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La nuova legge che taglia i vitalizi pregressi

16 Maggio 2017 Trasparenza

Cosa io pensi del vitalizio l’ho dimostrato anzitutto coi fatti, rinunciando a questa possibilità a cui avevo diritto: sono stato l’ultimo consigliere regionale dell’Emilia-Romagna per cui ancora valeva, visto che per i nuovi eletti dal 2013 in poi è stato abolito.

Ho poi dimostrato in questo post, conti alla mano, che la rinuncia mia (e di tutti gli altri colleghi consiglieri regionali che hanno liberamente rinunciato) è stata una rinuncia assai cospicua: in effetti l’ingiustizia del vitalizio risiedeva proprio nella differenza fra la cifra versata dal consigliere e quella restituita dalla Regione sotto forma di assegno vitalizio.

In quello stesso post dicevo che sarebbe stato opportuno intervenire anche sui vitalizi pregressi, anche se ovviamente è più semplice fare i conti con una rinuncia volontaria che legiferare sulle cifre percepite da soggetti che stanno già usufruendo o si accingono ad usufruire del vitalizio. Questo impegno è stato poi ribadito dal Partito Democratico in aula in occasione di alcuni passaggi di leggi di bilancio, e nei giorni scorsi si è tradotto nella legge 7 dell’11 maggio 2017. Tale legge incide sui vitalizi pregressi prevedendo un risparmio della spesa pubblica, stimato nell’arco temporale di un triennio, di almeno 1 milione di euro.

La legge incide su tre punti:

  1. Innalzamento dell’età di percezione dei vitalizi degli ex consiglieri, che viene portato all’età per il diritto alla pensione di vecchiaia valevole per la generalità dei lavoratori dipendenti dalle pubbliche amministrazioni (da 60 a 67 anni), con una serie di scaglioni, legati a decurtazioni, per i soggetti che, in procinto di maturare tale diritto, potrebbero subire un eccessivo allontanamento dell’orizzonte;
  2. divieto di cumulo con altri vitalizi e previsione di una serie di cause di sospensione legate alla copertura di cariche elettive o di nomine politiche;
  3. contributo di solidarietà triennale proporzionato al reddito del percipiente per coloro che usufruiscono del vitalizio.

A livello nazionale, da marzo 2017 l’ufficio di presidenza della Camera su proposta del PD ha rinnovato il contributo di solidarietà sui vitalizi maturati prima del 2012 con la decurtazione fissata al 40% per gli assegni superiori ai 100 mila euro (si tratta di circa 200 ex parlamentari che restituiranno circa 17mila euro netti); al 30% fino a 100mila; al 20% fino a 90mila; e infine al 10% per quegli ex onorevoli che percepiscono tra i 70 e gli 80mila euro l’anno (sono 506). Il tutto per un risparmio totale per le casse dello Stato di 2,4 milioni di euro l’anno.

Aggiungo (24 maggio) che pare imminente l’arrivo alla Camera della proposta di legge a firma di Matteo Richetti che prevede il ricalcolo di tutti i vitalizi col sistema contributivo, estendendolo a tutti gli eletti. E’ una misura che condivido e che costituirebbe certamente la soluzione definitiva della questione.

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