Fa discutere la bocciatura in Commissione al Senato della proposta di regolamento UE che prevede un certificato europeo di filiazione.

La destra motiva il suo no con il rischio che il provvedimento possa costituire una specie di sanatoria per usufruire all’estero della maternità surrogata.

Esponenti del PD e di altri partiti reagiscono dicendo che in questo modo rischiano di essere lesi diritti dei minori.

Ma il punto è: quale è la posizione del PD sulla surrogazione di maternità? È chiaro che, a seconda della risposta a questa domanda, la prospettiva cambi.

Se noi, come io auspico, ci esprimessimo chiaramente contro questa pratica lesiva della dignità dei bambini oggetto di compravendita e delle donne usate come incubatrici, sostenendo la proposta di moratoria internazionale e altri provvedimenti volti a contrastare il ricorso a tale pratica sui mercati esteri, quella sarebbe una posizione chiara.

Viceversa, chi è favorevole a tale pratica lo dica apertamente, rendendo così esplicito l’ovvio obiettivo dell’incessante promozione culturale di tali pratiche, in atto da tempo su vari media. È inutile continuare a ricordare che in Italia è vietato, si abbia il coraggio di prendere posizione.

E comunque, in assenza di una nostra posizione chiara come partito, è purtroppo legittimo il sospetto di voler nella pratica agevolare l’accesso, da parte di coppie (etero o omo che siano) abbienti, al mercato estero della surrogazione di maternità. Vale per il regolamento europeo come pure nel caso delle trascrizioni anagrafiche del Comune di Milano.

Conclusione: è un argomento troppo importante per lasciarlo aleggiare in modo indeterminato.

Chi ha vinto le primarie sostiene che serve un PD “più radicale e più chiaro”, e che si possono tenere insieme unità e pluralismo culturale. Bene, allora una posizione chiara e coerente di contrarietà alla maternità surrogata – capace di unire in modo trasversale molte istanze che dovremmo rappresentare – sarebbe di grande aiuto.

Siamo in grado di dire con chiarezza da che parte stiamo?

Articolo apparso su Avvenire il 17 marzo 2023: