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SSN da difendere con le unghie e con i denti, e da migliorare

14 Febbraio 2023 Sanità

Sono intervenuto sabato 4 febbraio al convegno dell’ordine dei medici di Bologna, dedicato al Servizio sanitario nazionale. Tanti i relatori intervenuti, in una mattinata che si è configurata come una discussione aperta su un tema sostanziale: il SSN è un asset importante? È un costo o un’opportunità? A partire da queste domande si sono svolte le interessanti relazioni sul suo finanziamento, i livelli essenziali di assistenza (LEA), la questione del regionalismo, la difficile compatibilità tra economia e salute, la realtà ospedaliera, territoriale e la funzione dei medici di medicina generale. Dati alla mano, si è discusso se e quanto la sanità universale sia a rischio. Ed è chiaro che anche l’Emilia-Romagna debba evolvere il proprio servizio per continuare a garantirla in futuro. Da qui discendono numerose considerazioni, e chi volesse approfondire può guardare il video integrale del convegno su YouTube.

Il Servizio sanitario è da difendere con le unghie e con i denti. L’ho detto con chiarezza all’inizio del mio intervento. Un primo problema semmai è capire come mai funzioni così diversamente nelle diverse regioni, dal momento che l’impianto normativo è il medesimo. I dati dicono che la percentuale di soddisfacimento dei LEA in Emilia-Romagna è del 94%, un numero lusinghiero che in altre regioni cala drasticamente. C’è da chiedersi perché, a partire dalla considerazione che l’Emilia-Romagna possa essere una “proof of concept”, ovvero la dimostrazione del fatto che il SSN può funzionare. E a partire dall’ulteriore considerazione che anche noi stessi possiamo e dobbiamo migliorare.

A proposito di prospettive di miglioramento, oltre a difendere il SSN chiedendo che venga maggiormente finanziato, credo sia opportuno anche giocare d’attacco, ad esempio cercando di aggredire per tempo frontiere ed emergenze che già sono all’orizzonte. In altre parole, probabilmente con il finanziamento adeguato ripristineremmo il suo funzionamento, ma ciò non basterebbe per affrontare il futuro. Per questo abbiamo bisogno di cambiamenti profondi e capaci di anticipare le sfide prossime venture.

Tra le frontiere da aggredire vorrei citare il dato della popolazione anziana in costante crescita. Crescita che continuerà in modo impetuoso nei prossimi anni e che ci costringe a immaginare modalità diverse, che superino l’attuale concetto statico di “presa in carico”. Per questo ritengo che l’assistenza domiciliare dovrà trasformarsi in qualcosa di più complesso, che non sia il semplice invio a domicilio dell’infermiere o del medico. Serve uno schema nuovo per affrontare i numeri crescenti di anziani che avranno bisogno di essere assistiti a domicilio, proprio perché lo schema attuale dei ricoveri e delle case di riposo non terrà. Abbiamo bisogno di un’alleanza, capace di integrare il ruolo dei professionisti col ruolo del volontariato e del terzo settore, di un’organizzazione capace di coordinare questa nuova grande alleanza. Mi piace pensare che possiamo unire gli sforzi per raggiungere obiettivi comuni.

Un’altra frontiera è quella dell’innovazione digitale. Il digitale può e deve semplificare la vita ai professionisti e ai cittadini. Per fare un esempio concreto, una buona idea – e siamo in drammatico ritardo – sarebbe ad esempio finalmente dare vita al portale web unico della sanità bolognese, che riunisca in un unico sito tutti i servizi delle aziende sanitarie e permetta ai cittadini di trovare professionisti e punti di assistenza di cui ha bisogno senza dover per forza conoscere la struttura sanitaria dove lavora il medico. Un progetto a cui ho lavorato quand’ero assessore alla Sanità del Comune di Bologna e che era partito, poi purtroppo è rimasto congelato. Dal momento che ogni azienda sanitaria ha il suo sito, attualmente il cittadino di Bologna deve sapere a priori dove lavora il medico cui intende rivolgersi, ed è un’assurdità. Si parla tanto in questi giorni di realizzare l’azienda sanitaria unica bolognese: è assurdo che si debbano fondere le aziende solo per riuscire a fare le cose insieme, la collaborazione deve potersi realizzare anche se l’assetto delle aziende sanitarie è articolato.

