;
L’invocazione alla Madonna in chiave pre-elettorale da parte di Salvini e i contestuali attacchi a Papa Francesco in piazza del Duomo a Milano sabato scorso hanno provocato tante reazioni, anche autorevoli dal punto di vista ecclesiale. Peraltro per cogliere l’evidente stonatura sul piano della fede sarebbe bastato andare a Messa il lunedì successivo e ascoltare il racconto di Paolo e Barnaba che, dopo aver fatto miracoli, rifuggono dall’essere personalmente glorificati, una linea di condotta riassunta nel ritornello del salmo: “Non a noi, Signore, ma al tuo nome dà gloria”.
Ma come sono state accolte le bacchettate ecclesiali da diversi cattolici militanti o simpatizzanti della destra in generale e della Lega in particolare? Ho letto commenti da cui traspare rabbia e nervosismo, richiami ai vescovi ad essere “padri di tutti”, citazioni di Papa Benedetto XVI in implicita (se non esplicita) contrapposizione a Papa Francesco. Su tutto, una sensazione di stupore, quasi a dire: ma come, i vescovi ce l’hanno con noi e non con i cattolici del PD? Perché, diciamolo, in passato c’era una consolidata tradizione di richiami rivolti ai cattolici impegnati a sinistra, e qualcuno ci aveva fatto l’abitudine.
Fermo restando il ruolo della coscienza personale nel tradurre i valori di fondo (che per chi crede hanno radici anche nella fede) in programmi ed azioni politiche concrete rivolte a tutti (credenti e non credenti), e ferma restando la distinzione fra il piano religioso e quello politico, è inevitabile che l’interlocuzione fra questi due piani sia tanto più problematica quanto più le scelte politiche si allontanano dai valori di fondo affermati dalla fede.
Oggi occorre riconoscere che ci sono ragioni di sofferenza sia per i cattolici impegnati a sinistra che per quelli impegnati a destra. Come ho già scritto, nel centrodestra i problemi sono anzitutto sui temi dell’accoglienza (non solo dei migranti, anche dei poveri) con posizioni di sostanziale egoismo collettivo. Nel PD e nel centrosinistra i problemi sono in primis sull’interpretazione radicale del tema dei diritti, col rischio di scivolare verso un egoismo individualista. Il M5S corre entrambi i rischi.
Proprio per questo sarebbe molto opportuno che ognuno di noi, prima di pontificare sui problemi di coerenza dei cattolici che fanno parte dello schieramento avversario, si impegnasse a fare le giuste battaglie all’interno del proprio. Inoltre, nel portarle avanti è opportuno sempre porsi in modo laico, evitando argomentazioni identitarie, aperti a chiunque condivida le battaglie specifiche anche partendo da altri punti di vista. E se da un lato è vero che la gamma di temi che hanno aspetti rilevanti per i valori di cui stiamo parlando è molto più ampia di quanto comunemente si ritenga, dall’altro è vero che ci sono battaglie specifiche molto importanti ed indicative, vere e proprie cartine di tornasole.
Nel PD e nel centrosinistra una cartina di tornasole di grande attualità è la posizione sulla maternità surrogata. E’ una battaglia che stiamo combattendo con l’apporto di cattolici e di laici, di moderati e di radicali, di uomini e di donne, di femministe e di componenti del mondo lgbt. Non è una posizione facile, e – succede non di rado – mi sento “scomodo” all’interno di un partito in cui vedo il rischio di una deriva che ci porti fuori strada, trainati da istanze numericamente poco rilevanti ma che vengono mollemente tollerate o accolte da una maggioranza sonnacchiosa e tattica. Tanti si preoccupano soprattutto di essere (e stare) “comodi“: nel partito e sulle poltrone. Per questo non ho fatto mistero che nell’appello per il ritiro dell’emendamento anti-gpa sulla legge regionale anti-discriminazioni, non mi sono dispiaciute tanto le firme di coloro che percepisco come culturalmente distanti, quanto quelle di persone che al momento giusto si affrettano ad andare in parrocchia a chiedere voti, ovviamente senza mai raccontare come quei voti li usano poi effettivamente. Sempre per quel motivo, non posso non apprezzare il coraggio di quei candidati alle europee nelle nostre liste che hanno sottoscritto l’appello anti-gpa promosso da diverse associazioni: onore al merito.
