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Post didattico per disinformati e furbacchioni

3 Settembre 2021 Partito Democratico

Nei giorni scorsi il PD di Bologna ha varato una lista per il Consiglio Comunale escludendo volutamente coloro che alle primarie avevano sostenuto la candidatura alternativa a quella di Matteo Lepore, che avendo prevalso alle primarie è ora candidato sindaco della coalizione. Quello che penso di questa epurazione è già scritto in questo post: cupio dissolvi del PD bolognese. Nelle polemiche che sono seguite a questa ignobile decisione, ho avuto più volte occasione di imbattermi in articoli o commenti che invece difendono la scelta fatta, con argomentazioni varie che però sono tutte quante infondate. E’ a tutti costoro che è dedicato questo post: a chi fra loro è semplicemente disinformato e fonda il proprio giudizio su cose inesatte che ha sentito dire, a chi sa perfettamente come è andata ma per disonestà intellettuale o asservimento ai potenti coinvolti nel misfatto giustifica la scelta, a chi proprio non ci arriva, ai troll, agli squadristi mancati che si lasciano guidare da sentimenti di vendetta, a chi è affascinato dal partito del capo e dall’uomo solo al comando, a chi è in buona fede e al meglio delle proprie capacità ritiene – sbagliando – che sia una scelta sensata o comunque possibile. Per non dover ogni volta rispondere a tutti costoro spiegando cose che dovrebbero essere ovvie, faccio questa piccola sessione in cui elenco le obiezioni ricevute e lette e spiego perché sono infondate: sono tasselli fondamentali per capire e giudicare la vicenda.

Gli esponenti di un partito sono tenuti alle primarie a sostenere un candidato del proprio partito, e non possono quindi sostenere un candidato non del proprio partito o di un partito diverso.

FALSO. Lo spirito delle primarie è quello per cui ogni candidato ammesso al confronto possa rappresentare, se vince, tutta intera la coalizione. Dunque ognuno è libero di sostenere il candidato che ritiene migliore come candidato sindaco, senza vincoli di partito. La lealtà verso il proprio partito è ovviamente prevista nel momento delle elezioni, mentre nella fase delle primarie ognuno deve essere libero di sostenere il candidato che preferisce. 

Ci sono numerosi precedenti a dimostrarlo, fra cui si possono citare le primarie milanesi in cui Sala, col sostegno di una parte del PD, prevalse su altri candidati che erano del PD, o Vendola che era di Rifondazione Comunista e fu sostenuto alle primarie pugliesi anche da parte del PD contro un candidato che era del PD. Più vicino geograficamente, alle primarie ultime di Sasso Marconi, Parmeggiani che non era del PD vinse contro Russo che era del PD, e a sostegno di Parmeggiani si schierò fra gli altri anche Marilena Fabbri, ex sindaco di Sasso e attuale membro del collegio nazionale di garanzia del PD. Tutti questi casi erano pienamente analoghi a quello bolognese, e nessuno si è mai permesso di discutere la legittimità della scelta di esponenti del PD che hanno sostenuto candidati non del proprio partito alle primarie.

La Conti è tesserata di IV, partito che non è ovunque in Italia in coalizione col PD, e quindi il sostegno a lei si configura come un sostegno ad un partito non alleato del PD. 

FALSO. Questa è casomai una critica da fare a chi ha ammesso la Conti alla competizione delle primarie, ma nel momento in cui è stata ammessa è votabile come qualunque altro candidato. C’è da aggiungere che si è presentata come indipendente raccogliendo le firme, ma questo è un aspetto formale non essenziale. Anche in altri luoghi ci sono state primarie a cui hanno partecipato partiti che altrove avevano fatto scelte diverse e in ogni caso il filtro è sull’ammissione alla gara, non sulla libertà di scelta fra i candidati ammessi che ha ogni persona, compresi gli esponenti del PD. 

Lepore era il candidato ufficiale del PD, e almeno per i dirigenti del partito questo configurava un obbligo a sostenerlo. 

FALSO. A norma di regolamento, per essere candidato ufficiale del PD, Lepore avrebbe dovuto essere scelto a maggioranza qualificata nell’organismo deputato a fare la scelta, cosa che non è mai avvenuta. Pertanto, Lepore era candidato a titolo personale, come la Conti. Certamente Lepore era tesserato del PD, ma questo non comportava alcun titolo di preferenzialità nei suoi confronti da parte del partito che avrebbe dovuto restare arbitro imparziale. 

