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Caro candidato: patto per il software libero
Non considero normale: io non considero normale che le donne siano trattate come merce di scambio nelle relazioni personali e professionali, nella politica, nella comunicazione.
(Il documento che mi è stato proposto)
Ho letto con vivo interesse il manifesto con proposte e consigli di politica familiare per i candidati alle regionali 2010, di cui condivido in larga misura idee e proposte.
Come voi ritengo che occorra un forte impulso alle politiche di sostegno alla famiglia, con misure concrete ed efficaci. Peraltro, ritengo che robuste politiche di sostegno alla famiglia consentano anche che il riconoscimento di alcuni diritti ad altre forme di convivenza possa avvenire senza che si corra il rischio di un’equiparazione fra esse e la famiglia come definita dalla Costituzione.
Sono convinto peraltro che ripartire dalla Costituzione e dalla concretezza degli aiuti per la famiglia sia utile a far uscire il tema del matrimonio da una erronea ma purtroppo diffusa interpretazione che lo riduce ad una contrapposizione con riflessi religiosi, mentre invece si tratta di riscoprire il profondo senso civile di un pubblico impegno verso la società, volto a garantire stabilità e a dare garanzie soprattutto al coniuge più debole e ai figli. E naturalmente i figli non possono essere oggetto di alcuna discriminazione in relazione alle scelte dei propri genitori.
Su un tema toccato dal manifesto devo però manifestare la mia perplessità. Io credo in un sistema scolastico pubblico integrato, imperniato sulla valorizzazione del ruolo educativo degli insegnanti e in grado di garantire un’elevata qualità dei percorsi formativi, che consenta una vera democrazia della conoscenza ed una vera integrazione culturale e sociale. Una scuola quindi che anzitutto miri a fornire ai giovani gli strumenti per crescere, conoscere, incontrarsi fra loro e con gli adulti, confrontarsi e maturare i propri liberi convincimenti. Ritengo invece un grave errore rinunciare alla ricerca di un modello educativo condiviso per puntare alla costruzione di filiere educative separate a priori, con un’interpretazione della sussidiarietà che relega il pubblico ad un ruolo residuale. Siccome parte consistente della destra di questo paese in realtà persegue questo obiettivo, ed ha come parole d’ordine buoni scuola e voucher educativi, il vostro scrivere “buoni scuola o vaucher educativi per l’accesso alla scuola statale e paritaria” quanto meno si presta a malintesi, e qui ho voluto chiarire come la penso.
Non entro nel merito di tutti gli altri temi toccati nelle premesse del manifesto perchè in linea di massima sono d’accordo. Trovo interessanti ed utili le proposte e su questi temi non mancherò di impegnarmi se eletto consigliere regionale.
La premessa è che io credo in un sistema scolastico pubblico integrato, imperniato sulla valorizzazione del ruolo educativo degli insegnanti e in grado di garantire un’elevata qualità dei percorsi formativi, che consenta una vera democrazia della conoscenza ed una vera integrazione culturale e sociale.
Lo dico perchè lo penso, ma non casualmente sto citando alla lettera il manifesto dei valori del PD.
1 – Da questo consegue che non può essere un tabù l’erogazione di fondi a scuole materne non statali, purchè collocate in un quadro di riferimento sotto il pieno controllo dell’istituzione pubblica e ovviamente soddisfacenti i requisiti richiesti, compresi quelli definiti sull’accoglienza agli alunni diversamente abili e definibili sulle rette.
Non possiamo invece che dirci contrari a meccanismi che riducano l’istituzione da regista a tutto tondo del sistema scolastico pubblico integrato a semplice controllore dei requisiti minimi richiesti di un sistema di fatto privatizzato, come propone la destra sotto il titolo “voucher educativi”.
2 – Sono in generale contrario ai finanziamenti a pioggia. Quando si tratta di denaro pubblico, i criteri per l’erogazione devono essere trasparenti e garantire il perseguimento del pubblico interesse, con elementi di gradualità che incentivino i comportamenti virtuosi e penalizzino un approccio meramente economicistico.
3 – I tagli alla scuola operati dal governo vanno combattuti fortemente in sede politica, ed intanto dobbiamo portare avanti una nostra riflessione sul modello di società e di scuola che vogliamo proporre e costruire.
Risorse regionali possono essere usate per aiutare le scuole ma con due accorgimenti. Primo, non va fatto passare il principio che lo Stato può tagliare perché poi ci pensa la Regione. Il diritto costituzionale all’istruzione deve essere garantito dallo Stato: le responsabilità sono chiare, non vanno nascoste e chi è competente se le deve assumere. Secondo, I finanziamenti regionali devono rientrare in un grande progetto regionale di governance dell’istruzione sui territori. Questa Regione può e deve far nascere un nuovo progetto educativo che sia da laboratorio per un modello che sappia coniugare una buona gestione con l’innovazione.
Insomma, proviamo a giocare la partita in attacco e non solo in difesa.
4 – Il ricorso è possibile ed opportuno perchè là dove vi è una competenza della Regione, va difeso il diritto ad esercitarla nel pieno dell’autonomia. Anche il tema dell’autonomia scolastica è cruciale, perché al di là della proclamazione a parole va garantito il diritto ad esercitarla, assegnando alle scuole le risorse necessarie per dare sostanza alla discrezionalità con cui possono esercitare certe scelte. E ciò ha una portata ben maggiore rispetto all’inserire uno o due giorni di vacanza in più nel calendario scolastico.
5 – L’innalzamento dell’obbligo scolastico è un’importante conquista degli ultimi anni, e non vedo motivi per rinunciarvi. Se la Regione ha competenza per opporsi alla riduzione di un anno dell’obbligo scolastico, è opportuno che lo faccia.
Cara LAV, ho tardato finora a rispondere perché avrei voluto trovare il tempo di andarmi a studiare i riferimenti normativi e le leggi di altre regioni che citate nel documento. Purtroppo non ce l’ho ancora fatta, la campagna elettorale procede a ritmo intenso e siamo già arrivati alla scadenza dei termini per la risposta. Voi mi conoscete e sapete che tutto quanto può essere fatto per migliorare le condizioni di vita degli animali mi vedrà sempre attento e disponibile. In linea generale le questioni che ponete mi paiono ragionevoli e pur riservandomi di approfondirle nello specifico c’è senz’altro una mia disponibilità a farmi parte attiva se sarò eletto nella discussione e nella vigilanza su quegli argomenti. Peraltro, credo di averlo dimostrato negli anni in cui ho avuto la responsabilità delle politiche verso gli animali del Comune di Bologna, anni nei quali ci siamo conosciuti ed abbiamo avuto il piacere di collaborare a realizzazioni importanti come il Regolamento per la Fauna Urbana, per fare solo l’ultimo esempio in ordine cronologico.