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La premessa doverosa prima di parlare di cattolici e politica è sottolineare che dobbiamo ragionare in un orizzonte di laicità, di pluralismo e di visione del tutto (che peraltro è l’etimologia della parola “cattolico”). Ma al tempo stesso dobbiamo fare i conti con un panorama che è passato in relativamente pochi anni dai rischi egemonici del partito dei cattolici alla situazione odierna in cui i cattolici (o forse più propriamente i valori cari ai cattolici) rischiano l’irrilevanza politica.
Perché è vero che non ci sono automatismi ed è normale che i cattolici in politica possano avere idee e visioni diverse, ma una base minima comune dovrebbe esserci. Animalisti ce ne sono in diversi partiti, ma di solito non è che sulla caccia votino coi cacciatori, mentre non sono infrequenti politici che cercano voti nelle parrocchie ma al dunque appaiono disposti ad avallare scelte intrinsecamente antitetiche ai propri (teorici) valori di fondo. Insomma, qui il rischio concreto è quello di ridurre i cattolici a semplici figurine da esibire alle elezioni.
Mi piace citare l’invito fatto dal Vescovo di Forlì-Bertinoro in occasione delle elezioni amministrative ed europee del 2019. “Auguro ai candidati cristiani nei diversi schieramenti di essere scomodi” scrive il vescovo. Spiegando che “se sono a sinistra, dovranno lottare per la vita, per favorire la nascita di chi è concepito e per la cura di chi è anziano o infermo. Se sono a destra, non lasceranno passare scelte contrarie all’accoglienza delle persone, alla giustizia sociale, alla solidarietà, alla pace”. Ora, ognuno di noi può decidere se essere comodo o scomodo. I cattolici comodi sono quelli che nel centrodestra combattono le crociate anti-gender e quelli che nel centrosinistra si battono per l’accoglienza ai migranti. Sono battaglie “comode”, vale a dire in sintonia con il comune sentire del proprio schieramento. Questo limitarsi alle battaglie comode comporta una polarizzazione del voto “contro” anche fra i cattolici. Quando parlo con amici attivi nelle parrocchie, mi capita di sentire dire “io la Lega non la voterò mai perché non si può lasciar morire la gente in mare”. Oppure: “il centrosinistra non lo voterò mai perché è succube della propaganda gender”. Sono tutti voti contro e in qualche misura così viene meno la vocazione cattolica dell’essere chiamati a farsi carico del tutto. Quindi c’è davvero bisogno di cattolici che a destra si battano per l’accoglienza dei migranti e che a sinistra combattano contro la deriva sui diritti che attribuisce un valore assoluto all’autodeterminazione.
Perché siamo in questa situazione? Certo ci sono delle responsabilità. Un errore della gerarchia ecclesiale è stato quello di aver tolto alle parrocchie la possibilità di parlare di temi politici. Così siamo passati direttamente dalla propaganda dal pulpito per la DC al fatto che di politica non se ne possa più parlare: e non facendo più cultura politica si è passati dal pensiero unico al pensiero zero. Ci sono le colpe di chi non si è fatto carico del tutto ed in particolare di chi nel PD non ha avuto cura del pluralismo, che è una ricchezza: un tempo tenere dentro i cattolici non era un problema dei politici cattolici, ma di tutti. Come naturalmente il viceversa. Poi ci sono colpe di chi fa la figurina e non si accorge, o finge di non accorgersi, dei pericoli che ad esempio ci sono nel disegno di legge Zan: aspetti che nulla hanno a che vedere con la lotta alle discriminazioni e che introducono una pericolosa deriva verso l’autodeterminazione come principio assoluto. In Emilia-Romagna su quei temi siamo riusciti, grazie anche ad un impegno condiviso con pezzi della società civile, a modificare la legge contro l’omotransfobia per renderla veramente una legge contro le discriminazioni. Perché combattere contro le discriminazioni è giusto, scivolare verso la libertà di autodeterminare il genere, di prostituirsi, di comprare i figli sul mercato della maternità surrogato è profondamente sbagliato.
Ha infine una colpa, grave, chi fa finta di non accorgersi di questi pericoli e del fatto che la situazione sia profondamente cambiata. Oppure non se ne accorge proprio, che è un problema lo stesso. Un tempo l’identità del centrosinistra era fondata sui diritti sociali e del lavoro, e su quella i valori fondamentali dei cattolici non erano minacciati. Poi su altri temi potevano esserci posizioni diverse, ma erano argomenti di contorno rispetto a quelli su cui era fondata l’identità politica comune. Oggi i diritti sociali non sono più identitari, lo stanno diventando battaglie filo-radicali che vogliono erigere l’autodeterminazione come valore assoluto, la cancel culture e così via: su quelle battaglie il rischio è che l’identità stessa del centrosinistra assuma una connotazione intrinsecamente anticristiana. E chi nega questa evidenza o non ha capito il problema o è complice.
Peraltro il problema non riguarda soltanto i cattolici. Anche nelle forze a sinistra del PD, chi va sui giornali sono coloro che si muovono all’interno di due filoni: accoglienza ai migranti e autodeterminazione come assoluto. La prima battaglia è giusta, la seconda è profondamente sbagliata. Ma chi a sinistra ritiene, secondo me giustamente, che l’apertura all’utero in affitto sia una inaccettabile forma di mercificazione e di cedimento ad un liberismo sulla pelle e sui corpi dei più poveri, viene oscurato o addirittura combattuto come fosse oscurantista: penso a formazioni di sinistra, a pezzi del mondo femminista, penso allo sfratto di Arcilesbica dal Cassero consumato su questi temi.
C’è un’onda che sta arrivando, e che conta su importanti finanziamenti, e grazie ad essi sta cambiando i connotati della sinistra a livello mondiale. È noto ad esempio che la fondazione americana Social Changes da diversi anni finanzia singoli candidati nel PD e nel centrosinistra, e guarda caso sono tutti focalizzati sui temi che ho appena citato. Ci sono altre fondazioni, in Italia e negli altri Paesi europei, che pompano denaro nella politica finanziando candidati singoli, e in un momento in cui i partiti sono deboli economicamente li stanno sostanzialmente trasformando.
Se poi non basta l’azione a favore di alcuni, ogni scusa è buona per perseguire quel disegno. Così, visto che ci sono persone che hanno il difetto di riuscire ad essere elette perché hanno consenso fra i cittadini, nonostante il percorso ad ostacoli che di solito viene loro apparecchiato, ecco che siamo arrivati ad eliminarli direttamente dalle liste, per scongiurare il pericolo che vengano eletti. Non è un caso che Bologna sia uno degli epicentri di questa deriva, e ci sono tanti esempi che possono dimostrarlo.
Prenderne coscienza di questa onda, questa deriva, è il primo passo fondamentale, avere il coraggio di combatterla è il passo successivo. Auguro dunque in bocca al lupo a chi è stato eletto, e a tutti noi, se avremo il coraggio di combattere la giusta battaglia. E qui il lupo c’è davvero.