Ci sono vicende amministrative surreali che spesso – troppo spesso – vengono alla luce quando ormai il danno è fatto e rimediare è complicato e costoso. In quelle occasioni ci si chiede come sia stato possibile che maturassero scelte che alla prova dei fatti si rivelano sbagliate a volte in modo marchiano, chi doveva vigilare, cosa è possibile fare per prevenire. E spesso sono domande che restano senza risposta.
La vicenda specifica di cui voglio parlare è la decisione che sta maturando in Acer Bologna di dare vita a una nuova società pubblico-privata per la gestione della manutenzione degli immobili. La storia comincia con Acer Manutenzioni, società di scopo controllata per il 51% da Acer Bologna e per il restante 49% da soci privati, che dal 2007 si occupa dei servizi di manutenzione e pronto intervento di circa 30 mila unità immobiliari tra Bologna e provincia. Questa società a fine anno chiuderà i battenti come previsto dal proprio statuto, ed è un bene perché se si facesse un bilancio serio della sua operatività di tutti questi anni credo che non ne verrebbe fuori esattamente una storia di successo e di risparmi di risorse pubbliche, anzi.
Chiusa questa società, ci si aspetterebbe che Acer Bologna provvedesse alle manutenzioni attraverso normali strumenti di appalto (global service, accordo quadro, singole gare) senza costituire nuove società miste pubblico-privato. Tali società nascono con le migliori intenzioni che però di solito nascondono l’incapacità del management pubblico di svolgere il proprio ruolo, per cui si finisce per delegare il tutto al socio privato che guarda caso risulta più interessato a tutelare i propri interessi che quelli pubblici.
Invece Acer Bologna vuole riproporre una nuova società, perseverando in una scelta che ritengo errata e contraria allo spirito della modifica legislativa introdotta nel 2013 (abrogazione della possibilità di costituire società di scopo inizialmente previste nella legge regionale 24/2001). Su questi presupposti ho presentato un’interrogazione per chiedere alla Giunta di esprimersi e di intervenire, di cui hanno scritto anche i giornali. In questi giorni ho ricevuto la risposta della Giunta, corredata di numerosi e corposi allegati (va dato atto al CdA di Acer Bologna di aver fornito la documentazione richiesta con trasparenza e senza reticenze) che devo ancora finire di esaminare con la necessaria attenzione, ma alcune considerazioni mi sento già di farle.
- La decisione di andare avanti con la logica della società mista pubblico-privata era chiaramente assunta a priori: nel luglio 2014 infatti Acer Bologna affida alla Lothar srl una “consulenza specialistica per la costituzione di una società mista per l’esecuzione dei lavori di manutenzione”. Non vi è dubbio o ricerca della migliore soluzione, e quando se ne parla è evidentemente un pro-forma, visto che nella delibera si dà atto che il “compenso verrà capitalizzato nella nuova società” e nel capitolato si tiene separata l’attività tecnica preparatoria dalla preparazione degli atti che comprendono esplicitamente la “gara a doppio oggetto per la ricerca del socio privato”. Per inciso, consulenza affidata in economia per 78,5 mila euro più oneri fiscali (quindi siamo attorno ai 100 mila euro) alla citata Lothar srl di Formigine.
- L’ufficio legale interno ad Acer Bologna aveva depositato un parere tecnico negativo, in contrasto con il parere fornito dalla succitata Lothar e con il parere del CdA, che esplicitamente assume la paternità della decisione di procedere comunque verso la costituzione di una società mista pubblico-privata. Questo parere è del marzo 2015, e viene confutato da un controparere successivo (si presume, la data è precedente ma sarà un errore di battitura) della stessa Lothar.
- I miei dubbi sulla scelta di costituire una nuova società mista ho avuto modo di esprimerli di persona ai vertici di Acer Bologna e al sindaco di Bologna nella prima metà di aprile. Il fatto che alla fine di quello stesso mese Acer Bologna abbia deciso di spendere ulteriori 20 mila euro in due ulteriori pareri legali non mi rende felice.
