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La relazione del garante dei detenuti sull’attività 2022

7 Agosto 2023 Welfare

Nelle carceri dell’Emilia-Romagna ci sono il 114% in più di detenuti e detenute rispetto alla capienza massima delle strutture penitenziarie. È un’emergenza sovraffollamento carcerario che emerge dall’annuale relazione del garante per le persone prive della libertà personale Roberto Cavalieri sull’attività svolta nel 2022.

In Emilia-Romagna ci sono 3.339 detenuti, di cui il 48% stranieri (il 60% dei quali proveniente dal Maghreb). Le donne sono poco più del 4% (di cui nel corso dell’anno 4 recluse insieme ai figli minori). Il 35% dei reclusi ha pene che permetterebbero di accedere a misure alternative, mentre 190 (di cui 51 over settantenni) sono ergastolani, il 70% dei quali detenuto a Parma, la città emiliana che ospita un carcere ad alta sicurezza strutturato anche per la gestione dei detenuti al 41bis. A fronte di questa drammatica situazione, segnata da un severo sovraffollamento carcerario, aumentano i casi di aggressione dei detenuti verso gli agenti della polizia penitenziaria. C’è poi il dramma dei suicidi dietro le sbarre e dall’abuso di farmaci, il garante regionale segnala di aver svolto una notevole attività di monitoraggio e di prevenzione. Almeno il 50% dei detenuti, poi, ha provato almeno una volta un atto di autolesionismo. Da segnalare, inoltre, la carenza dell’organico della polizia penitenziaria.

Dalla relazione del garante emerge purtroppo un quadro sconsolante. Il problema del sovraffollamento si riverbera ad esempio anche sugli impiegati nelle strutture, che devono subire importanti sovraccarichi di lavoro. Per quanto riguarda le minoranze in carcere, gli stranieri detenuti spesso sono irregolari ed è più complicato il reinserimento sociale post carcere, mentre per le donne permangono problemi rispetto all’applicazione delle misure alternative. Serve, ad esempio, la garanzia dell’abitazione. C’è poi il tema degli anziani in carcere, che necessitano più degli altri di cure sanitarie, mentre fortunatamente sono sempre meno le donne in struttura penitenziaria con bambini al seguito. Il lavoro sarebbe lo strumento principe per recuperare i detenuti: il primo datore di lavoro è l’amministrazione penitenziaria, mentre decisamente inferiori sono le richieste per fornire lavoro che arrivano dall’esterno. Probabilmente manca ancora una maturità culturale che ci permetta di apprezzare semplicemente l’attitudine al lavoro delle persone, e basta.

Nel corso del 2022 il garante ha ricevuto oltre 400 richieste di intervento – un numero considerevole; ha visitato numerose strutture carcerarie e distribuito ai detenuti il vademecum realizzato per informarli di quali diritti godono, in primo luogo sulla possibilità di accedere a misure alternative.

Ringrazio il garante regionale, per la sua importante attività di stare a contatto con i problemi quotidiani che le persone detenute devono affrontare. Come lui, anch’io ritengo rilevante favorire l’accesso a pene alternative alla detenzione, anche perché i dati mostrano che chi non sconta l’intera pena in carcere ha meno possibilità di commettere nuovi reati. Per questo è importante impegnarsi nei percorsi di recupero e di reinserimento nella società: diminuisce le probabilità di reato e garantisce la possibilità di dimostrare alla società che gli sbagli e la privazione della libertà non impediscono la capacità di rinnovarsi.

(Fonte: Cronaca bianca Assemblea legislativa)

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