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La speranza di un ritorno ad una socialità più normale è strettamente legata al procedere della campagna di vaccinazione e ognuno di noi vive la prospettiva che arrivi finalmente il suo turno, sperando di tollerare bene la somministrazione e di potere presto, grazie ad essa, cominciare a rivedere amici e congiunti con cui il rapporto in questi lunghi mesi è stato quasi esclusivamente virtuale.
La matematica comincia a darci qualche elemento di conforto: quasi un terzo della popolazione italiana ha già ricevuto almeno la prima dose, i già vaccinati viaggiano verso i 10 milioni. Anche in Emilia-Romagna abbiamo numeri in linea (e leggermente migliori della media), ormai 1,5 milioni di persone hanno già ricevuto una dose e metà di loro hanno già completato anche l’eventuale richiamo. La quota di persone immuni al virus sta producendo già chiari effetti sui numeri del contagio (probabilmente aiutati anche dalla stagione di primavera ormai inoltrata) e soprattutto sui numeri dei casi gravi e dei decessi.
Sui vaccini, le prospettive sono davvero di crescita: se nei primi tre mesi dell’anno in Italia sono arrivate 14 milioni di dosi, in aprile ne sono arrivate altre 8, e nella prima metà di maggio altre 8. In Emilia-Romagna, dal 27 aprile al 27 maggio sono arrivate o sono attese oltre un milione di dosi di vaccino. Sono numeri in crescita, che permettono di spingere sull’acceleratore della campagna di vaccinazione, che speriamo possa decollare in modo definitivo e universale nei mesi estivi.
In questa corsa contro il tempo tante cose hanno funzionato e dobbiamo gratitudine a quanti si sono spesi per rendere tutto questo possibile, ma occorre riconoscere anche gli aspetti migliorabili, che non sono mancati. E qui si va dai discorsi macro e sovranazionali – la dipendenza della UE da produzioni controllate e condizionate da altri Paesi non è una buona cosa – a discorsi nazionali – un’Italia migliore e governata meglio avrebbe potuto fare di meglio, e se non capiamo adesso che la fuga dei cervelli dal nostro Paese è un problema, quando dobbiamo capirlo? – a discorsi più locali e dipendenti direttamente da noi. Possiamo migliorare i sistemi di prenotazione, l’organizzazione e l’informatizzazione della sanità (e in particolare della sanità pubblica), fare sforzi ulteriori per evitare la sensazione fastidiosa di schemi di priorità che cambiano a volte in modo troppo repentino e che non sempre sono applicabili o vengono applicati in modo omogeneo dai diversi territori.
Anche la corsa a vaccinarsi delle diverse categorie è un po’ una miscela di richieste sacrosante da parte di persone e categorie fragili che meritano ampiamente di avere la priorità (sto pensando ad esempio ai disabili e ai loro familiari, o ai pazienti con patologie croniche particolari), e di rivendicazioni da parte di categorie che invece si autopercepiscono come prioritarie (viene in mente il caso, in altre regioni, di avvocati e personale giudiziario, ma non solo). E pure nella pratica, non sempre si è riusciti a vedere pienamente rispettato l’ordine di priorità definito dalle regole, e tante delle lamentele che ricevo in questo periodo arrivano da persone che sono pazientemente in attesa che arrivi finalmente il loro turno e intanto vengono a sapere che un loro conoscente, che in teoria sarebbe dovuto essere vaccinato dopo di loro, è riuscito a vaccinarsi prima (per diversa velocità fra territori diversi, per come vengono scorsi gli elenchi a chiamata da parte delle varie AUSL, per come vengono allocati gli slot di vaccinazione messi a disposizione per le prenotazioni, per la gestione delle liste di riserva: i motivi possono essere tanti). Tutte questioni che mi fanno pensare che da un lato è bene lavorare per migliorare le procedure, dall’altro che dobbiamo costruire più solidarietà e coesione sociale, perché l’Italia migliore è quella che sa essere generosa.
Comunque, non dimentichiamo che se è vero che c’è ancora da migliorare, c’è però tanto che funziona già bene. E dobbiamo un grande grazie a chi si sta spendendo da mesi, in modo professionale o volontario, perché questa grande macchina delle vaccinazioni riesca a funzionare. Il grazie lo dico con una lettera di ringraziamento, che mi è arrivata e che pubblico per intero. Unendomi ai ringraziamenti. Ancora una volta, le persone sono importanti.
“Grazie Giuseppe. Mi fa sempre piacere leggere i tuoi resoconti. E soprattutto voglio ringraziare l’organizzazione per le vaccinazioni per noi fragili. Sono in contatto con tutto il mio gruppo di scuola voce e molti hanno già ricevuto la prima dose. Io stessa martedì a Pianoro ho ricevuto la prima, constatando la premura, la gentilezza del personale e dei volontari. Siamo in Emilia-Romagna e ne siamo fieri. Se lo ritieni giusto puoi far conoscere questa mia risposta a chi se lo merita, oltre a te. Ti saluto. Sonia”.