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E’ cominciato, ormai da tempo, il percorso di avvicinamento verso le elezioni amministrative di Bologna 2021, e la sensazione è che anche in questo caso la strada sia abbastanza accidentata. Io, che ho vissuto da vicino le campagne precedenti dal 1999 in avanti (prima o poi dovrò decidermi a raccontarne la storia per come l’ho vista e vissuta io) seguo l’evolversi della vicenda con una certa preoccupazione.
Lo faccio conscio di rappresentare un caso un po’ particolare, perché nella mia azione politica ho sempre cercato di mettere il merito delle questioni davanti alle appartenenze. E ho sempre cercato di mantenere una coerenza fra le parole e i fatti conseguenti. Se a volte mi esprimo in modo misurato, come mi fa notare qualche amico per criticarmi benevolmente, è anche perché cerco di misurare quel che dico in relazione alle azioni conseguenti. Fatico infatti a sopportare l’abitudine di tanti di dire cose per smentirle coi propri comportamenti subito dopo, come pure la diffusa disponibilità a cambiare idea sulle cose a seconda della convenienza e della vicinanza.
Se mi mettessi a fare degli esempi finirei per essere sgradevole, perché purtroppo ce ne sarebbero parecchi, sia nella politica nazionale che in quella locale. In generale però dico che è meglio diffidare di chi esordisce nelle interviste dicendo frasi tipo “E’ proprio l’ambizione personale che va messa in secondo piano nel Pd. Da oggi si costruisce il noi, non l’io.” e poi mette la propria ambizione personale davanti ad ogni altra cosa. Anche se purtroppo è questa un’abitudine piuttosto diffusa.
Per quanto mi riguarda, ho sempre privilegiato la sostanza, criticando quando mi pareva necessario farlo e condividendo quando era il caso. Così ho criticato Acer nel 2015 e l’ho apprezzata nel 2018, anche se i vertici di prima e di dopo li aveva nominati lo stesso sindaco Merola. Per chi legge la politica solo sull’asse delle vicinanze e a prescindere dal merito, io ero contro Merola nel 2015 e pro Merola nel 2018. Invece il centro della politica, per me, è il merito e per questo su tante questioni delicate ho preso anche posizioni controcorrente, e conservo il ricordo di chi invece in quelle occasioni ha preferito girarsi dall’altra parte per evitare di assumere posizioni conflittuali.
Tutto questo per dire che non sono il tipo che dice sempre che va tutto bene madama la marchesa. E quando ieri ho letto sui giornali di un sondaggio che – tra le altre cose – ci dava vincenti al primo turno con qualunque candidato avessimo scelto, mi sono subito tornati in mente diversi fantasmi del passato. Per questo ho scritto di getto su facebook che “Un sondaggio che ci dà vincenti al primo turno chiunque candidiamo non é solo fantasioso: é proprio pericoloso…”.
Poco dopo mi ha chiamato la Dire, che è poi uscita con altre mie dichiarazioni. Questo il lancio:
COMUNALI. BOLOGNA, PARUOLO (PD): PRIMARIE? DA SOLE NON BASTANO
“LE VINSERO ANCHE BARTOLINI-DELBONO; SONDAGGIO PERICOLOSO”
(DIRE) Bologna, 28 nov. – “Un sondaggio che ci da’ vincenti al primo turno chiunque candidiamo non e’ solo fantasioso: e’ proprio pericoloso”. L’altola’ e’ del consigliere regionale del Pd Giuseppe Paruolo, che non si esalta affatto per le cifre del sondaggio Winpoll, reso noto ieri su commissione di Scenari Politici, che mette davanti a tutti l’attuale assessore comunale Matteo Lepore in vista delle prossime comunali. La rilevazione da’ pero’ vincenti alle elezioni del 2021 anche gli altri pretendenti Pd nel confronto col centrodestra (che non ha ancora un proprio candidato).
