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Ieri i giornali locali ci hanno raccontato del ritorno del M5S nella giunta del sindaco Lepore. Per capirci, cito testualmente il titolo di Repubblica: “Il M5S ritorna in giunta con Lepore. Giulia Sarti diventa assessore alla legalità“. Il Carlino aveva fatto un po’ meglio, perché il titolo era “Riecco l’asse giallo-rosso. L’ex deputata M5S Sarti ‘assessora’ in Comune e Città Metropolitana“. Meglio, perché le virgolette alla parola ‘assessora’ e il fatto che fosse sia per il Comune che la Città Metropolitana potevano fare sospettare i lettori – almeno quelli più attenti e informati – che non si trattava esattamente di una nomina in giunta (o addirittura due). Meglio anche il Corriere, che ha titolato “La seconda vita della M5S Sarti. Lepore la chiama in Metropoli” senza quindi usare la parola “assessore” nel titolo.
In effetti la Sarti è stata assunta direttamente nello staff del primo cittadino “ma con un incarico politico”
e qui torno a citare alla lettera Repubblica, in un passaggio sepolto all’interno dell’articolo: se volete farvi un’idea, è il passaggio evidenziato in verde in questa pagina in cui ho riportato sia l’articolo a pagina 7 che il richiamo in prima pagina dell’edizione bolognese del giornale, evidenziando in giallo tutte le volte che invece il testo comunica l’idea che la grillina sia entrata in giunta come assessora. Tanto che diverse persone del mondo politico con cui ho parlato ieri, avendo visto Repubblica, erano sinceramente convinte che si trattasse effettivamente di una nomina in giunta.
La Sarti non è nemmeno la prima persona che viene assunta con un contratto di staff – in questo caso, pare di capire, da una Città Metropolitana ridotta ahimè a ruota di scorta di Palazzo d’Accursio – a cui vengono affidate deleghe politiche, tanto che alcuni giornali semplificano parlando di queste persone come se fossero effettivamente assessori e assessore. Siccome la legge prevede un limite al numero di assessori che è possibile nominare (dieci, nel caso della giunta del Comune di Bologna) è evidente che queste nomine costituiscono un modo per superare – almeno dal punto di vista comunicativo – tale limite. E’ una pratica contro cui ci si potrebbe aspettare che tuonasse il M5S, se fossero ancora quelli dell’uno-vale-uno e del limite dei due mandati, quelli contro gli sprechi e la moltiplicazione degli stipendi eccetera. Invece ieri erano fra coloro che hanno celebrato questa nomina con grande soddisfazione, è ciò rende evidente come anche quel movimento abbia subito una mutazione genetica significativa rispetto alle premesse da cui era nato.
Ieri ho fatto alcune dichiarazioni alla agenzia Dire che Carlino e Repubblica hanno oggi riportato, almeno in parte, quindi il mio pensiero è ormai noto. Qui vi metto l’articolo più completo a riguardo, pubblicato su “La Nuova Ferrara” (nonché sulle Gazzette di Modena e Reggio). Se il mio pensiero è ormai noto, perché scrivo questo post? Semplicemente per lasciare traccia anche sul mio sito del fatto che ho ritenuto di non tacere di fronte a tutto questo. Perché potrebbe poi succedere che in futuro – faccio solo uno dei vari esempi possibili – ci troviamo a criticare una scelta analoga fatta da un sindaco di destra e questo potrebbe rispondere che noi usiamo due pesi e due misure. E potremmo leggere un editoriale che ci punta il dito contro con la stessa accusa, magari sugli stessi giornali oggi compiacenti o distratti, ma che in un contesto mutato potrebbero dirsi profondamente sdegnati di questo tipo di scelte. Beh, not in my name, come questo post potrà dimostrare almeno a chi avrà l’onestà intellettuale per guardare le cose con spirito di verità.