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Contro la violenza promuoviamo l'amore (vero)

27 Novembre 2023 Diritti e doveri

Gli orribili femminicidi che si sono consumati nei giorni scorsi nel nostro Paese hanno scosso le coscienze e nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in tantissimi hanno manifestato il proprio sdegno e la volontà di fermare questa piaga orribile della nostra società. Ora occorre passare dalle parole ai fatti e mettere in campo tutte le azioni possibili per intervenire anche precocemente sulle situazioni violente. Da sempre penso che si debbano mettere in campo iniziative – ricordo ad esempio il presidio nei pronto soccorso che co-promossi anni fa quando ero assessore a Bologna – e penso che siano ancora diverse le cose che possono e devono essere fatte a questo scopo.

Ma perché sia vero ed efficace questo NO, oltre alle azioni concrete di contrasto e repressione, occorre riconoscere le radici di questo fenomeno per intervenire in modo mirato su ciò che alimenta, direttamente o indirettamente, la cultura del possesso e della sopraffazione; e soprattutto serve un grande SI al più potente antidoto a tutto questo, vale a dire l’amore vero.

Fra ciò che alimenta la cultura del possesso e della sopraffazione ci sono tutti i fenomeni che tendono ad identificare le donne come oggetti e non come persone, dalla pornografia a tutto ciò che implica mercificazione dei corpi. C’è un grande tema relativo all’educazione, che deve riuscire a comunicare ai bimbi che crescono che non è il possesso la chiave della felicità ma sono piuttosto la generosità e l’altruismo a rendere possibile l’amicizia più vera, che occorre sapere accettare le piccole sconfitte perché è più importante essere che avere o che apparire. Inoltre penso si debba prestare molta attenzione anche al filone culturale che tende ad identificare la felicità con la autodeterminazione. Certo, la libertà è un valore importante, ma puntando tutto soltanto sull’autodeterminazione si rischia di promuovere un orizzonte di soli diritti, che senza corrispondenti doveri finisce con innescare conflitti irrisolvibili. Ma soprattutto un mondo in cui ognuno si autodetermina in modo indipendente dagli altri rischia di dare luogo ad un oceano di solitudine, quando invece la felicità è proprio nella relazione e nell’incontro con l’altro. Anche per questo non ha senso mettere sotto accusa la famiglia come tale o gli uomini nella loro totalità: non è la famiglia il problema, ma casomai il modo con cui le persone ci stanno dentro; e varrebbe la pena di ricordare che per fortuna esistono anche gli uomini perbene ed è anche su di essi che occorre puntare per riuscire a cambiare le cose.

Ma per girare davvero pagina serve un grande SI all’amore vero, che non è desiderio di possesso ma capacità di dono e di sacrificio, è riconoscimento della bellezza dell’incontro, è consapevolezza della profondità della relazione con le persone che è possibile scoprire solo guardandole come tali e non come oggetti, è scoperta – lo dico da uomo – della bellezza della complementarietà e della sinergia con l’universo femminile. Questo è vero non solo nella relazione affettiva personale con la propria moglie o partner, ma vale anche – ovviamente in modi diversi – per ogni donna che ogni uomo è chiamato ad incrociare nel proprio cammino, nel proprio ambiente di lavoro, nel territorio in cui vive, ovunque. E naturalmente vale anche il viceversa. Ogni persona che viva una relazione di amore vero, di dono reciproco, o anche solo di amicizia profonda, sa che non vale la pena di scendere di livello, e in fondo è proprio questa testimonianza l’antidoto più forte contro lo sprofondare nell’abisso della violenza e della sopraffazione.

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