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Cari tutti, le giornate si accorciano e l’inverno è alle porte, ma prima di entrare in dicembre eccovi il consueto aggiornamento mensile.
Il 25 novembre si è celebrata la giornata contro la violenza sulle donne. Eravamo a pochi giorni di distanza dal convegno sulla prostituzione di cui parlo in coda, un incontro ricco di contributi importanti capaci di sfatare tanti luoghi comuni su questo argomento. Così ho scelto di scrivere sulla mia bacheca facebook: “In questa giornata contro la violenza sulle donne non riesco a fare a meno di pensare a quanti miei colleghi di genere oggi si dichiarano assolutamente e doverosamente contrari alla violenza sulle donne, e poi trovano normale andare con delle donne prostituite, ben sapendo che nella stragrande maggioranza sono schiave costrette a fare quella vita, e anche qualora fossero convinte di autodeterminarsi, staremmo comunque parlando di un abuso sessuale a pagamento (sì, leggete il libro di Rachel Moran).”
Il giorno dopo, Vincenzo Branà, presidente del circolo Arcigay Il Cassero, mi ha attaccato perché ha trovato il mio commento lesivo della libera autodeterminazione a prostituirsi. E’ in nome di quella battaglia che lo stesso Branà, Sergio Lo Giudice ed altri esponenti di Arcigay avevano nei giorni precedenti sparato bordate sul convegno sulla prostituzione citato poc’anzi, ottenendo che il Comune ritirasse l’uso del proprio logo all’iniziativa. Quel convegno ha visto fra gli altri la partecipazione attiva di Arcilesbica, che da alcuni mesi è stata esclusa dal Cassero, dopo le polemiche interne al mondo lgbt+, e molto sentite nel campo femminista, su utero in affitto (gestazione per altri), prostituzione e altri temi. Proprio per la giornata contro la violenza sulle donne, Arcigay ha scelto di fare una campagna in cui fra l’altro difende come libertà delle donne quella di prestare il proprio corpo come gestante in conto terzi, affermando peraltro che l’espressione “utero in affitto” sia violenta. Fra le voci che si sono opposte, segnalo questo post di Aurelio Mancuso, già presidente di Arcigay, che prende nettamente le distanze da questa linea. E’ uno scontro intenso che ha finora trovato poco spazio sui media e poco riscontro nella politica, che però inevitabilmente dovrà decidere da che parte stare su questi temi, e l’appello della presidente di Arcilesbica al PD in questo senso rappresenta un segnale che a mio avviso merita di essere raccolto.
In questi giorni è emersa l’intenzione del governo gialloverde di cancellare il progetto del Passante di Bologna, ossia l’allargamento in sede di autostrada e tangenziale bolognese, prevedendo interventi solo nei punti più critici della tangenziale. Ferma al disegno degli anni ’60, la tangenziale è la tassa più pesante in termini di tempo e denaro che pagano quotidianamente i bolognesi fermi in coda: la sua inadeguatezza, rispetto ai volumi di traffico che ogni giorno vi insistono, è evidentissima. Come è una sciocchezza pensare che per l’attraversamento autostradale del nodo di Bologna bastino 2 corsie più la corsia dinamica. Sarebbe molto meglio confermare il progetto arricchendolo dal punto di vista della tutela ambientale, mettendo in galleria i tratti vicini alle case e attrezzandoli a parco pubblico. Spiego questo ed altro in questo articolo.
In Assemblea legislativa abbiamo approvato all’unanimità la legge regionale sulla promozione della salute, del benessere della persona e della comunità e sulla prevenzione primaria. È la prima legge in Italia a formalizzare un metodo di programmazione regionale in materia di prevenzione, istituendo una sorta di innovativo welfare della prevenzione. Per un paese e una regione la cui popolazione continua a prolungare l’attesa di vita, è essenziale investire non solo sulla qualità del sistema sanitario, ma anche sulle politiche di prevenzione, attraverso strumenti di sensibilizzazione, informazione, di azioni nella scuola, nei luoghi di lavoro e di vita quotidiana e che devono rivolgersi all’intera popolazione. Per l’attuazione di queste politiche la legge prevede lo stanziamento annuale di 3,5 milioni di euro, aggiuntivi rispetto alle risorse già impegnate dalla Regione per le politiche di prevenzione (vedi post).
Nella nostra Regione, il 13% delle scuole ha sede in un comune montano e su 550 mila alunni emiliano-romagnoli, 32 mila frequentano scuole di montagna, numero che corrisponde al 6% complessivo. In V Commissione, che presiedo, abbiamo fatto un approfondimento sulla situazione e le problematiche delle scuole di montagna, e ne è emerso un quadro che, senza eccessivi allarmismi, mostra comunque la necessità di attivarsi. Abbiamo approvato alcune risoluzioni con l’obiettivo di salvaguardare i presidi scolastici montani, mantenere i servizi essenziali ed evitare lo spopolamento dei paesi dell’Appennino. Maggiori dettagli in questo post.
Frequentare il nido, la scuola dell’infanzia e i gradi scolastici successivi, lavorare con un contratto a tempo indeterminato, fare compere nei negozi della propria città… È sempre più ampia l’offerta di servizi per i bambini, i ragazzi ed anche gli adulti con disturbi dello spettro autistico. Nella nostra Regione i percorsi che vanno in questa direzione sono diversi e numerosi, ed in alcuni casi rappresentano sperimentazioni a livello nazionale. Di recente, si sono aggiunte due nuove esperienze, messe in atto dal Comune di Granarolo dell’Emilia e dalla Alstom di Bologna. Vi parlo di entrambe in questo post.
