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Quello dell’elettrosmog è un tema a cui prestare attenzione, con misura ed equilibrio.
Per farlo, da sempre penso che la strada sia tenere fermi i limiti di esposizione italiani, effettivamente più bassi di molte altre nazioni europee, e lavorare sulla pianificazione per applicare il principio di precauzione. In altre parole, ciò significa avere impianti che non si limitano a rispettare i limiti di legge, ma che erogano il servizio col minore impatto possibile sui cittadini (che in pratica, nella stragrande maggioranza dei casi, è significativamente inferiore rispetto alle soglie di legge).
Nemici di questa strada del fare le cose meglio possibile sono gli estremisti in un senso o nell’altro.
Estremisti in questo campo da un lato sono coloro che hanno paura anche di cose piccolissime, tipo quelli che fanno le battaglie per eliminare il wi-fi dalle scuole, reputando intollerabile anche un 0,5 V/m sporadico fuori dalle aule, e che vorrebbero tornare ai telefoni a gettoni.
Dall’altro sono coloro che ritengono che i limiti italiani siano troppo bassi e che potremmo tranquillamente alzarli, e che il 5G sarà una passeggiata di salute.
Naturalmente sia gli uni che gli altri sostengono che la scienza è dalla loro. E insieme sabotano chi si sforza di applicare il principio di precauzione cercando di tenere insieme l’erogazione del servizio e la minimizzazione dell’esposizione, sforzo impossibile per i primi ed inutile per i secondi.
Eravamo abituati a considerare i grillini come estremisti del primo tipo, col video di oggi della deputata Mirella Liuzzi il M5S con un gran salto carpiato si ricolloca nell’estremismo del secondo tipo, affermando (cito testualmente dal video) che “anche se da domani aumentassimo il limite dei 6 V/m, non ci sarebbero ripercussioni per la salute”: mi pare un’intenzione molto chiara, e molto sbagliata.
Molto meglio tenere il limite a 6 V/m e lavorare per stare più bassi possibile.