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Perché sostengo Isabella Conti alle primarie

12 Maggio 2021 Politica locale

Voglio esporre in questo post la mia scelta di sostenere Isabella Conti (e Alberto Aitini) alle primarie di Bologna del prossimo 20 giugno, e soprattutto il ragionamento che mi porta a questa scelta. 

La coerenza delle persone

In un’epoca politica dominata dall’apparenza, l’incoerenza appare un male endemico: si potrebbero fare mille esempi di frasi altisonanti (mai questo, mai quello) poi smentite dai fatti a neppure troppa distanza di tempo. In realtà, pensandoci meglio, le persone tipicamente sono coerenti: ma bisogna vedere con cosa. C’è chi è coerente con le proprie idee, chi con l’appartenenza, chi nella ricerca del potere, chi nella fedeltà ad un capo, chi nel perseguimento del proprio interesse personale e così via. La storia di ognuno di noi, per chi è sinceramente interessato a comprendere le persone, sovente dimostra plasticamente quale è il filo conduttore, quale è la priorità a cui siamo davvero coerenti.

La mia coerenza è il bene comune

La mia storia dimostra la mia coerenza nella ricerca dell’interesse pubblico, che per me viene prima di tutto. Prima anche di valori importanti, come la vicinanza politica sulle idee o l’appartenenza di parte. Sono aspetti da non trascurare, ma prima di loro viene il bene comune. Per questo in passato ho fatto scelte scomode che ho anche pagato sulla mia pelle. Come quando alle primarie del 2008 sostenni Merola invece di Delbono, sebbene quest’ultimo fosse più vicino a me politicamente e fosse appoggiato da tutti i maggiorenti del partito. E ancora nel 2010, quando ero al fianco di Merola ad avviare la mobilitazione, inizialmente avversata dai vertici del partito, che lo portò poi a fare il sindaco nel 2011. Potrei continuare con molti altri esempi: quando mi deciderò a scrivere le cose che ho vissuto o visto da vicino nei miei 20 anni abbondanti di impegno politico a Bologna, ne troverete molte anche di inedite.

Non sono un fan di nessuno

Io non odio nessuno e ho rispetto per tutti. Fatico però ad essere un fan di chiunque, perché analizzando in modo critico le posizioni e le questioni di merito, trovo normale vedere pregi e difetti, aspetti che condivido ed altri su cui ho dei dubbi o dissento. Questo spiega anche la mia fatica a stare nelle correnti nazionali. In verità non sono un fan nemmeno di me stesso, perché riconosco anche in me errori e mancanze, e provo a lavorarci. Nelle primarie che caratterizzano la vita del PD ho sostenuto nel corso del tempo diversi candidati, senza mai essere un sostenitore acritico di nessuno. Non rinnego nessuna scelta fatta, anche se poi nell’azione successiva c’è chi mi ha convinto di più e chi meno, come è normale. Ma non ho mai sostenuto qualcuno che mi apparisse avere come unica coerenza la ricerca del potere per il potere e un tasso di cinismo oltre il livello di guardia.

Le persone sono importanti

Sarò infatti all’antica, ma prima di ogni altra considerazione – nella scelta di un sindaco o di altre cariche che dovrebbero rappresentarci tutti – credo che andrebbe valutata la qualità della persona: vale a dire il coraggio di rischiare in prima persona per difendere l’interesse pubblico, l’umiltà e la disponibilità a fare anche passi indietro pur di costruire un noi, la capacità di tenere fede alla parola data, la generosità a spendersi anche senza averne un tornaconto, un’attrazione per il potere ed un cinismo non eccessivi.

Mi guardo intorno ed ho l’impressione che siamo in pochi a fare attenzione a questi aspetti, visto che nella politica di oggi sono spesso gli “squali” a prevalere. E le conseguenze, a mio parere, si vedono: la tattica prevale sulla strategia, l’interesse di parte sovrasta il bene comune, la corsa alle poltrone diventa quasi tossica. Tanti si lamentano del fatto che non ci siano più in circolazione gli statisti di una volta: ma forse basterebbe porre un po’ di attenzione in più nella scelta delle persone.

Perché Lepore non va bene

Naturalmente non voglio imporre a nessuno il mio punto di vista, ma rivendico il mio diritto (che per me è un dovere) di non sostenere – in questa fase delle primarie – persone che non mi convincono, assicurando la mia lealtà a chi vince per le elezioni vere: e da sempre ho detto che avrei sostenuto Lepore solo nell’eventualità che avesse vinto le primarie. Mi sono sgolato per mesi per dire, prima di persona e poi ufficialmente e pubblicamente, che sarebbe stato opportuno un passo indietro dei candidati in campo per individuare una figura che potessimo tutti insieme convintamente sostenere. Di opzioni percorribili ce n’erano diverse, e tutti i candidati in campo erano disponibili al passo indietro, tranne Lepore. E, come ho spiegato diffusamente nel mio intervento in direzione PD, in questa sua indisponibilità è riassunto il problema di metodo e di merito che con Lepore abbiamo di fronte: un candidato predestinato da anni da un caminetto e imposto a tutti i costi e con ogni mezzo, altro che capacità di convincere e di unire. Ho massimo rispetto per chi sinceramente è convinto che Matteo sia la scelta migliore, e non pretendo che nessuno si fidi di me a scatola chiusa: ma chiedo rispetto anche per le mie convinzioni, che sono evidentemente diverse.

