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Sono intervenuto in aula ieri su un tema da tempo discusso, quello del Passante di Bologna, e che conosco bene perché ne ho seguito l’evoluzione nel corso degli anni. L’occasione è stata una risoluzione presentata dalla Lega per impegnare la Giunta regionale a sospendere l’iter finalizzato alla realizzazione del Passante, con la motivazione di svolgere una nuova istruttoria dal punto di vista ambientale. Ma lo scopo, nemmeno troppo nascosto, era quello di puntare verso una soluzione diversa, tanto che negli interventi dei proponenti è spuntata la proposta del cosiddetto Passante Sud (il tunnel sotto le colline).
Per comprendere la situazione, dobbiamo distinguere il “cosa” dal “come”. Sul “cosa”, ovvero su quale tracciato, il dibattito va avanti da molti anni. In una prima fase si ipotizzava di realizzare il cosiddetto Passante Nord: ricordo che ne ebbi una spiegazione molto convinta da parte del compianto Giuseppe Campos Venuti, che ne era l’ideatore principale. Lui ed altri urbanisti, in quegli anni, ipotizzavano il Passante Nord sia come potenziamento dell’autostrada che come occasione per infrastrutturare il territorio della pianura a nord di Bologna, perché erano convinti che la città sarebbe cresciuta verso la pianura in modo imponente. Poi le cose sono andate diversamente, Bologna ha cominciato nuovamente a crescere ed attrarre famiglie giovani, e gli stessi urbanisti si sono convinti che non fosse più attuale l’idea del Passante a nord. In quel frangente anch’io mi sono battuto perché si ragionasse sul modo migliore di ampliare e rafforzare la portata di tangenziale ed autostrada lungo l’attuale percorso. Il Passante a sud non è mai stato praticabile per due buoni motivi: perché avrebbe un enorme impatto dal punto di vista ambientale; e perché il flusso veicolare potenzialmente interessato a quel percorso sarebbe inferiore al 20% dei veicoli che transitano attualmente.
Insomma, sul cosa fare non ci sono vere alternative al potenziamento lungo l’attuale tracciato. Chi rema contro di fatto lavora per non fare nulla, che è l’unica vera alternativa. Ma è del tutto ovvio che la situazione attuale non possa reggere: abbiamo 4 corsie da Modena, 3 corsie da Firenze e in più la variante di valico, presto ci saranno 4 corsie da San Lazzaro verso il mare e 3 corsie a nord verso Padova. Tutti questi tratti autostradali confluiscono nelle 2 corsie e mezzo lungo l’asse bolognese, ed è come illudersi che si possa mettere un raccordo da 1/4 di pollice in una rete idraulica fatta con tubi da un pollice. E di fronte a chi frena, cresce l’impazienza di chi vive ogni giorno il disagio nel traffico, che preme per intervenire magari senza troppo tenere conto degli aspetti di compatibilità ambientale. Sono due tentazioni sbagliate, perché il Passante va fatto, va fatto presto e va fatto bene.
Il Passante va fatto presto perché è urgente di suo, ed anche perché ci sono numerose opere ferme in attesa che partano i lavori per il Passante. A questo proposito alcune scelte sono forse comprensibili dal punto di vista finanziario, ma è difficile spiegare ai cittadini perché siamo fermi da anni sulla sistemazione del nodo di Funo solo perché l’abbiamo legato al Passante. E questo è solo uno dei diversi esempi che potrei fare, lo faccio perché negli anni ci ho fatto sopra ben tre interrogazioni e lo conosco anche troppo bene. E il Passante va fatto bene, perché non è tirando via dal punto di vista ambientale che si possa pensare di guardare al futuro. Senza vere mitigazioni si rischia di vedere crescere l’ostilità dei tratti di città toccati da vicino dall’attraversamento e comprensibilmente preoccupati dal punto di vista ambientale. E che hanno il diritto di chiedere che l’opera possa rappresentare un passo avanti verso una migliore compatibilità ambientale e non un passo indietro.
Quindi non possiamo metterci a discutere del se, questo è il motivo per cui votiamo contro alla risoluzione presentata dalla Lega, ma è del tutto corretto discutere del come. Occorre che il progetto sia veramente efficace sia in termini di mobilità sia di ambiente. Non ci dev’essere alcun aggravio di inquinamento per i quartieri di Bologna attraversati dall’asse autostradale, l’ampliamento deve renderlo più scorrevole ma dev’essere accompagnato da opere di mitigazione serie. E la mitigazione migliore è quello di mettere in galleria i tratti dove si passa vicino alle case, captando ed abbattendo i fumi di scarico e realizzandoci sopra parchi pubblici attrezzati a verde. Vale per San Donnino, ma anche per gli altri tratti in cui il tracciato sfiora le case.
L’argomento contro questo tipo di mitigazioni è storicamente sempre stato il fatto che esse costano. Ma qui, se stiamo a quel che scrivono i giornali, i costi previsti sono già più che triplicati rispetto ai 550 milioni di euro iniziali. So che sono stati aggiunti i due ponti su Savena e Reno, ma credo che sull’aumento dei costi ci si debba guardare dentro con attenzione, perché nella cifra di cui si sta discutendo ci possono e ci devono stare dentro mitigazioni davvero serie e ampi tratti in galleria. Quindi il tema non è bloccare la conferenza dei servizi, ma che nella conferenza dei servizi si ragioni di mitigazioni vere e serie, e si guardino bene i costi. E poi sarebbe anche interessante che ci facessero vedere il progetto, interrompendo la tradizione sbagliata per cui siamo costretti a parlare per mesi di qualcosa che non conosciamo, e poi quando arriva il progetto ci sarà chi spiega che a quel punto non si può cambiare più niente.
Intervento in aula: