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Ancora un'alluvione

27 Settembre 2024 Riflessioni

Non è semplice scrivere a proposito di questa nuova alluvione. Non lo è perché prima di tutto il pensiero va a quelle persone e a quelle famiglie che hanno visto le loro case invase dall’acqua, o meglio si sono trovati con la loro casa improvvisamente in mezzo ad un fiume. Il dolore, la fatica e anche la rabbia di chi si è trovato in queste condizioni sono ovviamente moltiplicati dal fatto che in molti casi sia stato un deja-vu rispetto a quanto era già successo nel maggio 2023. Uno di loro mi ha raccontato che i muri del piano terra si erano appena finiti di asciugare, ossia ci avevano messo oltre un anno dalla prima alluvione, e proprio mentre si apprestavano a tornare alla normalità il fiume è entrato di nuovo in casa loro. Prima di dire qualunque cosa pensiamo a queste persone, al loro dolore, alla loro fatica.

Il secondo motivo per cui non è semplice è che ci troviamo di fronte ad una situazione completamente nuova. Non che fosse imprevedibile, perché sono anni che si parla del cambiamento climatico, quel che era – ed è difficile anche oggi – prevedere sono le dimensioni delle nuove piogge. Il fatto che in 48 ore siano piovuti 350mm d’acqua, vale a dire quasi la metà di quanto piove in media in un anno intero dalle nostre parti, certamente ci fornisce una idea dei nuovi fenomeni. Ma niente ci garantisce che sia questo il nuovo massimo possibile, e sulla periodicità abbiamo purtroppo già sperimentato l’anno scorso che è possibile che ricapiti anche a distanza molto breve di tempo. Se è evidente che dobbiamo adeguare la rete idrografica – e nella pianura anche tutto il sistema di bonifiche, come già scrivevo in tempi non sospetti – e per questo serviranno miliardi di euro, cerchiamo per piacere anche di fare bene i calcoli di quanto ci serva ampliare la portata dei fiumi, perché sbagliare i conti a questo punto sarebbe davvero antipatico. Lo dico perché capita di ascoltare persone che danno per scontato che questi piani già esistano, oppure che basti andare avanti a fare le casse di espansione e gli invasi già progettati, e allora sinceramente qualche dubbio mi viene. 

Il terzo motivo per cui non è semplice parlare di questa alluvione è che già dall’alluvione precedente le polemiche politiche hanno raggiunto e superato il livello di guardia, sono cioè esondate ampiamente anche loro. Intendiamoci, è naturale che i politici abbiano fra le loro motivazioni anche un più o meno recondito desiderio di dimostrarsi all’altezza della situazione. Per questo, in varie occasioni precedenti, abbiamo assistito ad una competizione positiva, ad una corsa a soccorrere, risolvere problemi, dare ristori, progettare ricostruzioni, una corsa nella quale chi era colpito dalla calamità comunque veniva aiutato e poteva alla fine scegliere se essere più grato al Comune, alla Regione o al Governo, a questo o a quel politico e a questo o quel partito. Quando l’anno scorso la presidente Meloni venne in Romagna a promettere il 100% dei ristori agli alluvionati, credo che in tanti si siano illusi che potesse andare così anche stavolta.

Invece, qualcosa è andato storto, e non per caso. Da un lato, il Governo non solo non ha mantenuto le promesse ma ha fatto di tutto per rendere complicati e farraginosi i procedimenti per ottenere i rimborsi, scegliendo (per la prima volta) di non affidare al presidente della Regione il compito di agire come commissario all’emergenza e affidando tale responsabilità ad una gestione centralizzata e militare basata nella capitale invece che sul territorio. Dall’altro, gli stessi esponenti della destra che è maggioranza di governo hanno messo in atto un attacco continuo e violento per cercare di fare passare l’idea che la responsabilità di quanto accaduto fosse tutta e solo della Regione. Un attacco che in occasione di questa seconda alluvione è cominciato mentre stava ancora piovendo.  Siamo reduci da una seduta dell’Assemblea Legislativa in cui da destra si sono sentiti interventi (non tutti per fortuna) di una violenza verbale che io reputo ampiamente sopra il livello di guardia.

Di fronte al clima che cambia dovremmo avere il coraggio di riconoscere tutti quanti il bisogno di affrontare, possibilmente insieme, la nuova situazione. Ognuno dovrebbe fare autocritica per non aver creduto a sufficienza in passato nella necessità di fare investimenti ancora più corposi nella prevenzione del cosiddetto dissesto idrogeologico. Termine che peraltro mi pare ormai superato dalla situazione: il problema che abbiamo non è più quello di riparare i tubi rotti, qui ci sono molti tubi da cambiare ampliandone sezione e dimensione, quindi forse dovremmo parlare di riassetto idrogeologico.

Invece purtroppo l’aggressione strumentale della destra, oltre a consegnare alla polemica politica questioni che almeno in questa fase dovrebbero vedere l’attenzione tutta centrata nel sostegno alle famiglie alluvionate, ha generato una reazione anche da parte nostra che forse ha ecceduto nel non ammettere alcuna sbavatura. Personalmente avrei preferito che accanto alle nostre doverose risposte nel merito alle notizie false che sono state veicolate da esponenti della destra, e accanto alla giusta difesa delle tante opere completate o avviate dalla Regione – opere che almeno in parte hanno peraltro mitigato gli effetti di questa nuova alluvione – ci fosse anche uno spazio per accogliere come fondate talune critiche motivate, con una nostra maggiore capacità di autocritica. 

Lo dico anche in vista delle prossime elezioni regionali. Da un lato mi pare evidente che questa destra non esiti ad utilizzare il potere che detiene a livello del Governo centrale per acuire le difficoltà sul territorio solo perché la Regione è di un colore diverso, una destra che è disposta con alcuni suoi esponenti perfino a deformare la realtà pur di addossare al centrosinistra ogni colpa possibile. Dall’altro lato però vorrei un centrosinistra capace di ribattere alle falsità, deciso nel sostenere le cose buone che abbiamo fatto ma al tempo stesso disposto a riconoscere che da alcuni punti di vista siamo chiamati anche noi a cambiare decisamente passo. Il nostro candidato presidente, Michele De Pascale, ha già dato diversi segnali in questo senso, e ha fatto bene. 

 

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