Non è un problema di centro o sinistra

Le valutazioni sullo sbilanciamento a sinistra di Lepore hanno un fondamento, ma il problema a mio avviso è a monte, anche perché mi pare chiaro che ci sia una componente tattica in questo schiacciamento, come dirò dopo. E poi bisognerebbe chiedersi che cosa significhi davvero essere di sinistra. Per quanto mi riguarda, se al posto di Lepore ci fosse stato Ara, per citare una persona vicina a lui politicamente e suo convinto sostenitore, il mio atteggiamento sarebbe stato diverso. E se alle primarie avessi dovuto scegliere fra Lepore e Taruffi, per fare l’esempio di una persona di un partito a sinistra del PD, avrei votato Taruffi, perché – pur se distante – conoscendolo mi aspetterei da lui l’impegno a rappresentare anche i punti di vista non identici ai suoi, qualità che fatico invece a trovare nell’atteggiamento di Lepore.

Il bene della città come prima preoccupazione

Al termine del mandato decennale del sindaco Merola, credo che il bene della città sia quello di portare avanti le tante cose buone fatte in questi anni: ce ne sono parecchie, per fortuna. Ma c’è anche bisogno di un forte cambiamento proprio sul piano del rapporto con l’economia, dando vera priorità alla tutela della salute e dell’ambiente, e liberandosi da condizionamenti o comunque vivendo in modo più equilibrato rapporti che ci hanno portato in passato a compromessi non ottimali, e che sono ampiamente visibili ad esempio nel rapporto con le partecipate: Tper (vedi il People Mover), Fiera, Hera…

C’è poco da fare, la vicenda della colata di Idice è stato un caso esemplare: tanti amministratori sarebbero andati avanti con l’edificazione, e Lepore a mio avviso li rappresenta pienamente. Isabella Conti, sostenuta da un pezzo di PD e dai consiglieri comunali di San Lazzaro, ha avuto il coraggio di fare una scelta difficile a tutela dell’ambiente e dell’interesse pubblico. A me questo pare essere di sinistra, a proposito dei posizionamenti geometrici di cui si sta discutendo. Insomma, dovendo scegliere fra i due pensando al bene della città, mi pare che ci possano essere pochi dubbi. Ma voglio parlare anche di quelli.

Il disagio dei militanti PD

Isabella Conti aveva aderito ad Italia Viva, ora per mettersi a disposizione della città si è dimessa dagli incarichi nazionali che in quel partito ricopriva, scelta che ho apprezzato, e si candida come indipendente. Capisco però che vi sia chi nel PD possa avere l’amaro in bocca perché avrebbe preferito sostenere alle primarie un candidato del PD. Lo avrei preferito anch’io. Che dire ai militanti che si chiedono come mai i dirigenti non abbiano saputo condividere una candidatura interna al partito da sostenere tutti insieme? Forse non ci sarebbero state figure all’altezza? La risposta è amara: certo che c’erano figure all’altezza, ma se non si è riusciti a trovare una candidatura condivisa è stato per l’indisponibilità di Lepore – e di chi ne aveva da anni costruito la candidatura – a considerare una soluzione diversa. Ora resta il rimpianto per un’unità che poteva essere costruita e non lo è stata, ma non può essere imposta a posteriori. Nemmeno con richiami ad una malintesa disciplina di partito, perché anche solo provarci costituisce una palese violazione dello spirito delle primarie, oltre che un’ulteriore dimostrazione di doppiopesismo, perché in tanti altri precedenti nessuno trovò da eccepire sul sostegno di pezzi di PD a candidati non del partito nel contesto di primarie.

La questione Renzi

Non c’è dubbio che il sostegno di Matteo Renzi a Isabella Conti potrà avere un peso sulle primarie. Non voglio qui parlare di Renzi, perché sarebbe un discorso lungo, lui è pieno di nemici, fra cui un po’ anche se stesso. Non so se l’essere divisivo sia un difetto di tutti i Mattei in politica, ma è chiaro che Renzi sia oggi una figura antipatica a tanti. Al punto che Lepore, nonostante in passato avesse sostenuto Renzi come segretario, essendo a corto di argomenti contro la Conti, sta impostando la sua campagna tutta in chiave antirenziana. Questo ha provocato un ulteriore schiacciamento di Lepore a sinistra, ossia verso le forze più sensibili all’avversione verso Renzi.