A proposito di innovazione digitale utile, segnalo anche il tema della privacy, che oggi rappresenta anche un pesante vincolo. Prendiamo l’esempio di un paziente che arrivi al Pronto Soccorso di un ospedale, magari incosciente, e al medico che lo deve curare sia impossibile accedere a eventuali esami fatti dal paziente in un’altra struttura, e questo perché per motivi di privacy non è possibile realizzare l’interoperabilità dei sistemi informativi. Se il medico è costretto a prendere decisioni nell’immediato che necessitano conoscenze cui non può accedere per motivi di privacy, tutto questo può avere conseguenze gravi. E pensiamo, in ultimo, anche all’operatività dei medici di base: già ora l’intelligenza artificiale sarebbe in grado di monitorare i database dei dati clinici dei pazienti e in questo modo aiutare i medici a individuare quelli su cui sarebbe utile un approfondimento diagnostico. Mondi già possibili che ci vengono del tutto preclusi per “motivi di privacy”.

In conclusione, la politica deve avere il coraggio di porsi sfide alte per analizzare il modello migliore ed estenderlo alle regioni che fanno più fatica, e al tempo stesso per riconoscere e affrontare per tempo le emergenze all’orizzonte.

Di seguito il lancio dell’agenzia Dire, utile per farsi un’idea della giornata.


SANITÀ. ORDINE MEDICI BOLOGNA: A RISCHIO, EMILIA-R. CAMBI SCHEMA
“TROVARE RISORSE E RIORGANIZZARLA O NON SARA’ PIU’ UNIVERSALE”
(DIRE) Bologna, 4 feb. – La sanità universale è a rischio. E anche l’Emilia-Romagna “deve cambiare schema” per continuare a garantirla in futuro. Il monito arriva dal presidente dell’Ordine dei Medici di Bologna, Luigi Bagnoli, questa mattina al convegno organizzato dall’organismo professionale proprio sul futuro della sanità. “In Emilia-Romagna le cose vanno meglio che altrove- afferma Bagnoli- ma gli schemi attuali non sono adeguati al futuro. Abbiamo un sottofinanziamento del sistema in tutta Italia, serve un ripensamento sia sulle risorse sia sui modelli di assistenza”. Per prima cosa, sostiene il presidente dell’Ordine, “bisogna lavorare sul recupero delle risorse. Sarà difficile, ma se questo non avverrà, difficilmente sarà possibile mantenere l’idea di un servizio sanitario efficiente e universalistico”. Occorre poi “ripensare in maniera importante come viene organizzata la sanità- continua Bagnoli- l’assistenza e il supporto alla popolazione più fragile vanno pensati in maniera differente, è necessario che la parte sociale dell’assistenza possa agire in maniera più forte”. Sulla riorganizzazione punta anche l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini. “Tutti gli ospedali non possono fare tutto- sostiene- dobbiamo individuare una mission e una vocazione per ciascuno e fare in modo che il cittadino abbia tutte le risposte sul territorio. Ci sono tante prestazioni che possono essere svolte negli ospedali di comunità o nei distretti”.
C’è poi il tema dei professionisti. Con i medici di medicina generale, ricorda Donini, “abbiamo fatto un buon accordo, ma ora va tradotto in pratica. Mi aspetto che il tavolo che abbiamo messo in campo con loro dia buoni frutti in tempi rapidi. Attendo proposte coraggiose e aggressive per ridurre il carico burocratico. E’ un’urgenza”. Secondo Marta Evangelisti, capogruppo Fdi in Regione, “bisogna dare una risposta immediata per la medicina territoriale. Non siamo d’accordo che le Case della salute risolveranno questo nodo. Abbiamo un problema di numeri, i professionisti sono sottostimati, ma abbiamo un problema anche a livello economico. L’Emilia-Romagna non può più definirsi la Regione con la sanità migliore possibile. Non ci sono risorse, ma poi ci sono nomine dirigenziali. Su questo vogliamo intervenire”, afferma la capogruppo Fdi. “Bisogna rivedere gli equilibri e le prestazioni erogate dal privato- sostiene la senatrice M5s Elisa Pirro- il privato non può pensare di fare profitto solo con prestazioni d’eccellenza e più remunerative, lasciando sulle spalle del pubblico quelle più costose e più rischiose, come ad esempio i trapianti. Dobbiamo prima rafforzare il sistema pubblico e poi parlare del rapporto col privato”. Il servizio sanitario regionale e nazionale “va difeso con le unghie e con i denti- aggiunge il consigliere regionale Pd Giuseppe Paruolo- migliorandolo anche in Emilia-Romagna, dove già funziona meglio che altrove. Ad esempio, possiamo promuovere un modello di assistenza domiciliare che coinvolga professionisti e volontari, usando l’informatica e promuovendo forme di collaborazione come l’idea del portale unico della sanità bolognese. Non c’è bisogno di avere un’azienda unica per cominciare a farlo davvero”, punge il dem.
(San/ Dire) 17:20 04-02-23


Nel bollettino dell’Ordine dei Medici di Bologna sono pubblicati gli atti completi del convegno.

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