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Le mie perplessità per come si è venuto a configurare nel tempo il progetto di Passante autostradale nord sono note. Vi sono dubbi seri e argomentati sull’efficacia, sull’impatto ambientale, sul rapporto costi-benefici, sulla realizzabilità, sul percorso amministrativo – a tratti opaco – che lo ha caratterizzato.
Dubbi che sono accresciuti dalla mia convinzione che sia urgente intervenire per risolvere le continue congestioni dell’asse tangenziale-autostrada bolognese, e dalla consapevolezza che esistono alternative meno impattanti, meno costose e più semplicemente realizzabili che meriterebbero di essere considerate.
Nel dibattito interno al mio partito abbiamo deciso di approfondire il merito della questione, e – a fronte dei miei dubbi – autorevoli colleghi mi hanno più volte invitato a attendere il progetto di Autostrade e la valutazione collettiva che ne sarebbe seguita, chiarendo che non si trattava di una scelta da fare ad ogni costo. A questa linea mi sono attenuto, anche respingendo la richiesta delle minoranze in Assemblea Legislativa di anticipare in aula il dibattito sul Passante.
Per questo sono francamente sconcertato nell’apprendere che altri esponenti del mio partito considerano la decisione già presa. Leggo sui giornali la frase “si può discutere sul come ma non sul se” attribuita al sindaco Manca, che in sostanza fa proprio l’appello lanciato nei giorni scorsi dal presidente di Unindustria Marchesini, il quale chiedeva fra l’altro di sottrarre la decisione ai sindaci dei comuni interessati dal tracciato.
Questi sindaci hanno avuto modo di apprendere nei giorni scorsi le caratteristiche del progetto ed hanno fatto affermazioni importanti, sottolineando che quasi tutte le istanze presentate dai territori non hanno ricevuto riscontro, i comuni e la Città metropolitana non vengono coinvolti da gennaio scorso, oltre a considerazioni volte a tutelare non l’interesse particolare dei propri territori ma l’interesse pubblico che in quest’opera appare tutt’altro che garantito. Hanno fatto male a dirlo? Io credo che abbiano semplicemente compiuto il loro dovere e che le loro osservazioni necessitino di risposte convincenti nel merito e non di infondati richiami all’ordine.
Chi di fronte all’appello dei sindaci si affretta a dire “comunque si fa”, commette due errori gravi, uno tattico e uno strategico. Quello tattico è evidente: quale può essere la forza contrattuale di chi si siede a un tavolo affermando che la decisione è già presa? Quello strategico è assai peggiore: se l’impegno (a cui mi sono attenuto) era di valutare insieme il merito del progetto senza dare per già presa la decisione, è del tutto evidente che questo impegno deve valere per tutti e non essere a senso unico.
Non so da quanto tempo abbiano avuto il progetto da studiare coloro che dichiarano all’insegna del “comunque si fa”. Io faccio il consigliere regionale e posso dire che il progetto è arrivato sulla mia scrivania, dopo due richieste di accesso agli atti, solo poche ore fa. Lo studierò con attenzione e parteciperò al dibattito e alla decisione che dovremo assumere, purché ci sia lealtà da parte di tutti senza saltare a conclusioni che al momento non sono evidentemente condivise.