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Insieme ad alcuni colleghi ho sottoscritto un’interrogazione con un appello alla Giunta regionale. Riguarda i quasi 3000 profughi bosniaci: giovani, donne, anziani e soprattutto bambini, accampati in capannoni improvvisati. C’è molto freddo in Bosnia-Erzegovina e, come dimostrano le foto che arrivano da là, alcuni hanno solo le ciabatte ed i piedi sono immersi nella neve; altri fanno la fila col volto ricoperto di ghiaccio per una razione di cibo.
Ci sono due questioni da affrontare: la prima, a breve termine, è agire contemporaneamente sia sul fronte della pandemia che della tutela di imprescindibili diritti umani. La seconda è prevedere una via legittima che definisca la possibilità a migrare in modo regolare. Questo perché normative sbagliate e poco lungimiranti, che di fatto lasciano come unica possibilità di migrazione quella clandestina, ci costringono ad agire solo in emergenza sull’accoglienza. Sono temi che vanno affrontati sia a livello nazionale che come Unione Europea. Non possiamo dimenticarci delle persone.