Se avessimo trovato una candidatura condivisa nel PD il problema non si porrebbe, ma in questa situazione occorre fare attenzione a non lasciarsi prendere troppo da un aspetto che sì esiste ma non è centrale. Sarebbe come lasciare la propria fidanzata solo perché ha uno zio antipatico: qui stiamo parlando di candidare Isabella Conti, mica Matteo Renzi. La politica a volte è incredibile per il suo ricorrere ad argomenti marginali per giustificare scelte insulse: Bertinotti mandò a casa il governo Prodi perché infastidito dall’ok di Confindustria alla manovra di bilancio; se uno mi dicesse che non vota Lepore perché avverso a Cofferati che si è espresso a suo favore, gli direi che è una sciocchezza; e lo stesso dico a chi giustifica un no alla Conti con l’avversione a Renzi. Qui non c’entrano Renzi o Cofferati: le primarie servono a scegliere fra Isabella Conti e Matteo Lepore.

Le conseguenze per il PD

Qualche commentatore malizioso ha scritto sui giornali che una vittoria della Conti sarebbe una sconfitta per il PD. Posto che le sconfitte o le vittorie sono quelle alle elezioni vere, non voglio fare finta di nulla e dico la mia. Intanto c’è già un bel pezzo del PD a sostegno della Conti, quindi una sua vittoria sarebbe anche una vittoria del PD. Ma quel che più importa è che il pezzo del PD che la sostiene oggi è all’incirca lo stesso che l’aveva appoggiata nella vicenda relativa alla colata di Idice. Quindi casomai ad essere sconfitta sarebbe la parte del PD che su quella vicenda ha remato contro, in ultima analisi spingendo la Conti ad allontanarsi dal PD, e che oggi sostiene Lepore in modo compatto. Sarebbe sconfitto il settarismo di chi ancora oggi chiede a pezzi del partito di andarsene, mentre dovremmo tutti lavorare per ricucire e ricomporre le fratture, a sinistra come al centro.

Sarebbe quindi una lezione salutare, che inviterebbe a dare un taglio a ipocrisie, doppiopesismi, conformismi. Una lezione per il caminetto che decise anni fa che il predestinato sarebbe stato Lepore, dandogli in tutto questo mandato gli strumenti per prepararsi alla successione, e che ha sistematicamente ignorato ogni appello al dialogo interno al PD. Una lezione per quei leader nazionali a parole imparziali (“deciderà il territorio”) ma poi impegnati, prima che arrivasse Letta, a costruire la candidatura del predestinato spingendo i vari capicorrente locali a convergere su di lui. Una lezione per chi prima ignora le richieste di confronto interne alla comunità, e poi usa strumentalmente la parola comunità per giustificare il sostegno al predestinato, che in realtà c’era già da prima.

Siccome con le primarie i cittadini possono scegliere, io dico che un po’ di aria fresca non guasterebbe. Così forse la prossima volta qualcuno in alto si comporterebbe meglio. Dico forse, perché in realtà il vizio di orientare le scelte dall’alto è antico, e a Bologna non ha mai portato benissimo. Ma insomma, credo che aiuterebbe anche i militanti ad avere un partito migliore.

Caminetto oppure popolo

Ho spiegato che non sono un fan di nessuno, e proprio per questo ho parlato anche dei limiti della candidatura di Isabella Conti. Su alcuni temi abbiamo punti di vista diversi: sarà interessante il confronto e il lavoro di costruzione che ci attende, senza schemi preconfezionati a cui attenersi. Siccome non si sono volute costruire le condizioni per sostenere un bravo candidato o meglio ancora una brava candidata del PD, bisogna scegliere fra i due candidati che sono in campo. A chi oggi invoca una scelta basata sull’appartenenza di partito rispondo che da sempre ho ben chiaro che la politica deve essere orientata anzitutto al bene della città. Di solito in politica quando si è chiamati a scegliere fra un candidato bravo e un candidato vicino, si sceglie sempre quello vicino, e questo è il problema centrale dell’Italia, chiamata poi a pagare il prezzo di scelte che mettono l’appartenenza davanti al valore delle persone. Siccome non voglio essere complice dell’ennesimo errore di questo tipo, nella scelta che ci è data a queste primarie scelgo di sostenere Isabella Conti, e insieme a lei Alberto Aitini, ossia coloro che hanno avuto il coraggio di sfidare la logica dinastica che ci stava imponendo il predestinato Matteo Lepore.

Questo è il tema: a queste primarie bolognesi, i cittadini saranno chiamati a scegliere fra il candidato predestinato e chi ha invece il coraggio di sfidarlo per ridare centralità alla scelta dei cittadini. Fra chi rappresenta la continuità (e forse un passo indietro) nel rapporto con l’economia e chi invece ha dimostrato il coraggio di dare priorità all’interesse pubblico.

Caminetto oppure popolo, poteri costituiti o un noi da costruire insieme, monarchia o repubblica: possiamo scegliere. Poi la repubblica sarà da mettere compiutamente a punto, anche dopo le primarie, ma alle certezze della logica dinastica preferisco la speranza di riuscire a costruire un’alternativa. Per proiettarsi a vincere le elezioni vere con una proposta di cambiamento sulle questioni su cui cambiare è importante. Per questo, a queste primarie fra monarchia e repubblica, scelgo repubblica.

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