No all’aumento dei limiti di attenzione per l’elettrosmog

Nelle settimane scorse sui giornali sono apparse indiscrezioni sul fatto che il governo stia prendendo in considerazione l’ipotesi di innalzare l’attuale limite di attenzione per le emissioni elettromagnetiche – quelle ad esempio delle antenne per la telefonia mobile – che attualmente è di 6 V/m dove è prevista la permanenza di persone, portandolo a valori decisamente più alti: i giornali hanno ipotizzato che tale soglia si potesse elevare a 24 V/m.

Il contesto in cui nasce la pressione da parte dei gestori di telefonia mobile per l’innalzamento dei limiti è quello della transizione verso il 5G e la conseguente necessità di aumentare il numero delle antenne e al tempo stesso di ridurre la distanza fra l’antenna e i dispositivi mobili. La diffidenza dei cittadini verso i potenziali pericoli dell’elettrosmog spesso infatti fa sorgere contenziosi e rende difficile l’installazione di nuove antenne: da qui la spinta a potenziare gli impianti esistenti, in modo da metterli in condizione di coprire aree più vaste anche con le trasmissioni di tecnologia più recente. Che però significherebbe anche renderli decisamente più pericolosi.

L’innalzamento del limite rappresenterebbe nei fatti un modo di ovviare all’incapacità di pianificare una collocazione ottimale degli impianti, che invece io sono convinto sia la strada più corretta e che consentirebbe di dare risposte alle esigenze di servizio dei gestori di telefonia mobile senza nessuna necessità di ritoccare al rialzo i limiti. Già non abbiamo l’assoluta certezza che i 6 V/m rappresentino una soglia di completa tutela, già è stato cambiato il metodo per la misurazione sul campo dell’eventuale superamento di tale soglia (passando da una media su 6 minuti in un periodo di traffico intenso ad una media sulle 24 ore) e sarebbe invece il caso di tornare all’originale metodo di misurazione. Ma comunque i 6 V/m sono una soglia da difendere, anche di fronte agli esempi di paesi europei che hanno adottato soglie più alte, proprio a difesa del principio di precauzione e della salute delle persone e per la convinzione che sia possibile effettuare il servizio senza bisogno di ritoccare la soglia al rialzo. 

Diverse associazioni di cittadini si sono espresse nelle settimane scorse per opporsi all’intenzione di innalzare il limite dei 6 V/m, nonché per tornare a misurare tale valore in modo puntuale nei momenti di intenso traffico telefonico e non come media sulle 24 ore (che di fatto consente di superare il limite in alcune ore della giornata compensandolo coi momenti di scarso traffico telefonico). 

Per tutti questi motivi nei giorni scorsi abbiamo depositato una risoluzione per chiedere alla Regione di sollecitare il Governo in tutte le sedi istituzionali opportune e nella conferenza Stato-Regioni a mantenere i valori di attenzione per i campi elettromagnetici a radiofrequenza attualmente in vigore, ovvero 6 V/m, e al tempo stesso per chiedere che la modalità di misurazione di tale valore, che attualmente avviene come media su 24 ore, torni ad essere svolta come media nei 6 minuti nelle ore di maggiore traffico telefonico.

La risoluzione, a mia prima firma, è stata preparata insieme alle colleghe Silvia Zamboni (Europa Verde) e Silvia Piccinini (M5S) ed è stata sottoscritta anche da numerosi colleghi del gruppo del Partito Democratico. Chi fosse interessato a leggere il testo della risoluzione, lo trova qui

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