Ambiente: le micro, piccole e medie imprese dell’Emilia-Romagna possono presentare domanda per l’eco-bonus per i veicoli commerciali leggeri, domande fino al 15 ottobre 2019. Agricoltura: al via bando da quasi 17 milioni per prevenzione delle frane e riduzione dei danni, domande fino al 14 febbraio 2019. Università: in Emilia-Romagna oltre 21mila borse di studio riconosciute: (100% la copertura degli studenti idonei). Mobilità: la Conferenza Stato-Regioni assegna oltre 73 milioni al traporto pubblico locale dell’Emilia-Romagna. Medicina: dalla Conferenza delle Regioni quasi 24 milioni, di cui oltre 3 per finanziare nel triennio 2018/2021 201 borse di studio aggiuntive per la medicina generale. Violenza di genere: sono 31mila le donne che hanno sporto denuncia nell’ultimo quinquennio in Emilia-Romagna, nel 2017 in 3.520 sono state accolte dalla rete regionale. Reddito di solidarietà: in poco più di un anno in Emilia-Romagna già erogato a oltre 10.500 famiglie, più di 25mila persone. Mobilità: la Regione investe 3 milioni di euro per potenziare i collegamenti tra Bologna, Ravenna e Rimini. Attività produttive: in arrivo 4,7 milioni di euro a 219 imprese dell’Emilia-Romagna e oltre 1 milione per 9 start up. Riordino istituzionale: oltre 17,3 milioni di contributi a 39 Unioni di Comuni dell’Emilia-Romagna. Casa: per i cittadini che non riescono a pagare l’affitto la Regione stanzia oltre 5 milioni, fino a un massimo di 12 mila euro a famiglia. Territorio: dalla Regione 1 milione di euro per interventi urgenti di messa in sicurezza di strade, scuole, edifici pubblici nei comuni colpiti dal maltempo nel 2018. Maltempo 2017: la Regione interviene con risorse per 1 milione di euro per risarcimento per auto e veicoli privati. Mobilità sostenibile: l’Emilia-Romagna investe 10 milioni di euro su piste ciclabili e posti bici. Riqualificazione: la Regione investe oltre 3,2 milioni di euro per 33 progetti per aree urbane e di mercato. Edilizia scolastica: pronti altri 135 milioni di euro per oltre 100 interventi di ristrutturazione e nuove costruzioni. Patto per il Lavoro: con il nuovo Patto per i giovani pronti 260 milioni per l’occupazione di ragazze e ragazzi. Autismo: al progetto della Regione “Meglio accogliere, accogliere meglio” 1 milione di euro dall’Istituto superiore di sanità. Welfare: all’Emilia-Romagna quasi 55 milioni dal Fondo nazionale per la non autosufficienza e da quello per le Politiche sociali. Cinema e audiovisivo: finanziamento regionale di quasi 1,2 milioni per 20 nuovi progetti audiovisivi tra documentari, lungometraggi, corti e fiction. Piano faunistico-venatorio: obiettivi del Piano regionale la tutela delle biodiversità, la salvaguardia delle attività agricole e la riduzione degli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica. Bonifica: entro il 2019 il cantiere da oltre 3,3 milioni di euro per risanare il sito della discarica ex Razzaboni, a San Giovanni in Persiceto (BO). Ricerca e sviluppo: Emilia-Romagna, Toscana ed Enea firmano per il rilancio del Centro ricerche del Brasimone, fino a 100 milioni di euro di investimenti congiunti. Industria 4.0: inaugurato a Casalecchio di Reno il nuovo Centro digitale interattivo di Eon Reality, nuovo quartier generale europeo dell’azienda Usa leader mondiale nella realtà aumentata e virtuale. Centro meteo europeo: entro il 2020 operativo a Bologna uno dei più grandi supercomputer del mondo. Ricerca e imprese: nasce in Emilia-Romagna l’Associazione Mak-ER, rete di laboratori della manifattura digitale. Spreco alimentare: dal 2007 in Emilia-Romagna recuperati 22 milioni di euro di prodotti con 132 enti beneficiari, 113 donatori e 52 Comuni coinvolti grazie ai progetti del Last minute market. Salute: è partita il 5 novembre in tutta l’Emilia-Romagna la campagna di comunicazione della Regione per la vaccinazione gratuita contro l’influenza.
Il libro di Rachel Moran “Stupro a pagamento – La verità sulla prostituzione” è stato l’occasione di un incontro partecipato, interessante e profondo che si è tenuto a Bologna il 19 novembre scorso, con relazioni molto qualificate: trovate il video integrale in questo articolo. L’argomento del convegno è in linea con una risoluzione, di cui sono stato primo firmatario, approvata il 23 maggio scorso in Regione, in cui si parla del modello nordico della punibilità dei clienti. L’Assemblea Legislativa ha patrocinato l’incontro, mentre il Comune di Bologna, pur ospitandolo, ha negato l’uso del proprio logo. Al centro della polemica il diritto all’autodeterminazione di prostituirsi, su cui ci sono evidentemente pareri differenti. Ma forse sarebbe utile partire dal diritto a non essere prostituite, che andrebbe riconosciuto alle tantissime donne che sono oggetto di tratta e tenute in sostanziale schiavitù, o costrette dalla mancanza di alternative: se non tutte, sono la stragrande maggioranza. Bisognerebbe parlare dei clienti, e chiedersi se è un diritto da tutelare quello di pagare per avere accesso sessuale a corpi altrui. E riflettere sul fatto che gli Stati che hanno regolamentato il settore in nome dell’ordine pubblico e della libera autodeterminazione, hanno visto crescere a dismisura il mercato del sesso e la tratta, ovvero la sostanziale schiavitù delle donne prostituite. Guardate il video del convegno, ne vale la pena.
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Un caro saluto e alla prossima,
Giuseppe