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Il 20 e il 29 maggio 2012 due scosse investirono l’Emilia colpendo duramente il territorio di 58 comuni nelle province di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia, causando 28 morti e 300 feriti, con 45mila sfollati e 13 miliardi di danni. Sono passati cinque anni e come ogni volta che il calendario torna su quelle date, ci fermiamo un attimo, ancora col fiato sospeso. Si ripensa alla paura, al caos e al dolore provocato dalle morti, dalle immagini di case, chiese e aziende distrutte, al continuo e snervante balletto delle scosse di assestamento e all’angoscia del come sarebbe stato dopo. Poi riaffiorano alla mente le immagini di chi sì è rimboccato subito le maniche ad ogni livello: cittadini, volontari, istituzioni, cercando di non cedere allo sconforto ma di unire le proprie forze nella grande sfida del ricominciare. Accanto a questi sentimenti oggi affiora anche l’orgoglio, perché la ricostruzione è in larghissima misura completata: oltre 14.700 famiglie sono rientrate nelle loro case e tutti i Map, i moduli abitativi provvisori, sono stati chiusi. Per la ricostruzione privata – case, uffici, negozi, imprese – sono stati concessi complessivamente contributi per 3,9 miliardi di euro, di cui 1,1 negli ultimi dodici mesi. L’economia delle zone maggiormente colpite è ripartita a grandi ed imprevedibili ritmi. Infine, resta la consapevolezza che comunque occorre riqualificare dal punto di vista sismico ancora tanti edifici nella nostra regione e non solo.