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C'era una volta il PD / 5: cupio dissolvi del PD di Bologna

A Bologna è ricorrente il desiderio di essere, o di sentirsi, città laboratorio. Ma non è detto che la sperimentazione porti sempre novità positive: può anche capitare di essere laboratorio di una preoccupante involuzione. A Bologna, dove il processo di mutazione genetica del Partito Democratico che ho descritto nei capitoli precedenti di questa riflessione è ben più avanzato che in altri territori, si è giunti al punto di cambiare i connotati del partito con la forza. In vista delle prossime amministrative sono stati infatti epurati dalle liste del PD gli esponenti riformisti e sono stati inclusi sardine ed altri innesti per spostare l’asse politico nella direzione di una (sedicente) sinistra del nuovo tipo geneticamente modificato

Prima di elencare i diversi vulnus che abbiamo purtroppo dovuto vedere e subire, premetto che se parlo di tutto questo con una certa libertà è proprio perché il patto delle primarie è stato infranto da chi le ha vinte e da chi nel partito lo ha assecondato nell’epurazione dalle liste PD di coloro che avevano la sola colpa di non essersi inchinati al predestinato fin dalle primarie. Non verrò meno alla coerenza elettorale, ma non posso rendermi complice con il mio silenzio di comportamenti che distruggono la fiducia dei cittadini e minano la credibilità del partito di cui faccio parte. 

La credibilità è il punto centrale. Come ho detto molte volte, il motivo per cui gli elettori non sempre ci votano non sono tanto le cose che diciamo, quanto la sensazione che alle parole non facciamo corrispondere i comportamenti. Parlare di unità e praticare divisione, parlare di meriti e competenze e premiare solo i seguaci acritici non è un bello spettacolo. Predicare bene e razzolare male è precisamente la chiave di lettura su cui leggere gli ultimi avvenimenti bolognesi. 

1) Per anni si è finto che non ci fossero decisioni già prese, e intanto il sindaco ha messo nelle mani di Lepore (il predestinato) tutti gli strumenti per potersi preparare alla successione. Poi, dopo aver detto che nulla sarebbe stato imposto dall’alto, esponenti nazionali e locali hanno lavorato sottotraccia per piegare la resistenza (motivata, peraltro) verso il candidato predestinato. Siccome questo ancora non bastava ad avere negli organismi i numeri per evitare di dover fare le primarie, si è deciso che si sarebbero fatte le primarie, invitando tutti alla lealtà. Le primarie sono una bella cosa se il confronto è libero, ognuno sostiene il candidato che ritiene migliore, poi c’è lealtà dei vinti verso il vincitore e del vincitore verso i vinti. Questo sarebbe dovuto succedere, e non è successo.

2) Lanciate le primarie, i vertici locali e nazionali del partito hanno deciso in modo del tutto arbitrario che, essendo Lepore l’unico candidato con tessera del PD, egli fosse il candidato ufficiale del partito, mentre nessuna decisione era stata presa negli organismi democratici che, unici a poterlo fare, avrebbero potuto decidere in questo senso. E nonostante la raccolta di firme fra i cittadini, presentandosi dunque come civico, come anche la Conti, il partito è stato mobilitato per sostenere la candidatura del predestinato. E chi aveva legittimamente fatto scelte diverse, è stato additato come fosse un dissidente politico.

