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Botta e risposta con Piero Ignazi

22 Settembre 2021 Articoli

Pur rimandando a dopo le elezioni amministrative l’indispensabile approfondimento sul fatto senza precedenti dell’esclusione dalle liste del PD di Bologna per il consiglio comunale di quanti alle primarie avevano fatto una scelta difforme dalle preferenze dei vertici – palese violazione del patto di lealtà insito nelle primarie e precedente pericoloso per un partito che voglia dare un senso concreto alla parola “democratico” – continua imperterrita l’offensiva dei “giustificazionisti”. Ogni giorno infatti si registra qualche dichiarazione o qualche articolo che giustifica, trova normale, rivendica come positiva l’epurazione, in una rincorsa surreale all’involuzione democratica e al ripristino di antichi poteri feudali. Oppure qualcuno dichiara che va tutto bene madama la marchesa, ignorando volutamente quanto accaduto, o ancora cerca di dipingere come disturbatori gli esclusi solo per il fatto che abbiano osato lamentarsene. Tutto questo avviene di norma senza contraddittorio, ovvero senza sentire mai il nostro parere.

Una parziale eccezione a questa pratica è rappresentata dal botta e risposta andato in scena sul “Domani”, che ha pubblicato il 20 settembre un articolo di Piero Ignazi e due giorni dopo ha pubblicato una mia risposta.

Solo per farne memoria, metto qui gli articoli a disposizione. Sotto alla mia risposta c’è una replica di Ignazi, a cui ho a mia volta replicato pubblicando questo commento su facebook:

Tu fai l’elenco delle scorrettezze e delle violazioni di cui sei stato oggetto solo perché hai espresso la tua valutazione politica, nelle forme e nei limiti previsti dal percorso delle primarie. Lui ti risponde che siccome la tua valutazione politica è sbagliata (ipse dixit) allora tutto è giustificato contro di te, e i tuoi diritti possono serenamente venire calpestati. Caro professor Ignazi, non pretendo che lei si riconosca nel “Non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita affinché tu possa dirlo”, ma forse potrebbe provare a distinguere fra un pensiero politico (che può serenamente non condividere) e ciò che significa correttezza nella vita interna di un partito e nel confronto fra candidati in primarie di coalizione, in cui per definizione non ci sono nemici (nel caso sarebbe stato un errore ammetterli) ma solo opzioni, tutte percorribili. Altrimenti il suo modo di argomentare ricorda molto il bravo comico Giobbe Covatta quando faceva il personaggio che diceva “io non sono razzista, sono loro che sono meridionali”…

Ne riparliamo a valle delle elezioni. Intanto buona lettura.

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