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L'epoca SPID

26 Settembre 2021 Tecnologia

Dal 1° ottobre per accedere a tutti i servizi online erogati dalla Pubblica amministrazione sarà obbligatorio avere SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale. Un cambiamento importante previsto dalla normativa nazionale, nel decreto “Semplificazione e innovazione digitale” poi convertito in legge (120/2020). Dal prossimo mese, dunque, per accedere a tanti servizi – a partire dal Fascicolo Sanitario Elettronico – non si potranno più utilizzare pin o password forniti dai gestori o, nel caso del territorio regionale, le utenze generate dal sistema Federa (Federazione degli Enti dell’Emilia-Romagna per l’Autenticazione).

Nella prospettiva di non penalizzare gli utenti, ma anzi di metterli nelle condizioni di esercitare il diritto di accesso al digitale, sono stati previsti strumenti di aiuto e di informazione per affiancare gli utenti nella migrazione o a dotarsi di SPID. Segnalo in particolare la pagina web di Lepida con tutte le istruzioni e le attività di formazione del progetto digitale comune.

Non è detto che gli strumenti e gli aiuti realizzati finora siano sufficienti: occorre davvero tenere presente le difficoltà che alcune categorie di persone possono avere a rapportarsi con la tecnologia. Va in questa direzione, ad esempio, la decisione di Lepida di lasciare più tempo alle persone anziane per migrare dall’uso dei codici via sms a quelli generati dall’app. Ma forse saranno da predisporre ulteriori aiuti e strategie.

In ogni caso siamo ad un passaggio significativo e su cui è opportuno fare qualche riflessione. Sono passati oltre 20 anni dall’introduzione della carta di identità digitale, anni in cui sono stati spesi un sacco di quattrini per dare ai cittadini una tesserina plastificata che in sostanza svolge le stesse funzioni della vecchia versione cartacea: nulla di rivoluzionario insomma. Qui invece con SPID si aprono possibilità notevoli di accesso a servizi e a funzioni che possono cambiare la vita dei cittadini e semplificare (questo almeno è l’obiettivo) il rapporto con la burocrazia. 

Un esempio che ha fatto scalpore in queste settimane è il boom della raccolta delle firme su alcuni quesiti referendari, che in poco tempo hanno centrato l’obiettivo di raccogliere le firme previste grazie alla possibilità di firmare digitalmente attraverso SPID. In una fase in cui il Parlamento non brilla per efficacia – la maggior parte delle leggi approvate sono di semplice ratifica di progetti di iniziativa del governo- ed aumenta la distanza dalla politica percepita dai cittadini, la disponibilità di strumenti digitali che mettano nelle condizioni di partecipare ha sicuramente un impatto. 

Questo impatto potrebbe incidere in positivo, aumentando la possibilità di partecipare in un quadro di equilibrio e di buon funzionamento degli strumenti e delle istituzioni democratiche. Oppure potrebbe incidere in negativo, accentuando il peso di temi usati come diversivi per catalizzare l’attenzione di tutti mentre sulle cose di sostanza (a cui sono associate le risorse economiche) decidono in pochi, ovvero per inseguire suggestioni populistiche di democrazia diretta. Quale strada imboccheremo dipende molto dalla lucidità e la lungimiranza che riusciremo a mettere in campo. E’ una evoluzione da seguire con grande attenzione.

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