La scelta del partito locale, fatta dopo che diversi esponenti del PD avevano legittimamente annunciato la propria scelta di sostenere la Conti, di sostenere Lepore come fosse candidato ufficiale del partito è una palese scorrettezza in violazione dei regolamenti. E’ inoltre un altro tipico esempio di doppiopesismo, perché in casi analoghi nessuno si è sognato di infrangere le regole per benedire come candidato ufficiale del PD l’unico candidato in gara che aveva la tessera del PD. Questa scelta ha certamente generato anche confusione, perché molti argomenti di coloro che giustificano l’epurazione si fondano sull’argomento che gli esponenti epurati avessero avversato il candidato ufficiale del partito. Ma Lepore non lo era, e andrebbero invece perseguiti coloro che hanno infranto le regole per dipingerlo come tale.

Contro gli esponenti del PD che hanno sostenuto la Conti è stato presentato un ricorso ai garanti del partito.

VERO. Ma il ricorso è palesemente infondato, come peraltro hanno riconosciuto i garanti locali nel trasmetterlo a quelli nazionali, scrivendo  che “non è stata trovata, nello statuto del Pd, una norma specifica che sanzioni un dirigente del Pd che in sede di primarie di coalizione non sostenga il candidato del partito”. Ma non sfugge che in questa frase i garanti incappino nella confusione di cui al punto precedente, perché Lepore a norma di regolamento non poteva essere considerato “il candidato del partito”. E non sfugge il fatto che il ricorso sia stato usato come deterrente verso gli iscritti eventualmente intenzionati a non seguire l’indicazione di sostegno a Lepore, e lasciato ad aleggiare sulle teste degli esponenti citati nell’esposto (i garanti nazionali hanno dichiarato di non avere ancora avuto il tempo di esaminarlo) come ingiusta forma di persecuzione politica verso persone che avevano lealmente esercitato un proprio diritto. Peraltro a me, che ritengo di essere fra quelli citati, non è mai stato nemmeno notificato il testo.

E’ giusto che il candidato sindaco possa mettere un veto su chi non lo ha sostenuto alle primarie. 

FALSO. Perché così facendo, e Lepore lo ha fatto, viene violato il patto fondamentale di lealtà su cui si reggono le primarie, che è che i vinti sostengono il vincitore e il vincitore non infligge ritorsioni a chi ha perso. E quel che è ancora più grave è che il PD di Bologna abbia assecondato la pretesa di Lepore di porre veti su coloro che non lo avevano sostenuto alle primarie. 

E’ giusto che comunque il candidato sindaco metta il naso nella composizione della lista del suo partito.

FALSO. Il sistema democratico che regola il funzionamento dei Comuni prevede che il Consiglio Comunale abbia una funzione di indirizzo e controllo sull’operato di Sindaco e Giunta. Quindi è sbagliato che si impedisca ai cittadini di scegliere liberamente chi votare come consigliere, con funzione di controllore, o che il candidato sindaco pretenda di mettere nelle liste solo propri fedelissimi. La prerogativa di scelta delle persone vale per la Giunta, non per i consiglieri comunali. La lista del PD è prerogativa del PD, il candidato sindaco Lepore ha una sua lista di appoggio (la Lista Lepore) in cui eventualmente proporre persone che sceglie personalmente. La subalternità del PD sulla composizione della propria lista rispetto a Lepore non è giustificabile né scusabile.

A chi aveva sostenuto la Conti è stato offerto di candidarsi nella Lista Conti.

VERO. Ma il senso delle liste civiche d’appoggio è quello di raccogliere candidature di persone fuori dai partiti o di partiti che non si presentano con propria lista alle elezioni. Non ha alcun senso per un partito inviare esponenti propri in altre liste, perché questo significherebbe cedere voti ad altri impoverendo il proprio risultato. Per questo è prevista una chiara incompatibilità: se uno è del PD si deve candidare nella lista del PD, pena ricorsi ed espulsioni. Eventuali deroghe possono forse essere concesse se richieste, ma in questo caso non sono state richieste dagli esponenti poi epurati dalla lista del partito. E insistere perché si candidino altrove ha il sapore di chiedere loro di uscire dal partito in quanto sgraditi ed è pertanto una richiesta offensiva e inaccettabile. 

E’ stata offerta la possibilità di candidarsi nel PD ad altri esponenti della stessa area politica, ed è stata rifiutata. 

VERO. Questo conferma che è stato posto un veto sulle persone degli assessori Virginia Gieri e Alberto Aitini. Non è mai successo che venissero posti veti su persone specifiche per ragioni politiche, in questo caso due assessori fra i più stimati della giunta uscente, e per questo naturali punti di riferimento per le loro aree politiche e per tanti cittadini.

E’ sempre successo: in fondo è normale che qualcuno resti scontento nella composizione della lista e ci sono sempre state proteste.

FALSO. Non è mai successo che venissero epurate intere aree politiche. Le dinamiche interne di scelta delle persone, che sono naturali, nulla hanno a che vedere con la ritorsione politica immotivata verso persone ed aree politiche come è successo a Bologna in questa occasione.

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