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I miei emendamenti all'Agenda Digitale

12 Febbraio 2021 Tecnologia

Nella seduta di commissione del 10 febbraio si è discussa e licenziata per l’aula la proposta di Agenda Digitale presentata dalla Giunta. In quell’occasione sono stati approvati diversi emendamenti presentati dal gruppo del PD, cinque dei quali a mia firma. Ecco la sintesi dell’intervento con alcune indicazioni che ho fornito sugli emendamenti di cui sono primo firmatario.

Primo emendamento. Dobbiamo evitare che il tema della privacy diventi una scusa che impedisce di erogare servizi essenziali: l’attenzione dev’essere sempre orientata alla fruibilità dei servizi. Oggi succede ad esempio che un medico che visita un cittadino in un ospedale non riesca ad accedere informaticamente per motivi di privacy ad esami che sono stati fatti a quel cittadino in un’altra struttura. Bene prestare attenzione al consenso della persona, ma non deve più succedere che la privacy giustifichi la mancana interazione e interconnessione dei sistemi. E in caso di emergenza deve comunque essere un ostacolo superabile.

Secondo emendamento. L’intelligenza diffusa a disposizione del territorio e i sistemi a supporto delle decisioni basati sull’elaborazione dei dati costituiscono sfide decisive in molti ambiti, a cominciare dal sistema sanitario, dove abbiamo un’enorme mole di dati inutilizzati. Se venissero elaborati sarebbero un potente supporto per le decisioni e cambierebbero il modo di fare medicina, potenzierebbero il ruolo dei medici di famiglia, permetterebbero di realizzare una medicina personalizzata per i pazienti. E nello sviluppo di questi sistemi di dati è fondamentale mantenere un approccio cooperativo e aperto, in modo da poter integrare pezzi di intelligenza che hanno le più diverse derivazioni. Altrimenti, il rischio è quello di affidare il monopolio dei dati a questo o quel fornitore, interessato primariamente a consolidare la propria posizione di forza.

Terzo emendamento. La governance per l’utilizzo dei dati dev’essere funzionale all’integrazione dei dati e alla condivisione delle informazioni. In un’ottica del riuso e della fruibilità dei dati, ciascuno dovrebbe fare la sua parte: la Regione, il Governo centrale, ciascuno dovrebbe costruire la casa aggiungendo il suo mattone, in modo tale da non dovere ogni volta reinventare la ruota e soprattutto costruendo un sistema intrinsecamente coordinato ed interoperabile. Dovremmo focalizzarci sui mattoni chiave (ad esempio l’anagrafe) in modo che tutti possano condividenderli e su di essi sviluppare funzioni. In questo modo chi ha la regia (pubblica) saprebbe dove sono collocati i dati che fanno riferimento ad ogni persona, ad esempio. E garantirebbe a tutti la fruibilità dei dati.

Quarto emendamento. All’interno del documento presentato dall’assessora Salomoni si prevede la figura del data manager. L’emendamento che ho presentato sottolinea che tale figura debba essere un acceleratore di processi, non certo avere una funzione frenante. Il suo compito è cioè quello di facilitare ed assicurare l’accesso ai dati e non frapporsi alla loro fruizione (vedi il tema privacy).

Quinto emendamento. È fondamentale avere siti web e servizi progettati con il focus sull’utente e non sull’ente che eroga i servizi. È una battaglia che combatto da anni ed è a mio avviso una priorità per la pubblica amministrazione. Le informazioni e i servizi sanitari sul web, ad esempio, non devono essere suddivisi per azienda, perché un cittadino non ha alcun dovere di sapere se l’ospedale in cui si reca appartiene a un’azienda ospedaliera o un’altra, come nei fatti succede adesso. Visto che sono tutte istituzioni del servizio sanitario nazionale, è fondamentale che le informazioni vengano rese fruibili nell’ottica del cittadino che cerca il servizio. Quella dei servizi web e mobili user centered è una partita da affrontare e vincere con decisione.

Qui c’è il testo dei miei cinque emendamenti, qui il testo del documento licenziato per l’aula dalla commissione, e di seguito il mio intervento in commissione il 10 febbraio scorso.

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