Lo stesso vale per i cattolici impegnati nel centro-destra, a cui mi rivolgo: non potete continuare a fare finta che i problemi riguardino solo gli altri, non potete non vedere l’enorme distanza fra i valori di fondo della fede che professate e il distillato di odio, razzismo e antisolidarismo che caratterizza la linea politica delle formazioni in cui militate. Capisco che siate poco abituati a ritrovarvi nel mirino delle sollecitazioni dei vescovi. Ma io come credente ho rispettato (e amato) il Papa e i Vescovi anche quando ci correggevano e spronavano, mi sono interrogato sui loro appelli, mi sono messo in discussione sui “principi non negoziabili”. Giovanni Paolo II è stato un grande Papa ed è già un santo, Benedetto XVI è stato il mio Papa come ora lo è Papa Francesco. Nessuno di loro peraltro ha parlato e parla a senso unico, anche se può avere posto l’accento sui temi che ha ritenuto di più stringente attualità.
Quindi, cattolici del centro destra, accettate un consiglio: mettetevi in discussione anche voi, rispettate e amate il Papa e difendetelo da chi per uno sporco gioco politico lo attacca confondendo i piani, impegnatevi per correggere le evidenti problematiche che stanno in casa vostra rispetto alla compatibilità con la fede cristiana. State alla larga da Bannon e dai propagatori di odio che soffiano anche all’interno della Chiesa, alimentando linee di pensiero intrinsecamente scismatiche. Isolate estremisti e facinorosi che da tempo usano la fede per promuovere attivamente lo scivolamento dei cattolici verso destra, nascosti in mailing list non pubbliche che raccontano falsità condite da preghiere pur di ottenere lo scopo. Sono comportamenti di cui il Vangelo parla con dovizia di particolari, basterebbe leggerlo.
Confrontiamoci fra noi, in dialogo anche coi pastori, ma partiamo tutti dal riconoscere – nella differenza dei piani – il loro ruolo e il nostro, e ricordiamoci che il primo atteggiamento da mettere in campo è l’umiltà. Umiltà che suggerisce di invocare la Vergine Maria per aiutarci a comprendere ciò che è giusto e per correggere i nostri errori, non certo come sponsor di un partito politico. Ascoltiamo il Vescovo di Forlì, che di recente ha esortato i cristiani nei diversi schieramenti ad impegnarsi anche a costo di risultare “scomodi”: un appello che riconosce i problemi presenti sia a destra che a sinistra, una consapevolezza che dovremmo tutti condividere.
E voi, cattolici del centro destra, fateci capire quali battaglie state facendo all’interno dei vostri partiti, perché francamente da fuori non ci accorgiamo di nulla. Diteci in che cosa siete “scomodi” nelle case politiche in cui militate, fateci conoscere le vostre cartine di tornasole, in modo da farci comprendere che non vi limitate solo alle battaglie che vengono condivise dalle vostre forze politiche, al punto da usarle come ariete acchiappa-voti nei comizi elettorali. Altrimenti sareste del tutto speculari a quei cattolici del mio partito che si attivano solo sui temi dell’accoglienza per sottolineare (giustamente) le enormi colpe della destra razzista e che istiga all’odio, e poi invece si fanno di nebbia quando si parla di maternità surrogata. Cominciate anche voi, ad esempio, ad usare l’hashtag #restiamoumani, sarebbe un primo passo. Ricordatevi – ricordiamoci – il rischio che corrono i cattolici che stanno “comodi” nei propri partiti di riferimento: servire solo ad attirare voti senza incidere davvero sugli aspetti problematici. In altre parole, venire usati come specchietti per le allodole.