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In questi giorni ho presentato una interrogazione sulle tariffe dell’acqua per uso domestico. Da anni si va verso un pagamento commisurato al consumo di ogni persona, volto a premiare un uso attento di questa risorsa. Naturalmente l’uso pro-capite dovrebbe tenere conto del numero di abitanti di ogni casa dotata di un contatore. Dal punto di vista amministrativo la cosa più semplice è partire dal numero dei residenti, ma può capitare che in una casa abitino stabilmente persone che sono residenti altrove: è il caso ad esempio di studenti e lavoratori fuori sede. Per questo nel territorio bolognese era stato previsto già anni fa di tenerne conto, come potete leggere in questo comunicato stampa del dicembre 2011.
Purtroppo ora quel provvedimento non è più in vigore, e siamo tornati a considerare soltanto i residenti. Come si sia giunti a fare questo passo indietro lo potete leggere nella interrogazione che ho presentato. Fatto sta che la situazione tariffaria attuale rende possibili fortissime discriminazioni proprio sul confine che distingue un residente da un domiciliato. Nell’interrogazione ho fatto anche alcuni esempi molto concreti che lo illustrano, ripresi anche nella nota dell’Agenzia Dire che riporto qui sotto.
Resto in attesa della risposta, ma certo posso già dire che sono convinto che quantomeno occorre ripristinare il livello di attenzione ai fuorisede che avevamo già introdotto in passato. Poi si può fare anche di meglio.
UNIVERSITÀ. “CARO-BOLLETTE, COSÌ BOLOGNA PUNISCE I FUORISEDE”
PARUOLO (PD) PORTA CASO IN REGIONE: TORNARE AD ACQUA PRO-CAPITE
(DIRE) Bologna, 16 ott. – Allontanati dal Covid e, nonostante questo, “discriminati” nel pagamento delle bollette, acqua in particolare. Chiede tariffe più giuste per gli studenti fuorisede e i lavoratori stagionali domiciliati a Bologna, vittima oggi di una “grande discriminazione” rispetto ai residenti, il consigliere regionale Pd Guseppe Paruolo. Il calcolo delle bollette dell’acqua, infatti, “è congegnato in modo da rendere possibili enormi sperequazioni e una sostanziale discriminazione verso situazioni che meriterebbero invece di essere trattate con maggiore equità”. Paruolo, nell’interrogazione presentata in Regione Emilia-Romagna sull’argomento, fa due esempi. “Prendiamo in considerazione il caso di tre studenti domiciliati in un piccolo appartamento e paragoniamoli al caso di otto loro colleghi domiciliati in un grande appartamento, e supponiamo che ognuno di essi consumi 50 metri cubi all’anno di acqua. Con le tariffe in vigore (uso non residente) i primi pagheranno 39,81 euro a testa, mentre i secondi pagheranno 70,86 euro a testa, pur avendo consumato la stessa quantità di acqua”.
Altro esempio. “Consideriamo – scrive Paruolo nell’atto – tre persone che vivono in uno stesso appartamento, e anche in questo caso supponiamo che consumino 50 metri cubi all’anno di acqua a testa. Se le tre persone fossero residenti pagherebbero a testa 28,82 euro. Se le tre persone fossero tutte studenti fuorisede, pagherebbero 39,81 euro a testa. Ma cosa accadrebbe se uno di loro fosse residente e gli altri due studenti fuorisede? In quel caso pagherebbero con gli scaglioni per uso residente, ma col calcolo pro-capite basato sull’unica persona residente nella casa, il che li porterebbe a pagare 95,69 euro a testa. E sono tutti casi in cui il consumo pro-capite è lo stesso”.
Eppure, fino a qualche anno fa si riservava agli studenti universitari e ai lavoratori stagionali lo stesso trattamento dei residenti, appunto la tariffa pro-capite basata sul numero di abitanti nella casa. “Nulla vieta – secondo il democratico – di ripristinare le misure che consideravano nella fascia tariffaria agevolata gli studenti universitari provvisti di regolare contratto d’affitto e regolarmente iscritti all’Università, nonché lavoratori stagionali ed eventuali altre categorie di persone domiciliate per cui sia possibile l’accertamento dei requisiti e ragionevole l’estensione dell’agevolazione”.
(Bil/ Dire) 13:11 16-10-20