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Questa mattina sono stato ospite dell’Edicola dell’Assemblea legislativa, la rassegna stampa quotidiana di Lepida TV. Le pagine dei quotidiani sono state spunto di riflessione su diversi temi di politica regionale e nazionale.
Innanzitutto, ho avuto l’occasione di parlare dell’abolizione dei superticket, che l’Emilia-Romagna renderà effettiva dal 1° gennaio 2019. In particolare, ho ricordato che nel 2011 fu il governo nazionale a prevedere l’introduzione di questo nuovo ticket, e già allora la nostra Regione intervenne con un criterio progressivo basato sul reddito: RE1 (fino a 36.152 €), RE2 (fino a 70.000 €), RE3 (fino a 100.000 €) e RE4 (dai 100.000 € in su). Ad oggi sono esenti dal ticket coloro che hanno un reddito inferiore ai 36.152 €, da gennaio rimarrà la contribuzione solo per i redditi superiori a 100.000 €. Personalmente mi batto da anni, perché accanto al criterio del reddito venga preso in considerazione anche il numero dei componenti del nucleo familiare, ed in particolare il numero dei figli a carico, come già avviene ad es. con l’ISEE per i nidi. Il provvedimento annunciato dalla Giunta regionale fa un passo anche in questa direzione, stabilendo l’esenzione dal pagamento del ticket per la prima visita specialistica per le famiglie con almeno 2 figli: si tratta di un segnale di solidarietà importante. Ed è anche indicativo del fatto che della sanità dell’Emilia-Romagna andiamo fieri, ma lavoriamo sempre per continuare a migliorarla. La sanità gratuita, pubblica, universale è un diritto per cui non smetterò mai di lottare. Si calcola che con questo provvedimento ci saranno 900mila nuovi esenti, che si aggiungono a chi aveva già esenzioni di altro tipo. Lavorerò perché tutto ciò avvenga con procedure semplici e non con una burocrazia complicata. Trovo del tutto fuori luogo la polemica dei 5stelle, che rivendicano la paternità di queste misure: se le condividono, lo dicano. Allo stesso modo io mi impegno, se il governo nazionale dovesse fare qualcosa di positivo, ad esprimere il mio apprezzamento.
Sempre a proposito della sanità, abbiamo affrontato il tema dei vaccini. Io trovo che ci sia uno spartiacque culturale, perché non ha senso invocare la libertà di scelta individuale rispetto a decisioni collettive: l’obbligo di vaccinazioni serve sia per l’individuo vaccinato sia a garantire l’immunità di gregge, che permette di proteggere anche quei bambini che a causa di patologie gravi non possono essere vaccinati. Io penso che si possa discutere nel merito dell’efficacia o meno di un singolo vaccino, ma che non sia assolutamente possibile introdurre un approccio individualistico all’interno di una misura che ha natura collettiva, che non protegge solo il bambino vaccinato, ma l’intera collettività.
Una notizia che ha avuto molto risalto sui giornali di oggi è la pagella del Censis sulla qualità dell’offerta didattica dell’Università di Bologna: primeggiano politologi, economisti e umanisti. La Regione sta investendo al massimo sul fronte del lavoro: in termini di occupazione, i risultati sono tangibili. Ed anche rispetto alle crisi aziendali l’impegno è forte: alcune sono risolte, su altre si sta lavorando. Noto, però, sempre più spesso, aziende che faticano a reperire certe professionalità. Quindi, apprezzo senz’altro che le facoltà umanistiche siano un’eccellenza, ma vorrei vedere l’eccellenza anche sulle facoltà scientifiche e per le professionalità tecniche, e non soltanto a livello universitario. Ho anche accennato alla necessità di una riflessione sul numero chiuso per l’iscrizione alla facoltà di medicina: fu introdotto in un momento storico in cui c’era un eccesso di domande, ma oggi cominciamo ad intravedere una scarsità di medici, che in prospettiva può essere preoccupante. Su alcune specializzazioni si cominciano a riscontrare delle criticità ed occorre intervenire in tempi molto rapidi. Inoltre credo sia necessario il rilancio della dignità delle professioni manuali, su cui è bene ricominciare ad investire, anche in termini di formazione.
Rimanendo sul tema del lavoro, ho potuto constatare, dai toni e dai titoli dei giornali, che nel decreto appena varato dal governo l’impostazione è ancora da campagna elettorale, a fronte di poche modifiche al Jobs Act, legge che ha generato risultati positivi misurabili. Non mi piace la politica di chi la spara più grossa, io sono per una politica misurata su quello che succede nella realtà.
Infine, sulla stampa di oggi, trovano spazio le proposte di fusione che le amministrazioni comunali hanno presentato alla Regione. La Regione approverà una legge che darà la parola ai cittadini delle realtà territoriali coinvolte, che si esprimeranno con un referendum ad ottobre. Mi auguro che questo dibattito non si politicizzi e non si trasformi in uno scontro fra guelfi e ghibellini, ma sia invece un’occasione per ragionare sul futuro delle nostre comunità locali, con la consapevolezza che decideranno i cittadini. Da abitante di Granarolo e relatore della legge di fusione tra Castenaso e Granarolo quindi invito tanto chi è favorevole, quanto chi è contrario a spiegare le proprie ragioni, illustrare idee e progetti rispetto a come vede il futuro della propria comunità.