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La mia analisi del voto delle europee

Alcune brevi considerazioni sull’analisi del voto nelle recenti elezioni europee.

  1. Pochi votanti. Il problema della crescente astensione è endemico e può essere solo in parte ricondotto ad una totale sfiducia nella politica da parte di cittadini che si disinteressano e basta. Ci sono anche tanti elettori che avrebbero piacere di votare, ma non trovano sulla scheda nessuno di cui si fidano abbastanza da affidargli il proprio voto.
  2. Mancanza di un partito in grado di calamitare il voto di sfogo/cambiamento. In precedenti elezioni c’è stato chi ha attirato voti di cittadini arrabbiati e/o alla caccia di qualcuno in grado di scombinare pesantemente i giochi, una porzione di elettorato che va ampliandosi e che appare capace di votare chiunque o quasi si presenti in veste anti-sistema. E’ un voto che premiò il PD di Renzi alle europee del 2014, il M5S alle politiche del 2018, la Lega alle europee del 2019, FdI alle politiche del 2022.
  3. Coi votanti in calo nel centrodestra si consolida la posizione dominante di FdI, la Lega continua la sua crisi, Forza Italia regge bene (direi più per mancanza di alternative che per altro) nonostante la morte di Berlusconi. 
  4. Il polo riformista che non c’è viene punito dagli elettori per la concomitanza di due fattori: la divisione dovuta alla lite infinita fra Renzi e Calenda; e scelte che tengono poco in considerazione la sensibilità dell’elettorato cattolico (vedi alleanza di IV con +Europa e certi toni e prese di posizione di Calenda). 
  5. Continua la mutazione genetica (da Grillo a Conte) e il conseguente calo elettorale del M5S.
  6. Nel PD Elly Schlein dimostra attenzione alla pluralità interna nella scelta delle candidature, come dimostra la presenza dei riformisti nelle liste, che peraltro hanno ottenuti diversi risultati significativi (complimenti a Stefano Bonaccini ed Elisabetta Gualmini che ho votato). Questo approccio largo, sommandosi ai fattori descritti sopra, spiega a mio avviso il risultato decisamente positivo del PD.

Aggiungo una parola sul tema del rispetto della pluralità culturale interna. Se la si considera un valore, come mi pare i risultati elettorali dimostrino, occorrerebbe prestarvi maggiore attenzione anche nelle prese di posizione sui diversi temi. Il che non significa che non si possa esprimere il proprio pensiero, ma chi ha l’onore e l’onere di rappresentare tutti dovrebbe quantomeno dimostrare di avere presente che su alcuni temi possano esserci internamente posizioni differenti. Continuo a pensare che questo rispetto della pluralità sia un valore e non un problema.

A proposito delle amministrative: sulle situazioni lontane ho poco da dire, a parte felicitarmi per i buoni risultati dei candidati di centrosinistra in giro per l’Italia. Sulle situazioni che conosco meglio, nell’area del bolognese, ho parecchie cose da dire. Ma per rispetto del dibattito interno e della prevista direzione del 10 luglio prossimo, aspetterò ancora un po’ prima di socializzarle.

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