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Trascrizione rivista e video dell’intervento durante la seduta dell’Assemblea Legislativa del 23 febbraio 2021, in cui è stata discussa ed approvata (senza voti contrari) l’Agenda Digitale della Regione Emilia-Romagna.
Grazie, presidente. L’assessora Salomoni ha ben illustrato l’oggetto; ci saranno colleghi che interverranno dopo di me che daranno conto dei vari passaggi che sono stati fatti per portare in aula questo documento. Mi preme sottolineare che siamo di fronte a uno strumento importante, da non prendere sotto gamba, da non considerare come un passaggio formale, perché delinea le linee guida per la trasformazione digitale della nostra Regione, che è uno dei temi più importanti e che è sotteso a molte delle sfide che abbiamo di fronte.
Il documento ha un respiro importante: parte dai dati, sottolineando l’importanza di raccoglierli e soprattutto di utilizzarli. Parla di competenze, da promuovere e da diffondere. Tratta di Pubblica amministrazione digitale, ma anche di industria e di servizi. Afferma l’importante concetto dei servizi pubblici digitali, che non sono solo quelli resi dalla Pubblica Amministrazione, ma certamente li comprendono, che devono essere centrati sull’utente. Parla di reti e di interconnessione, con un respiro che va oltre il dibattito giornalistico su questioni come la battaglia per i diritti televisivi per trasmettere il campionato italiano di calcio: è un tema è importante, ma c’è un respiro più ampio, come dimostra il fatto che qui si parla di comunità digitali anche per vincere una marginalità geografica e per cercare di superare le distanze. E infine l’importante capitolo del contributo femminile alla crescita digitale.
In questo contesto, la pandemia la possiamo e la dobbiamo vedere come un acceleratore del processo, non come qualcosa che devia il percorso, perché la trasformazione che abbiamo di fronte valeva comunque la pena di essere affrontata. Casomai ci siamo accorti che sarebbe stato utile ed opportuno essere più avanti in questa trasformazione, per poter gestire meglio le limitazioni che il virus ci ha comportato. Inoltre le importanti sfide dell’ambiente e del cambiamento climatico, passano tutte anche attraverso un importante sviluppo del digitale. Sono battaglie da combattere! Non sono punti di arrivo, ma fari puntati verso il futuro su cui dobbiamo riuscire a lavorare, anche nella consapevolezza – lasciatemelo dire perché essendo nella materia da un po’ di anni conosco i miei polli – che ci sono ruggini da rimuovere, incrostazioni da superare, difficoltà che non possiamo delegare agli esperti ma su cui dobbiamo vigilare. Ci sono per questo aspetti trasversali nel Piano, alcuni toccati da emendamenti presentati dal Gruppo del Partito Democratico cui ho personalmente contribuito, che credo sia importante sottolineare proprio in questo contesto.
La prima raccomandazione che voglio fare è quella di evitare di stare seduti sui dati. I dati non ci interessa averli per tenerli chiusi in forzieri informatici, per poter dire che li abbiamo, ma devono essere effettivamente fruiti. Per questo la figura di manager che viene definita deve avere una funzione soprattutto di facilitatore dell’accessibilità delle informazione: un vigile attento che questi dati vengano resi effettivamente fruibili.
E dobbiamo evitare la tentazione – che a volte si corre – di prendere ad esempio spunto da un tema pur giusto come quello della privacy, per esercitare un freno, nei fatti, alla loro fruibilità. Per esempio, in ambito sanitario c’è un importante sforzo da fare proprio per mettere a fuoco che la privacy è importante, ma non può essere un inibitore della possibilità di condividere le informazioni fra diverse aziende sanitarie.
Il secondo aspetto che vorrei sottolineare è che il ruolo del mercato è importante, è giusto che i pezzi dell’organizzazione e delle aziende regionali non vadano a sovrapporsi al mercato, ma comunque non possiamo pensare di delegare tutto ai fornitori. La visione è un tema di cui noi vogliamo pienamente appropriarci.
Dobbiamo sfatare il falso mito che il progresso tecnologico sia semplicemente qualcosa da attendere. Ogni tanto si dice: “al meglio delle nuove tecnologie”. Non esiste “il meglio” delle nuove tecnologie: esiste un universo di opportunità e serve una rotta da tracciare in questo mare, per definire le strade che concretamente vengono intraprese e come esse vengono affrontate. Per questo credo sia importante che in questo documento si parli anche di un approccio cooperativo e aperto ai contributi che possono venire. Per questo occorre una strutturazione intrinsecamente non chiusa ma aperta, sia nella fase di definizione delle cose da fare, che nella fase della realizzazione. Soltanto potendo accogliere contributi diversi e idee esterne possiamo pensare di aumentare la velocità con cui affrontiamo queste nuove sfide.
Il terzo aspetto ‒ l’ho già accennato ma voglio sottolinearlo di nuovo ‒ è quello di lavorare molto sull’approccio centrato sull’utente. E’ un tema che spesso viene evocato, ma che occorre concretamente realizzare. Per intenderci, posso capire che dal punto di vista delle aziende sanitarie sia importante realizzare portali aziendali, ma all’utente non interessa sapere che ci sono aziende sanitarie differenti sul suo territorio. Al cittadino interessa avere una visione unitaria dell’offerta sanitaria. Oppure, altro esempio, pensiamo a quello che abbiamo scritto nella legge di riforma delle farmacie rispetto alla fruibilità dei dati, in modo da poter arrivare direttamente alla farmacia più vicina. Sono idee in parte già contenute nelle leggi che abbiamo votato in quest’aula e che attendono ancora di essere pienamente realizzate, ponendoci all’avanguardia e non a dover rincorrere.
Infine, l’ultima sottolineatura che vorrei fare è che dobbiamo pensare all’informatica e al digitale non soltanto come un elemento che arricchisce le modalità di lavorare preesistenti, ma che riesce a ridefinirle. Ad esempio nella sanità le cose digitali più significative che sono entrate senza colpo ferire sono le grandi tecnologie: se una volta c’era la radiografiam adesso c’è la possibilità di fare le tomografie oppure le risonanze. Questo non ha cambiato l’organizzazione, semplicemente siamo passati dalla lastra da guardare al referto computerizzato. Ma le sfide da vincere sono quelle che richiedono di cambiare il modo di lavorare. È questa l’essenza della semplificazione, è questa la sfida che noi dobbiamo riuscire ad affrontare.
Nelle linee guida contenute in questo documento queste suggestioni ci sono. Adesso la sfida che abbiamo di fronte, dopo averlo approvato oggi in quest’aula, è quella di raccoglierle. Nel concreto, il tema non è quello di riuscire a scrivere il miglior documento rispetto al nostro futuro digitale, ma di riuscire realizzare queste premesse mettendoci all’avanguardia sulla capacità di realizzarlo.
Quindi, io ringrazio la Giunta per averci proposto questo documento e il Consiglio contribuito ad arricchirlo. Adesso è responsabilità comune di tutti noi, della Giunta e del Consiglio, ognuno per le proprie responsabilità, quella di spingere, di fare di tutto, anche combattere se necessario, perché a queste parole vengano date effettive e concrete realizzazioni.