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Quando ho letto i giornali di stamattina ho fatto fatica a credere a quello che stavo leggendo. Temo però che sia vero. Ma andiamo per ordine.
L’altro ieri, interpellato dai cronisti sulle vicissitudini della vendita del Bologna, ho risposto: aspettiamo a vedere cosa succede, ma certo le sensazioni finora non sono positive. E poi, ridendo: certo, se ci fossimo presentati noi in quella maniera lì, i giornali ci avrebbero fatto le edizioni straordinarie fino a Tokyo. L’ho detto scherzando, ma non certo in senso positivo.
Perchè il problema non è vendere agli americani o ai bolognesi, ma sapere a chi si vende. Qualche settimana fa, sulla base delle poche informazioni disponibili sugli acquirenti della squadra, avevo fatto una ricerca in Internet e non avevo trovato molto. Il “sobrio” sito dell’avvocato Tacopina, da cui si deduce che si considera un superavvocato e che ama le cronache mondane (vedi anche il sobrio titolo su GQ), uno scarno profilo su Wikipedia (che peraltro in questo momento lo qualifica già “presidente del Bologna FC dopo il passaggio di proprietà da Alfredo Cazzola“!), i vari articoli in cui annuncia che sta per realizzare il suo sogno (cioè acquistare la Roma, essendo lui originario di quella città), le sue vicissitudini nella difesa di Amanda Knox e poco altro.
Ora, nulla da dire sull’avvocato Tacopina, ma è chiaro che ancora non si sa chi ci sia dietro, e quindi è molto difficile dare un giudizio su una vendita annunciata e peraltro non ancora conclusa. Per questo la mia battuta: se il Comune si fosse presentato in una qualsiasi operazione con un prestanome senza chiarire chi ci fosse dietro, ce ne avrebbero dette (eufemismo) di tutti i colori. Quindi ribadisco: spero che la questione si chiarisca in senso positivo, ma è evidente che al momento non è nè chiara nè positiva.
Dopodichè, il fatto che Alfredo Cazzola se la prenda coi politici che hanno fatto dichiarazioni preoccupate e misurate come la mia, come se da queste dichiarazioni potesse derivare alcunchè, mi pare solo un modo di mettere le mani avanti rispetto ad una conclusione su cui evidentemente comincia a nutrire lui stesso più di un dubbio.
Ma quel che è davvero incredibile, e che stento a credere, è che io (come altri) dovrei tacere in quanto portatore di un cognome “non bolognese”. Siamo alla questione etnica?
Io sono nato e vissuto da sempre a Bologna, da padre campano e madre ligure, e porto il cognome che ho senza alcuna vergogna, fiero anzi dei sacrifici dei miei nonni e dei miei genitori che mi hanno aiutato ad essere quello che sono, e cercando ogni giorno di dare un contributo positivo alla mia comunità. E non aggiungo altro.