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Il tema dell’accesso e della permanenza nelle case di Edilizia residenziale pubblica è da sempre al centro delle politiche abitative della nostra Regione. Nel corso di questa legislatura si è intervenuti in modo significativo e diversificato. Si va dalla revisione delle soglie di accesso e permanenza negli alloggi, in termini di reddito e composizione del nucleo familiare, all’istituzione del canone oggettivo, fino alla residenza anagrafica o all’attività lavorativa in Emilia-Romagna da almeno tre anni. Per garantire chiarezza e trasparenza su un tema così complesso e delicato, durante l’Assemblea Legislativa del 6 giugno scorso, abbiamo approvato un Atto Unico che riunisce le norme in materia. In particolare, il provvedimento distingue tra l’accesso agli alloggi, per cui è necessario avere un Isee non superiore 17.154 euro e 35.000 euro di patrimonio mobiliare e la permanenza negli stessi, se con Isee non superiore a 24.016 euro. Oltre a un patrimonio al di sotto di 49.000 euro.
Per ottenere un alloggio Erp bisognerà, inoltre, dichiarare di non possedere alcun immobile in Italia e all’estero. È questa la principale novità contenuta nell’Atto unico sull’edilizia residenziale pubblica, approvato in Consiglio Regionale lo scorso 6 giugno. Il criterio dell’impossidenza varrà tanto per gli stranieri quanto per gli italiani: tutti dovranno dimostrare (anche con autocertificazione) di non possedere immobili nel proprio Paese di origine o in qualunque altro Paese del mondo. Durante il dibattito in Aula, sono intervenuto, per esprimere sostegno al provvedimento ed anche per sottolineare l’importanza di una gestione equilibrata ed efficiente dell’edilizia residenziale pubblica. Equilibrata, perché ci sono bisogni a cui è doveroso dare risposta e proprio per questo la casa pubblica non può diventare un benefit che prescinde dalle situazioni di reale bisogno. Siamo stretti fra chi proclama diritti (spesso dimenticando i corrispondenti doveri) e chi invece vorrebbe tagliare tutte le forme di assistenza (magari sulla base di esempi in cui la situazione di bisogno si è un po’ persa di vista), e quindi serve equilibrio perché i bisogni siano effettivi e ci sia un accompagnamento verso l’uscita dal disagio e dalla povertà. In questo senso questo provvedimento ci fa fare un passo avanti. Inoltre serve efficienza nella gestione, per movimentare i lavori di ripristino e le assegnazioni delle case, nonché per effettuare le verifiche e garantire equità. Da questo punto di vista ho ricordato ancora una volta la mia disapprovazione rispetto alla decisione di Acer Bologna di costituire una nuova società pubblico-privata per la manutenzione degli immobili. Decisione contraria quanto meno allo spirito, se non alla lettera, della modifica legislativa introdotta dalla nostra Regione nel 2013, che ha abrogato la norma che consentiva di costituire società di scopo, contenuta nella Legge regionale n. 24 del 2001. E se permane una potenziale ambiguità nella norma attuale, forse è giunto il momento di eliminarla alla radice…