3) A rendere ancora più grave questa intrinseca violazione delle regole da parte dei vertici del partito, è stato presentato un esposto ai garanti adombrando il fatto che gli esponenti del PD che avevano deciso di sostenere la Conti alle primarie stessero violando qualche regola interna. Un ricorso preparato da non si sa chi, sottoscritto da alcuni anziani esponenti di partito opportunamente sollecitati da qualcuno che è rimasto nell’ombra, presentato ai garanti locali che hanno rinviato la questione ai garanti nazionali. Il tutto senza che nessuno abbia mai avuto nemmeno la minima decenza di notificare il testo agli esponenti citati nel ricorso in questione: tuttora io ne ho letto solo sui giornali. Un ricorso palesemente infondato dal punto di vista statutario e regolamentare, come tutti nel partito a mezza bocca riconoscono, ma usato come deterrente e quindi non a caso tuttora rimasto appeso in attesa di essere esaminato. A dichiarare ai giornali che i garanti nazionali avevano cose più urgenti di cui occuparsi (quali?) e quindi l’esame del ricorso poteva attendere, è stata una componente del collegio di garanzia che pochi anni fa aveva apertamente fatto la stessa cosa nel suo comune, ossia aveva sostenuto alle primarie un candidato non PD contro un candidato tesserato del PD, che però evidentemente era – come nella fattoria degli animali di orwelliana memoria – un po’ meno uguali degli altri. Un ricorso che ancora aleggia su me ed altri esponenti del partito e che è un palese insulto all’intelligenza e alla dignità nostra e di chi il partito lo tiene in piedi.

4) Fatte le primarie, nonostante il riconoscimento del risultato da parte di tutti coloro che avevano sostenuto la Conti, e nonostante la lealtà nel mettersi a disposizione del partito nell’imminenza della competizione amministrativa, Lepore ha deciso l’epurazione dalle liste del PD di coloro che non l’avevano sostenuto alle primarie e il partito gli ha tenuto bordone. Per la prima volta da sempre, una lista del PD è stata votata a maggioranza e con il palese intento di escludere da essa una parte del partito. Vale a dire che la lealtà post-primarie a cui si è tenuti perché tale sistema funzioni è stata infranta da chi le primarie le ha vinte, con l’avallo del PD, stabilendo un precedente pericolosissimo.

5) Non c’è solo l’epurazione da considerare, ma il fatto che pur di attuarla siano stati demoliti decenni di retorica sul buon governo che va riconosciuto e premiato.  Non una direzione per discuterne, non un riconoscimento a persone che hanno servito la città e il partito per anni. Assessori che hanno lavorato nella giunta comunale contribuendo a notevoli risultati, anzi a mio avviso i migliori di quella giunta, non hanno ricevuto nemmeno una telefonata, non hanno avuto neanche la possibilità di parlare ad un organismo. L’ostracismo è stato preparato in silenzio, poi annunciato ed eseguito a colpi di maggioranza. Chi è disposto a calpestare la dignità delle persone, come può fregiarsi del titolo di democratico?

6) Per riuscire a dare una pseudo-motivazione a questa decisione, si è fatto leva sui peggiori istinti e in alcune assemblee di quartiere si sono sentiti militanti insultare e aggredire verbalmente compagni di partito additati come reprobi semplicemente per aver sostenuto un candidato diverso alle primarie, nel silenzio complice dei dirigenti che guidavano le sedute. In questo caso ad essere demolita è la retorica dell’unità, sostituita dalla logica dell’epurazione dei non allineati. Cavalcare i peggiori istinti, manipolare ed orientare verso un nemico interno la rabbia di una parte della base (ma per fortuna tanti si sono invece espressi in modo diverso) non aiuta certo a rendere appetibile la militanza di un partito che ha visto negli ultimi anni crollare in modo verticale il numero degli iscritti.

7) A fare scadere tutto quanto a livello della farsa, c’è la surreale offerta di candidarsi nella lista civica della Conti. Presentarsi come candidato in una lista diversa da quella del partito cui si è iscritti: questa sì è una violazione regolamentare che comporterebbe un deferimento ai probiviri. Forse formalmente potrebbe essere decisa una deroga, nel caso da un organismo che ovviamente in questo caso non è stato mai convocato, se solo fosse una cosa sensata: ma quale sarebbe il senso da parte di un partito di cedere quote di rappresentanza ad altre liste quando esse potrebbero contribuire a migliorare il suo risultato? Nessuno. E infatti non ci sono precedenti, né si parla di possibili deroghe regolamentari per una cosa che anzitutto appare poco sensata.

