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La tecnologia agrivoltaica consiste in pannelli solari sopraelevati, installati ad almeno 2 metri di altezza, sotto i quali è agevole coltivare la maggior parte delle produzioni agricole. I vantaggi sono tanti e importanti: innanzitutto non c’è consumo di suolo – come nel caso dei pannelli fotovoltaici posati a terra- che viene preservato per l’utilizzo agricolo alimentare. Poi favorisce l’ombreggiamento e, di conseguenza, consente di diminuire l’irraggiamento solare, incrementare il potenziale d’acqua disponibile nel terreno, ridurre il fabbisogno idrico delle coltivazioni. Le aste degli impianti agrivoltaici possono sostenere le colture agricole che ne hanno bisogno, come la vite e il pomodoro, fungendo da vera e propria struttura portante. E ancora: regimentare le acque piovane, dal momento che il pannello fotovoltaico sopraelevato costituisce una superficie impermeabile sulla quale l’acqua scorre, per poi essere conservata con adeguati sistemi di stoccaggio ed essere riutilizzata secondo le necessità delle coltivazioni. Infine, proteggere da agenti atmosferici violenti: il sistema agrivoltaico può fungere da copertura protettiva in caso di intense piogge, neve, grandine o vento.
In Italia è una tecnologia non ancora diffusa, che consentirebbe di raggiungere molteplici obiettivi in termini di sostenibilità: energia a minor costo, autosufficienza energetica e tutela dell’ambiente. Il principale nodo da risolvere non è tecnologico, è normativo: se la direttiva europea è molto chiara (direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo), a livello nazionale abbiamo una recente norma (decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13) che rimanda a circolari interministeriali ancora assenti. Approvando il 23 maggio la delibera di giunta “Specificazione dei criteri localizzativi per garantire la massima diffusione degli impianti fotovoltaici e per tutelare i suoli agricoli e il valore paesaggistico e ambientale del territorio”, l’Assemblea legislativa ha comunque recepito il ruolo di individuare le aree idonee demandato dallo Stato alle Regioni, sia per quanto riguarda la tecnologia fotovoltaica sia per quanto riguarda l’agrivoltaico, principale novità.
In sintesi: utilizzo prioritario e prevalente del fotovoltaico nelle aree già antropizzate, ad esempio nelle aree industriali dismesse da almeno tre anni, nelle cave dismesse e nelle aree di diretta pertinenza che non siano state destinate a patrimonio ambientale. Sì a impianti fotovoltaici a tecnologia flottante sul 100% della superficie dei canali di irrigazione a regime controllato e delle vasche di laminazione, così come nei bacini e negli invasi del territorio regionale. Sì agli impianti fotovoltaici sopra ogni parcheggio di aree pubbliche, industriali, residenziali e direzionali così come sui tetti dei siti produttivi o direzionali. Sì all’agrivoltaico su tutti i suoli agricoli, con una particolare attenzione nei confronti delle produzioni certificate biologiche, Doc, Dop e Igp. Per i terreni interessati da queste produzioni l’uso massimo consentito sarà il 10% del totale a disposizione.
La tecnologia fotovoltaica e la sua variante agrivoltaica sono un tassello importante per procedere verso la sostenibilità del nostro sviluppo, e anche per riflettere su cosa debba significare sviluppo e quale sia la giusta direzione da prendere non solo per noi ma per il mondo.