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Se quest’inverno si verificheranno sforamenti dei livelli di attenzione delle polveri sottili per più giorni consecutivi, si rischierà che il contagio pandemico “metta il turbo”, e per evitarlo occorrerà prendere provvedimenti straordinari perché le PM10 rientrino nei limiti e intanto dare indicazione ai cittadini di indossare la mascherina anche all’aperto.
Mi pare che questo sia il suggerimento più significativo uscito dall‘audizione di diversi esponenti della comunità accademica e scientifica questa mattina nelle Commissioni III (ambiente) e IV (sanità) in seduta congiunta. Un’audizione interessante nel merito ma anche importante per le implicazioni sulle decisioni che la politica è chiamata a prendere.
Sono intervenuti il prof. Leonardo Setti, le prof.sse Elena Loli Piccolomini e Fabiana Zama, la dott.ssa Anna Maria Colacci in rappresentanza di tre diversi gruppi di ricercatori. Trovate allegate le slide delle loro presentazioni, insieme alla documentazione inviata dal prof. Marco Roccetti che non è riuscito ad intervenire.
Dagli interventi è uscito uno spaccato degli studi e delle verifiche in corso sull’andamento del contagio, sui possibili modelli previsionali di cui potremmo disporre, sul ruolo dei fattori ambientali ed in particolare dei livelli di inquinamento da polveri sottili sia come fattore di trasporto del virus (vale a dire che livelli alti di PM10 contribuiscono ad aumentare la gittata spazio-temporale delle droplets contenenti il virus emesse dai soggetti contagiosi, rendendo quindi necessario intervenire per aumentare distanze e precauzioni) che come aspetto che interagisce col virus nel determinare il decorso e la gravità della malattia. Se per alcuni di questi aspetti gli studi sono ancora in corso e necessitano di ulteriori conferme, pare invece confermata la correlazione fra i livelli delle PM10 e la capacità del contagio di diffondersi, il che ci porta alla considerazione che ho riportato all’inizio.
Credo sia necessario approfondire i temi che sono emersi; adoperarsi perché i diversi gruppi di scienziati che abbiamo attivi sul territorio possano cooperare e confrontarsi (visto che non tutti hanno i dati, nè tutti hanno i modelli, né tutti possono da soli disporre dei diversi strumenti che sarebbe importante usare in modo coordinato); portare questa riflessione ad un livello operativo che consenta agli amministratori di assumere le decisioni migliori.
Certo, possono esserci punti di vista diversi – emersi anche stamattina per chi ha ascoltato le relazioni con orecchie attente – anche fra gli scienziati, ma in nessun caso questo può essere un motivo per ritardare una presa di coscienza e un’assunzione di responsabilità. I nodi e i problemi esistono e sono da sciogliere, questo è vero da tempo, ben prima di questa pandemia: il virus “semplicemente” ci consegna l’urgenza di affrontarli con chiarezza e con coraggio.
Slide delle presentazioni durante la commissione:
Leonardo Setti
Elena Loli Piccolomini e Fabiana Zama
Anna Maria Colacci
Marco Roccetti (via mail)