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A che punto sono i corsi universitari per interpreti di LIS (lingua italiana dei segni)

24 Agosto 2022 Welfare

Sul mio sito ho già raccontato di come sia necessario procedere rapidamente all’attivazione di un corso per interpreti di lingua italiana dei segni (LIS) presso le Università dell’Emilia-Romagna. Si potrebbe attivare ad esempio nell’Ateneo di Forlì, visto che è sede dell’Università per interpreti e traduttori. L’ho chiesto alla Giunta – in un’interrogazione sottoscritta anche da altri colleghi – dal momento che il decreto interministeriale del 10 gennaio scorso ha posto come requisito per esercitare questa professione l’acquisizione di specifici titoli universitari, il che ha portato alla sospensione delle qualifiche regionali previste in precedenza. Ad oggi, però, non risultano esistere, in Emilia-Romagna, percorsi universitari idonei a ottenere la qualifica.

Ringrazio l’assessorato Sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione che mi ha inviato la risposta all’interrogazione, nella quale la Regione si dichiara consapevole dell’importanza del tema e si afferma che “ha ritenuto opportuno sottoporre la questione all’attenzione dei Rettori degli Atenei con sede nel territorio regionale nell’incontro del 1 agosto 2022 della Conferenza Regione-Università, al fine di verificare eventuali azioni già intraprese e sollecitando ogni azione per porre le basi di una effettiva implementazione delle recenti previsioni normative”.

Dalla risposta apprendiamo anche che “le Università hanno espresso interesse ed evidenziato le azioni e valutazioni intraprese confermando l’impegno, nella piena collaborazione con il Ministero, a valutare la fattibilità della realizzazione dei corsi sperimentali nelle more che venga definita la nuova classe di laurea”.

Le premesse sono buone, adesso c’è da passare dalle parole ai fatti. Un passaggio non scontato, anche alla luce del fatto che la qualifica regionale finora prevista è stata oggetto di punti di vista diversi. Sostanzialmente non frequentata, come si evince dalla risposta dell’assessorato, o comunque inadeguata per una effettiva formazione di interpreti LIS, come ci fanno notare dall’associazionismo delle persone sorde? Ci sono infatti punti di vista diversi sulle motivazioni per cui, dopo il passaggio da 1200 ore di formazione a 500 ore, i corsi regionali per interpreti LIS non sono più riusciti a qualificare nuovi interpreti, nonché sulle problematiche relative al tirocinio (è un tipo di professione che viene richiesta in modo occasionale e non strutturale dalle aziende): ci sono vari aspetti peculiari che sarebbe bene affrontare in stretta collaborazione coi rappresentanti dell’associazionismo specifico. 

L’attivazione dei corsi universitari può essere una buona occasione per ristabilire forme intense di collaborazione fra Regione ed Università, che a mio avviso dovrebbero vedere anche un coinvolgimento organico dell’ENS regionale, come ente di riferimento per le persone sorde e per la LIS. A garanzia che si voglia davvero passare in tempi rapidi dalle premesse all’attuazione pratica. 

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