;
Con la legge delega n. 33/2023 sulle politiche in favore delle persone anziane, il Parlamento ha gettato le basi per una riforma integrale del settore, anche in riferimento alle persone con disabilità che compiono 65 anni. Per loro, la legge ha riconosciuto l’importante diritto soggettivo “ad accedere a servizi e attività specifici per la loro pregressa condizione di disabilità, con espresso divieto di dimissione o di esclusione dai servizi pregressi a seguito dell’ingresso nell’età anziana, senza soluzione di continuità” (art. 4 comma 2, lettera s). Di questo tema ci eravamo già occupari in Regione, con la approvazione all’unanimità di una mia risoluzione e la discussione di un’interrogazione che muoveva da alcuni casi specifici.
Il problema nasce dal fatto che i bisogni di una persona con disabilità, anche e forse a maggior ragione, dopo aver compito i 65 anni, vanno salvaguardati. Ovunque, senza distinzioni. Comuni e distretti sanitari AUSL devono assicurare continuità di intervento, evitando automatismi basati esclusivamente sul criterio anagrafico, quali il trasferimento in strutture per anziani al compimento del sessantacinquesimo anno di età, come purtroppo ogni tanto continua tuttora a capitare. Ora che la legge riconosce un diritto soggettivo alla persona in questione, esiste un punto fermo a cui occorrerà che tutti si adeguino. Quindi anche la Regione dovrà valutare come adeguare normative e disciplinari per rendere quel diritto pienamente godibile, nel rispetto del progetto individuale di vita tracciato per ogni cittadino e cittadina con disabilità.
Qui trovate il testo integrale dell’interrogazione presentata alla Giunta.