Ma “storicamente a Bologna il centrosinistra ha corso dei rischi, e ha perso, solo quando e’ prevalsa la convinzione che fossimo comunque predestinati alla vittoria”, spiega Paruolo precisando il suo pensiero alla ‘Dire’. “In questo panorama fatto di appelli, piu’ o meno convinti, all’unita’ e di invocazioni al rispetto delle procedure interne al partito (assemblea cittadina) o di consultazione esterna (primarie) rischia di consumarsi una divaricazione profonda”, aggiunge il dem. “Se a questo si somma la convinzione che comunque la vittoria alle elezioni sia scontata, ecco che deve scattare un campanello d’allarme”.
Secondo il consigliere regionale ed ex vicesindaco “per provare a percorrere davvero la strada dell’unita’ occorrerebbe la disponibilita’ di tutti a metttersi a servizio di un percorso ed un confronto in cui al centro si mettono i programmi, senza esiti scontati ne’ candidati predestinati”. Tutte le altre opzioni, “per quanto formalmente rispettose delle procedure, ci espongono a rischi molto seri”. Un ragionamento che non esclude le primarie, a questo punto forse la via d’uscita piu’ probabile per uscire dallo stallo in cui si sono cacciati i dem.
“Le primarie sono uno strumento prezioso, io sono un convinto primarista e mai ne parlero’ male”, premette Paruolo, che si candido’ alle primarie proprio nel funesto 1999, quando poi le elezioni ‘vere’ le vinse il centrodestra. “Ma- sottolinea ancora il democratico- va costruito con intelligenza anche il quadro politico in cui farle, altrimenti potrebbero non bastare. La Bartolini vinse largamente le primarie, e le vinse anche Delbono”. Nel primo caso ci fu la storica sconfitta per mano di Giorgio Guazzaloca, nel secondo una vittoria sfociata pero’ pochi mesi dopo nel commissariamento.
(Bil/Dire) 11:31 28-11-20
E stamattina è uscito sul Carlino il trafiletto che trovate qui allegato.
Potrei aggiungere diverse cose, e forse lo farò in seguito, ma per ora basti l’appello ad evitare atteggiamenti di intrinseca arroganza. Pensare che la scelta del candidato sia un problema solo interno sarebbe un errore. Pensare che fare le primarie sia di per sé sufficiente a dirimere la questione, senza considerare le ragioni (peraltro non chiare alla gente normale) di una divaricazione profonda ed antica, e senza aver lavorato per cercare come minimo di chiarirle e possibilmente di superarle, sarebbe un errore. Vivere questo tempo come un rituale che dietro parole felpate nasconde un aspro scontro, sarebbe un errore. Semplicemente perché è sbagliato dare per scontato che le elezioni siano sostanzialmente già vinte, e di sondaggi improbabili che si sono poi rivelati lontanissimi dalla realtà sono purtroppo piene le fosse.
Tutto questo fa riaffiorare i ricordi dei miei primi passi in politica, quando da perfetto sconosciuto, impegnato nel Movimento per l’Ulivo, mi presentai alle primarie del centrosinistra del 1999, ed insieme ad un consigliere comunale ancora poco noto (Maurizio Cevenini) ed un entomologo ex parlamentare europeo verde (Giorgio Celli) ci confrontammo con Silvia Bartolini, che vinse largamente le primarie e poi purtroppo perse le elezioni contro Giorgio Guazzaloca. E ricordo bene come fosse lontano dai pensieri di tutti i miei interlocutori di allora l’ipotesi che si potessero perdere le elezioni.
Io scrivevo nel mio volantino che occorreva “riconoscere errori ed insufficienze” del governo della città per “farsi interprete del cambiamento” ed evitare “il rischio che gli elettori cerchino il cambiamento votando a destra o rinuncino a votare”. E mi candidavo alle primarie pur riconoscendo esplicitamente che erano “arrivate dopo un lungo braccio di ferro” ed erano “tardive, frettolose e strumentalizzate da partiti che già discutono gli equilibri di potere successivi al risultato che ritengono scontato”. Era marzo del 1999, e venivo commiserato: ricordo un potente di allora che mi disse in pratica che comprendeva che io lo scrivessi in modo strumentale, ma che perdere era un’eventualità del tutto impossibile. Invece io lo pensavo seriamente, e poi successe. Ecco, cari potenti di oggi, se poteste evitare di ripetere l’errore di allora, lo apprezzerei.