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Curarsi. La sanità nel 2022. È questo il titolo della puntata n. 21 di Question Time, il podcast dedicato ai consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna. Ai microfoni ho parlato di un argomento che mi sta particolarmente a cuore, quello che vede intrecciarsi salute e sanità.
Se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è che dovremmo riuscire ad avere lungimiranza per saper anticipare il futuro. Le case della salute dovrebbero essere viste come un presidio che sul territorio coordina uno sforzo più ampio, capace di coinvolgere famiglie, volontariato, associazionismo ed anche, quando occorre, i professionisti del sociale e della sanità, anche grazie all’aiuto delle nuove tecnologie. Non quindi semplici alternative di minor livello degli ospedali, come rischiano di essere percepite oggi, ma un tassello per fare un salto di qualità alla sanità che entra nelle case e supporta la domiciliarità. E poi la medicina d’iniziativa, che dovrebbe aiutarci a monitorare la salute delle persone utilizzando l’enorme mole di dati in larga misura già disponibili ma inutilizzati, altri dati che potrebbero essere raccolti attraverso sensoristica a domicilio. Dati che potrebbero essere elaborati con l’ausilio dell’enorme potenza di calcolo in arrivo sul nostro territorio, che per non restare qualcosa di freddo e lontano deve riuscire a tradursi in applicazioni capaci di cambiarci la vita.
Ho insomma provato a spiegare quali potrebbero essere, dal mio punto di vista, le nuove prospettive della sanità in un’epoca in cui la popolazione è sempre più anziana e fragile. Per questo è urgente superare l’attuale concetto di “presa in carico”, oneroso e alla lunga difficilmente sostenibile, per entrare in un campo di maggior flessibilità e collaborazione fra soggetti diversi da mobilitare su obiettivi comuni di cura delle persone a domicilio.
Nell’immediato, la sfida del 2022 è uscire dalla gestione emergenziale e strutturare i servizi con un nuovo paradigma, altrimenti vincerà il tran-tran quotidiano e non supereremo fenomeni fulminei quali la pandemia o fenomeni più lenti ma inevitabili quali l’invecchiamento. Dobbiamo cambiare schema di gioco e possiamo farlo grazie alla nostra rete regionale, ricca di volontariato e terzo settore, e alle nuove tecnologie. Questa è la rivoluzione che dobbiamo saper interpretare, perché nessuno può risolverci il problema se non ci rimbocchiamo le maniche.