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Al di là dell’accertamento di responsabilità e dei doverosi provvedimenti conseguenti, la tragedia del S. Orsola con lo scambio di cartelle sta aprendo una riflessione anche su come migliorare le procedure, come giusto ed opportuno. Infatti, accando ad una forte responsabilizzazione degli operatori occorre anche pensare a come le procedure possano impedire o individuare tempestivamente l’eventuale errore che dovesse intervenire. Segue qualche parere personale.
Leggo della necessità di individuare con precisione l’identità dell’operatore che carica un esame nel sistema o effettua altre operazioni: giusto. Leggo anche dell’opportunità di una identificazione elettronica (braccialetto o altro si vedrà) che segua il paziente in ogni passaggio. Credo che sia un obiettivo da perseguire non solo nell’ottica della sicurezza ma anche del miglioramento del servizio: una personalizzazione con cui avere accesso da ovunque agli esami del paziente. Su questo si sta lavorando, ed occorre proseguire in questa direzione, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo. Nel frattempo, se si vuole pensare ad una modalità di verifica che sia relativamente rapida da mettere a punto, si potrebbe prendere spunto dalle procedure militari per il lancio dei missili, rese famose da numerosi film sulla guerra fredda. Come ricorderete, non bastava la chiave: occorreva anche che i codici di lancio combaciassero sbloccando il sistema.
Così, associando un codice agli esami che “contenga” un riferimento all’identità dell’assistito, si potrebbe pensare ad una procedura che, prima di un intervento chirurgico, preveda l’immissione dei codici degli esami chiave sulla base dei quali viene effettuata l’operazione. La verifica dei codici significherebbe, tra l’altro, che l’identità del paziente per ognuno degli esami risulta confermata, evitando ciò che purtroppo nei giorni scorsi è accaduto.