- Prendo atto che sia i due ulteriori pareri legali – forniti da noti professionisti – che la risposta della Giunta alla mia interrogazione arrivano tutti a concludere che non vi è un divieto esplicito alla costituzione di società miste. Ci arrivano sulla base di motivazioni molto diverse e esplicitando una serie di vincoli, evidenziando una certa scivolosità dell’assetto legislativo di merito. La risposta della Giunta in particolare riconosce che dal testo vigente la propria interpretazione “si evince in modo solamente implicito e che dunque si presta ad una pluralità di interpretazioni, finendo col generare confusione ed incertezza”. Va detto che anche la stessa interpretazione della Giunta non è particolarmente convincente poiché fa risalire la modifica legislativa del 2013 alla necessità di risolvere un’ambiguità fra il comma 3 dell’art. 41 e il comma 1 dell’art. 14. Ma tale ambiguità non viene mai citata nella relazione alla proposta di legge, e inoltre se il problema fosse stato quello allora sarebbe stato sufficiente riportare per intero il previgente comma 3 dell’art.41 per chiarire. Invece nella relazione al progetto di legge del 2013 le società di scopo sono menzionate esclusivamente riguardo la modifica dell’art. 41, in base alla quale “è stata eliminata la possibilità per le Acer di costituire o partecipare a società di scopo”. Insomma, mi pare parecchio tirata. E comunque, siccome la Giunta ravvisa un’ambiguità del testo, credo sia il caso di correggere tale ambiguità non con una circolare interpretativa ma nella sede propria: l’Assemblea Legislativa.
- Il parere della Giunta esplicita che “si può sostenere che dall’interpretazione della disciplina regionale si evince che le Acer possono legittimamente costituire o partecipare a società di scopo solo se destinate all’esercizio esclusivo dei compiti istituzionali di Acer, tutto il resto essendo illegittimo“. Non mi pare che questa osservazione sia compatibile con l’analisi svolta da Acer Bologna sull’appetibilità della società mista, che afferma fra l’altro che i servizi offerti dalla costituenda società mista “in prospettiva potrebbero essere competitivamente offerti ad altri grandi proprietari pubblici di immobili residenziali presenti sul territorio: si tratta di sviluppare e valorizzare competenze e strumenti affinché esse siano a disposizione di tutti i soggetti del territorio, garantendo la sostenibilità economica dell’azienda“. Insomma, Acer Bologna fonda la bontà della propria scelta su un presupposto (la possibilità di offrire a mercato i servizi della società mista) che oltre che poco logico (che interesse può avere il socio privato che di fatto condurrà la società mista a non proporsi direttamente a potenziali clienti?) viene giudicato illegittimo dalla risposta della Giunta (le attività a mercato non sono certo “esercizio esclusivo dei compiti istituzionali di Acer”).
- Infine, appare del tutto incredibile la motivazione che viene addotta ripetutamente nei documenti ufficiali di Acer Bologna per escludere l’ipotesi di un global service. Cito: “l’alternativa del Global Service non è percorribile in quanto tale modello presuppone che sia prevista fra i servizi la fornitura di energia, che invece non rientra tra quelli di competenza e nella disponibilità di Acer Bologna”. Questo concetto, che ricorre nella delibera di indirizzo e in altri documenti di Acer Bologna ma non nei pareri tecnici e legali, è del tutto surreale: da quando il modello del Global Service prevede l’obbligatorietà della fornitura dell’energia?!? E’ mai possibile che abbiano scartato il Global Service con una motivazione così inverosimile? Anche solo per questo motivo, chi di dovere dovrebbe chiedere a chi si è preso la responsabilità di scrivere una simile enormità di dimostrare la correttezza dell’affermazione oppure di liberare il campo per un evidente difetto di competenza.
Chiosa: chi mi conosce sa che diffido sia degli ultra-statalisti per cui ogni forma di collaborazione col privato è male sia degli ultra-privatisti per cui è bene a prescindere. Io credo che si debba giudicare nel merito l’opportunità o meno e in questo caso sono convinto che Acer Bologna dovrebbe farsi carico delle proprie prerogative pubbliche e gestire al meglio questo aspetto senza rifugiarsi in forme surrettizie di deleghe a privati che si sono nell’esperienza dimostrate tutt’altro che ottimali. Chi ha responsabilità di governo e indirizzo per piacere agisca prima che le decisioni vengano prese in via definitiva.