intelligenti da fare. Sul Passante ci si dovrebbe chiedere la ragione dell’aumento vertiginoso dei costi dichiarati da Società Autostrade per realizzarlo, e come mai quell’incremento dei costi non si sia tradotto in mitigazioni ambientali molto più importanti (come gallerie con sopra parchi pubblici dove il tracciato passa accanto all’abitato). E ci si dovrebbe chiedere che senso abbia procedere all’interramento in ambito urbano della ferrovia Bologna-Portomaggiore mantenendola a binario unico invece di prevedere quanto meno lo spazio per un successivo eventuale raddoppio. Per fare solo due esempi, importanti sul cambiamento climatico almeno al livello delle nostre decisioni: perché c’è modo e modo di fare strade e soprattutto occorre sviluppare seriamente le alternative di trasporto pubblico a partire dal servizio ferroviario, se vogliamo che diminuiscano le auto sulle strade.
Sono due esempi di battaglie concrete che abbiamo fatto in pochi nei contesti elettivi in cui operavamo, e su cui in effetti non siamo arrivati ad ottenere grandi riscontri, anche perché sono state sistematicamente ignorate da un sistema mediatico i cui meccanismi non sempre rispondono in modo efficiente all’interesse pubblico. Casi che dimostrano che serve nuova linfa nel sistema democratico, quello che i cittadini scelgono attraverso libere elezioni, mentre è proprio sbagliato pensare di sostituire i contesti elettivi con alternative assembleari di dubbia legittimazione.
Vogliamo parlare dei metodi? Non è facendo blocchi del traffico o promuovendo altre azioni intrinsecamente violente che si pongono le premesse per una evoluzione positiva della sensibilità ambientale dei cittadini e della classe politica. Per non parlare dello stile di una mail che si pone a metà fra il comunicato ricattatorio di una organizzazione clandestina e una richiesta di interlocuzione, in un testo dove abbondano le schwa ma mancano le firme e i contatti dei mittenti. Scrivono “continueremo a disobbedire ed entrare in azione, con amore e rabbia, fino a che non otterremo ciò che chiediamo”, e capisco che ci sia rabbia, ma dove sarebbe l’amore in tutto questo?
Insomma, al di là della condivisibile preoccupazione per il clima, scegliendo di combattere battaglie sbagliate con metodi sbagliati, rischiano di essere un ulteriore fattore che avvicina l’estinzione che paventano…