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Forse ci siamo fatti tutti la stessa domanda, quando abbiamo visto l’iniziativa del cashback di Stato: a quale fine vengo parzialmente rimborsato delle spese fatte col bancomat e non dei pagamenti online? Il motivo è che escludendo il variegato e globalizzato mondo dell’online, il cashback di Stato cerca di prendere due piccioni con una fava: da un lato incentiva gli acquisti locali per dare ossigeno al piccolo commercio di vicinato, dall’altro migliora la tracciabilità e conseguentemente la lotta all’evasione fiscale. Se non pago più in contanti, della transazione resta comunque una traccia. Nelle transazioni online la tracciabilità è già piena e quindi il problema non si pone.
Nel tentativo di prendere due piccioni con una fava, si è però fatto di tutta l’erba – ovvero di tutto l’online – un fascio. Arrivando a comprendere nel cash-back anche una serie di pagamenti che invece è giusto che restino o migrino verso gli strumenti online, e invece qui il rischio è che le persone tornino indietro pur di usufruire del cash-back. Bonifici, domiciliazioni bancarie per tutti i pagamenti alle pubbliche amministrazioni, imposte, tributi, sanzioni, tasse, rette scolastiche, bollo auto, ticket sanitari, utenze: sono tutte transazioni online che snelliscono processi e diminuiscono significativamente le file negli sportelli fisici, nei Cup, negli uffici postali. Non ha senso che il cashback di Stato spinga a fare la fila e disincentivi l’online per queste spese, soprattutto nel momento in cui si accelera la trasformazione digitale della pubblica amministrazione e tutti i pagamenti da ora in poi dovrebbero avvenire tramite PagoPA. Piuttosto si cerchi di eliminare o ridurre le commissioni per i pagamenti Cbill, ma su queste transazioni è l’online che è da incoraggiare, lasciando che il cashback incentivi soltanto per le spese fatte negli esercizi commerciali fisici tramite POS.
Su questi importanti temi ho presentato ieri come primo firmatario una risoluzione insieme a diversi miei colleghi. Cerchiamo di evitare l’effetto fila e di dare un senso a un provvedimento, che se corretto potrà produrre effetti positivi ma che se rimane così com’è rischia, per certi versi, di essere un boomerang.
Qui c’è il testo della risoluzione, e di seguito riporto un lancio di agenzia che ne ha parlato.
DIRE Reg. Emilia-Romagna
COVID. “IL CASHBACK? CREA FILE”, PD EMILIA-R. CHIEDE DI CAMBIARE
03 marzo 2021, 18:15
“DISINCENTIVA PAGAMENTI ONLINE, RISCHIO CODE ANCHE PER I TICKET” (DIRE) Bologna, 3 mar. – Il Pd dell’Emilia-Romagna ‘demolisce’ il cashback e chiede alla Regione di incentivare il pagamento online per “evitare affollamenti presso gli uffici postali ed altri uffici pubblici”: cosa che “rischia di accadere vista la possibilita’ di usufruire del bonus cashback pagando tramite bollettino e Pos”. E’ tutto in una risoluzione presentata proprio oggi in Assemblea legislativa dal gruppo Pd. L’atto, firmato da Giuseppe Paruolo e altri consiglieri dem, chiede l’intervento della Regione per correggere lo strumento messo in campo dal Governo Conte bis nel dicembre scorso: il cashback, si legge nel testo, “deve essere rimodulato perche’ incentivi il commercio di vicinato e gli acquisti nei negozi fisici ma non costituisca una incentivazione per dismettere domiciliazioni, bonifici e versamenti online su tutti i pagamenti a favore di enti e pubbliche amministrazioni o relativi ad utenze o rette”. Infatti, rilevano i democratici, “per quanto riguarda imposte, tributi, sanzioni, tasse, rette scolastiche, bollo auto, pagamenti verso le pubbliche amministrazioni o verso fornitori, ticket sanitari, utenze, avrebbe invece senso incentivare l’uso della domiciliazione bancaria o l’uso dei canali online. In particolare, andrebbero incentivati i pagamenti attraverso il circuito PagoPa, e in particolare la modalita’ Cbill, attualmente gravati da significative commissioni da parte delle banche e degli altri enti gestori, che sarebbe invece opportuno calmierare o azzerare”.
Per i democratici “se e’ pienamente giustificato incentivare gli acquisti presso negozi fisici, messi in difficolta’ dalla concorrenza dei negozi online e dalla pandemia, non ha invece alcun senso spingere i consumatori a non utilizzare i canali online per pagare imposte, tributi, sanzioni, tasse, rette scolastiche, bollo auto, pagamenti in genere verso le pubbliche amministrazioni o verso fornitori, come pure non ha senso disincentivare la domiciliazione bancaria delle utenze e di altri pagamenti”. Per questo tipo di pagamenti, i canali “da preferire ed eventualmente incentivare sono quelli online, via bonifico o con domiciliazione bancaria, che pero’ non consentono di beneficiare del cashback”. Proprio per questo, la possibilita’ di rientrare nel bonus secondo i dem “potrebbe spingere gli utenti ad annullare le domiciliazioni e di evitare l’uso dei canali online per cercare di beneficiare del bonus effettuando i pagamenti con Pos. E cio’ avrebbe l’effetto, del tutto indesiderabile, di alimentare code presso sportelli pubblici, uffici postali ed altri luoghi fisici, ovvero rappresenterebbe un passo indietro rispetto alla direzione verso cui ha senso andare”. Questo problema, peraltro, “pare riguardare anche i pagamenti dei ticket sanitari, che non dovrebbero neppure a rigore di normativa rientrare fra le operazioni che danno diritto al bonus”. Anche questi pagamenti, invece, “paiono rientrare nel bonus, se effettuati attraverso Pos, e ovviamente non se effettuati tramite canali online”.
(Bil/ Dire) 18:15 03-03-21