Un’importante audizione si è svolta durante la Commissione Politiche per la Salute di oggi, 8 febbraio. All’ordine del giorno c’era lo stato di attuazione dei progetti realizzati con le associazioni delle persone sorde nell’ambito della legge regionale 9/2019, e per questo abbiamo ascoltato le associazioni ENS e FIADDA. La legge rappresenta un’importante conquista: le sue disposizioni a favore dell’inclusione sociale delle persone sorde, sordocieche e con disabilità uditiva sanciscono nero su bianco principi ormai fuori discussione: la libera scelta delle persone su quali modalità di comunicazione, ausili e strumenti usare per superare i deficit di comunicazione o ridurre le condizioni di svantaggio sociale;  l’impegno a diffondere e rendere accessibili a tutti strumenti tecnologici, ausili, impianti e servizi; la capacità di intervenire in modo multidisciplinare, garantendo un fondamentale screening precoce neonatale.

L’audizione di oggi ha fatto il punto sugli impegni che le associazioni ancora ci chiedono, per attuare in modo compiuto la legge e consentire continuità ai progetti realizzati dalle associazioni. È il caso, ad esempio, del progetto di Segretariato Sociale, che prevede la formazione di personale che faccia da tramite tra l’utente sordo e la pubblica amministrazione per prendere appuntamenti, accompagnare la persona agli sportelli, accedere a quei servizi a cui è possibile accedere solo tramite telefonata, dare informazioni su pensioni, agevolazioni eccetera. Nel mio intervento ho sottolineato che è importante rendere ordinario e continuativo il contributo, perché è un peccato che prima le persone vengano formate e poi non si riesca a dare loro continuità lavorativa perché la tempistica prevista dal bando non lo permette.

Vi sono diverse esigenze che chiedono risposta, e sovente il problema è riconducibile alle disponibilità di fondi. In questo senso ho spiegato che non possiamo limitarci a fare l’elenco di ciò che sarebbe auspicabile, salvo poi andare a fare i conti con la disponibilità di bilancio. Penso sia più utile un confronto franco per individuare insieme priorità, obiettivi raggiungibili e relative tempistiche e quindi concordare una  gradualità nel raggiungerli.

Il terzo spunto che ho portato in Commissione riguarda l’apporto che possiamo sperare di ottenere dalle nuove tecnologie. Non sogno un mondo in cui le tecnologie sostituiscano l’apporto umano, perché è evidente che ci sarà sempre bisogno dell’interazione personale. Anzi, il vero salto culturale potrà esserci quando vedremo come risorsa ciò che oggi appare soltanto come costo. Però le nuove tecnologie possono dare un contributo fondamentale nell’allargamento dei servizi di cui sarebbe utile disporre. E non sono statiche, ma in continua evoluzione, dunque potrebbero esserci opportunità che solo tre anni fa non erano per nulla mature che ma che già oggi sono potenzialmente fruibili. Ad esempio, la sottotitolazione automatica nei video sta raggiungendo ormai un livello di qualità molto buono. E vi sono nel mondo progetti di traduzione automatica anche nella lingua dei segni. Poiché a Bologna abbiamo la disponibilità di risorse di calcolo estremamente potenti, mi chiedo se non sia possibile utilizzare queste risorse per essere protagonisti e investire nell’innovazione anche su questi temi. Sono invece sicuramente già maturi e fruibili servizi di interpretariato nella lingua dei segni anche da remoto, che per esempio sarebbe urgente rendere disponibili nei pronto soccorso.

Il futuro a cui guardare, dunque, è fatto di compiti che avranno sicuramente bisogno di persone – persone da formare e a cui dare continuità – e di parti che potranno usufruire in vario modo della tecnologia per raggiungere gli utenti anche da remoto e per fornire servizi sempre più avanzati e ubiqui. Un ripensamento in questo senso può comportare vantaggi in termini di servizio e di riduzione di costi, ma anche per promuovere un vero e proprio cambiamento culturale.