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Crisi energetica e cosa possiamo farci

15 Ottobre 2022 Economia

L’aumento fortissimo dei prezzi dell’energia – luce e gas in primis – è sotto gli occhi di tutti. Il prezzo del gas, in particolare, è aumentato dapprima per la forte crescita delle attività economiche dopo i mesi di lockdown, e poi a seguito della guerra in Ucraina, poiché la Russia ha iniziato a usare le forniture di gas all’Occidente come strumento politico di ritorsione contro le sanzioni, cosa che ha fatto temere un’interruzione dei flussi. Alla dinamica di mercato si aggiunge poi la speculazione finanziaria, ovvero la compravendita di contratti con cui ci si impegna ad acquistare una certa quantità di metri cubi di materia prima in una certa data e a un certo prezzo. Questi contratti si chiamano future. Gli speculatori comprano e rivendono questi contratti a un prezzo sempre più alto, alimentando così una spirale alla crescita del prezzo. Detto tutto ciò, resta complesso capire bene cosa abbia spinto così in alto le quotazioni e questo recente articolo de Il Post prova a spiegare le dinamiche. Una cosa è certa, a rimetterci sono comunque i cittadini e le imprese.

Nel suo intervento in aula lo scorso 11 ottobre, l’assessore allo sviluppo economico e politiche per il sistema energetico Vincenzo Colla ha evidenziato come la soluzione alla crisi debba essere europea. E difatti, l’Unione europea sta lavorando a tre ipotesi: la prima, mettere un tetto al prezzo del gas; la seconda, definire un fondo da distribuire agli Stati, così come è stato fatto per il Covid; la terza, la possibilità di diventare come Europa acquirente unico di gas. “Con le nostre forniture abbiamo la certezza di scavallare l’inverno. E il governo, per arginare l’emergenza, ha attivato operazioni di credito d’imposta per attutire l’impatto dei rincari energetici”, ha comunque detto Colla. Credito d’imposta destinato alle imprese, mentre per lavoratori e pensionati sono previste indennità una tantum.

Dal governo uscente è stato anche emanato il cosiddetto Decreto per il risparmio energetico. È un provvedimento che ci riguarda tutti: l’Emilia-Romagna è stata inserita nella zona fredda del Paese, pertanto possiamo tenere acceso il riscaldamento al massimo 13 ore al giorno e la temperatura a casa non potrà superare i 19°C. Ci è richiesta un’attenzione in più per contenere i costi dell’energia, forse per alcuni di noi si tratta di un vero e proprio sacrificio, ma è importante, perché con questi accorgimenti si prevede un risparmio di circa 4 miliardi di euro.

“Nella nostra Regione – ha aggiunto l’assessore – presto vedrà la luce il rigassificatore di Ravenna, un progetto di valenza internazionale”. Il rigassificatore sarà una nave di stoccaggio e rigassificazione galleggiante, ormeggiata al largo del porto di Ravenna. Avrà una capacità di rigassificazione di circa 5 miliardi di metri cubi, equivalente a un sesto della quantità di gas naturale oggi importata dalla Russia, e uno stoccaggio di 170mila metri cubi di gas naturale liquefatto. Avrà lo scopo di riportare il gas dallo stato liquido a quello gassoso, sarà rifornita periodicamente da altre navi e accompagnata da numerose mitigazioni ambientali.

Colla ha poi annunciato numerose altre misure regionali, previste entro la fine dell’anno, tra le quali: la moratoria alle quote di ammortamento dei mutui; il bando per il sostegno alla costituzione di comunità energetiche; il bando rivolto agli Enti pubblici per la riqualificazione energetica degli edifici; il bando rivolto alle piccole e medie imprese per la qualificazione energetica, con una parte a fondo perduto.

Sulle comunità energetiche c’è da dire che non sono ancora partite perché ancora non sono stati emanati i decreti attuativi della legge nazionale (il decreto mille proroghe, legge 8/2020, introduce, all’art. 42 bis, le Comunità Energetiche Rinnovabili). In attesa che i decreti attuativi stabiliscano le condizioni incentivanti delle comunità energetiche, la Regione ha comunque previsto un bando per facilitare almeno la loro costituzione, anche in forza della legge regionale recentemente approvata.

Ed è proprio sulle rinnovabili che dovremmo riuscire – a mio parere – ad imprimere una decisa accelerazione: se nemmeno questa crisi ci insegnasse a capire che quello è il futuro su cui investire, vorrebbe dire averla vissuta invano. Per questo occorre che le comunità energetiche diventino presto una realtà effettivamente fruibile e sulle rinnovabili occorre riuscire a fare davvero di più.

I provvedimenti fin qui adottati sono comunque tentativi di dare risposte a chi più è in difficoltà, proprio all’uscita della pandemia: il sistema delle imprese, le famiglie e i lavoratori, soprattutto quelli a basso reddito. E naturalmente speriamo che la situazione possa migliorare dal punto di vista geopolitico: se si ponesse fine all’invasione russa dell’Ucraina ripristinando le condizioni di pace, ci sarebbero grandi benefici per tutti. La gestione della crisi passerà a breve al nuovo governo, e vedremo cosa sarà in grado di fare per fronteggiare la crisi energetica: in generale, e nello specifico sulle energie rinnovabili. E anche noi a livello regionale dobbiamo riuscire su questo fronte a imprimere una svolta.

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