8) In questo contesto già tossico, è uscita sui giornali nei giorni scorsi l’indiscrezione relativa a registrazioni che proverebbero la manipolazione dei risultati delle primarie del 2019 in un comune del bolognese, che coinvolge un potente membro dell’attuale segreteria. La reazione adeguata richiederebbe una immediata verifica dei fatti: se fosse vero, andrebbero presi immediati provvedimenti; se fosse falso, occorrerebbe reagire con durezza all’infondata illazione. Invece abbiamo assistito ad una difesa d’ufficio a priori, senza alcuna volontà di verificare, e questo lascia francamente imbarazzati. Anche perché le uniche parole che tutti avrebbero voluto sentire è che nessuno ha mai messo schede false nelle urne delle primarie e queste parole non sono state dette. A questo punto sorge il dubbio imbarazzante che i garanti del partito vengano più facilmente mobilitati per perseguitare iscritti innocenti per motivi politici, piuttosto che per appurare fatti che, se veri, getterebbero ombre pesantissime non solo sulle primarie del 2019. 

9) Il combinato disposto di questi comportamenti dei vertici locali e nazionali rischia di infliggere una ferita mortale all’istituto delle primarie. Chi mai potrà ritenerle uno strumento vero e democratico se si rischia di essere perseguitati solo per aver esercitato il legittimo diritto di scegliere chi sostenere? Chi potrà mai mettersi in una gara in cui il predestinato viene favorito a costo di infrangere le stesse regole del partito e mobilitando in modo del tutto improprio i militanti? Chi potrà mai fidarsi del patto delle primarie se ai vinti viene chiesta lealtà mentre si riserva loro il rispetto riservato ai dissidenti politici da certi generali sudamericani? La storia delle primarie bolognesi, già di per sè ricca di ombre, rischia di finire in modo inglorioso con questa epurazione, e i killer sono il vincitore e il partito, cioè coloro che dovrebbero essere i garanti di tutti. 

10) Le parole sono importanti. I giornali per definire la posizione di coloro che come me non hanno sostenuto Lepore alle primarie parlano dei  “ribelli del PD“. Prima ancora era stato utilizzato addirittura  il termine “infedeli“. Ecco la forza di una propaganda falsificatoria che dipinge una scelta libera e pienamente legittima, quella del candidato da sostenere alle primarie, come una rivolta, un tradimento. Una mistificazione in cui gli innocenti vengono dipinti come colpevoli, lasciando nell’ombra chi invece è colpevole e si nasconde dietro la forza del potere. Credo che se Orwell fosse ancora vivo, troverebbe spunti per nuovi romanzi su un futuro distopico che purtroppo qui è realtà. 

Ultima amara considerazione. Che Lepore possa aver deciso l’epurazione non mi stupisce, perchè conoscendolo sapevo che ne era capace, e proprio per quello ne ho combattuto la candidatura nei modi con cui mi è stato possibile farlo: casomai a farsi delle domande sul fatto di fare sindaco una persona che coltiva vendette e pratica divisioni, dovrebbero essere coloro che invece lo hanno sostenuto. Ma che il partito lo abbia assecondato in questo è un fatto che mi ha stupito e che trovo il più grave di tutti. Non mi interessa sapere se la complicità è stata piena e proattiva oppure imbarazzata o se si è trattato di ignavia o codardia: i fatti parlano, e dal segretario Tosiani ai notabili complici, dal segretario nazionale Letta all’ultimo dei dirigenti locali e dei militanti che col suo assenso, il suo silenzio o il suo voto ha contribuito alla realizzazione di questa epurazione, tutti coloro che hanno contribuito a questa pagina nera si sono assunti una grave responsabilità.

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Partito Democratico, Riflessioni

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