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Continuo la pubblicazione delle idee di programma, spesso derivanti da suggerimenti e segnalazioni ricevute, che mi impegno a promuovere e che offro al PD e al candidato presidente Stefano Bonaccini.
L’anno scorso l’Emilia Romagna ha approvato una legge regionale sull’escursionismo, di cui sono stato fra i promotori, che finalmente consente di censire e proteggere la rete dei sentieri del nostro territorio. È un primo passo molto importante, cui va dato seguito incentivando le forme di escursionismo più rispettose dell’ambiente naturale. Anzitutto assicurandosi che le deroghe per l’uso di mezzi a motore servano a contenere l’utilizzo di tali mezzi solo su determinati percorsi: non devono certo diventare la regola. E serve con metodicità progettare attorno a questa rete nuove occasioni di turismo sostenibile e cura dell’ambiente, come si è iniziato a fare con l’Alta Via dei Parchi. L’escursionismo, infatti, può essere un buon volano per nuove attività economiche e per un rinnovato modo di vivere la nostra terra. Occorre in questo senso anche ripensare le professioni della montagna, valorizzando anche da noi il lavoro di chi, spesso nel tempo libero, accompagna tante persone alla scoperta dell’Appennino e delle altre nostre aree protette. (Grazie a Edoardo per il suggerimento)
Gli open data sono una nuova frontiera della democrazia perchè rappresentano un grande passo avanti in tema di trasparenza della Pubblica Amministrazione. Qualcosa la nostra Regione lo sta già facendo (vedi ad esempio il progetto ReportER), molto di più si può e si deve fare: deve diventare un approccio standard, senza eccezioni. Ma oltre a spingere perché sia la PA ad aprirsi all’uso degli open data, occorre riconoscere che c’è del movimento anche a livello di base, soprattutto a Bologna. Ci sono giovani giornalisti che sperimentano nuove forme di collaborazione inventandosi nuovi modelli di impresa basati sugli open data e più in generale su forme di comunicazione giornalistica costruite sui nuovi media. Credo che sia un fermento da sostenere e promuovere. (Grazie a Marco per la sollecitazione)
I disturbi di comportamento alimentare, come bulimia e anoressia, sono un problema sempre più diffuso, che sarebbe da studiare anche dal punto di vista epidemiologico, considerando tutti i fattori biologici, psicologici e sociali. Da anni, servizi di eccellenza si occupano del problema, ma sono stati lasciati in larga misura al supporto dell’associazionismo e del volontariato. Occorre con urgenza un piano complessivo capace di comprendere tutti gli aspetti clinici, la formazione e la ricerca, che valorizzi la collaborazione pubblico-privato, senza rendere marginale l’impegno della sanità pubblica sul punto, che anzi deve con forza dimostrare di aver compreso l’importanza del problema. Servirebbe anche una riflessione complessiva dal punto di vista sociale sulle cause del dilagare di questi fenomeni. (Grazie a Francesca per la sollecitazione)
La legge regionale 4/2013 sugli hobbisti nei mercati, al di là delle lodevoli intenzioni, ha creato seri problemi per i mercati che si effettuano in tanti comuni del nostro territorio. Se infatti è condivisibile l’intento di evitare che vi siano vere e proprie attività commerciali camuffate da hobbisti, non è ragionevole restringere la categoria degli hobbisti solo a coloro che sono presenti in modo episodico nei mercati. Né appare pienamente soddisfacente la soluzione di escludere dal provvedimento solo chi si occupa di usato e di riuso. Occorre modificare la legge regionale individuando soluzioni che permettano di distinguere in modo efficace fra attività commerciali ed hobbisti, valutando anche la tipologia dei mercati e dei comuni coinvolti e senza prevedere limiti rigidi nel numero delle presenze. Serve insomma un punto di equilibrio diverso che permetta di non penalizzare mercati che valorizzano diverse nostre località anche attraverso una presenza qualificata degli hobbisti, e senza che ciò causi problemi con i commercianti ma anzi creando interessanti sinergie e ampliando le occasioni per tutti. (Grazie a Ettore e Paolo per la segnalazione)
Sulla promozione turistica del territorio si è ha investito moltissimo in passato sulla costa, perché gran parte del turismo è lì. Tuttavia in questi anni è in forte crescita il turismo enogastronomico, legato anche ad una nuova fruizione delle città d’arte. L’esplosione di presenze, anche in estate, a Bologna è un segnale molto interessante che ci fa capire come le città possano essere un traino economico anche per aree territoriali di potenziale interesse turistico nel territorio circostante. Bologna ad esempio è già una città turistica e può diventare una risorsa per il suo “fuori porta”. Occorre investire sulla sinergia fra turismo enogastronomico e culturale, promuovendo reti di imprese e iniziative che mettano in relazione le due realtà. (Grazie a Fabio per il suggerimento)
Conoscere l’origine di ciò che mangiamo deve essere riconosciuto come diritto di ogni persona, impedendo che possano essere usate indicazioni di italianità su cibi di origine non certificata. Non si tratta di difendere semplicemente la nostra bandiera, ma anche di garantire maggiore trasparenza sul mercato a favore del reddito agricolo locale. Questo perché in un contesto di globalizzazione è necessario sviluppare e ampliare la politica a sostegno delle filiere agricole locali e dei prodotti da esse derivati: su questo la Regione può fare molto definendo incentivi e strumenti premiali. Dobbiamo sventare il rischio che importanti realtà imprenditoriali, soprattutto organizzate in cooperative di agricoltori del nostro territorio, possano soccombere di fronte all’aggressività commerciale di prodotti multinazionali privi di ogni distintività territoriale. (Grazie a Stefano per la segnalazione)
Siamo la seconda regione in Italia per numero di infortuni denunciati (solo nei primi 8 mesi del 2014 sono stati 56.376, contro il totale italiano di 427.967). Non si tratta solo di un dramma per le famiglie coinvolte: Inail ha quantificato il costo sociale degli infortuni al 5% del PIL. In particolare, il 30% degli infortuni mortali è dovuto a cadute dall’alto. Per prevenirle, nel 2013, la Regione Emilia-Romagna ha approvato una delibera che obbliga i proprietari di abitazione, in caso di significativi lavori sul tetto, a installare una “linea di vita” a cui si dovranno obbligatoriamente agganciare tutti coloro che andranno sui tetti (muratori, antennisti, impiantisti). La delibera regionale sulle linee di vita dovrebbe entrare in vigore alla fine del gennaio prossimo. Ho già votato questa delibera come consigliere regionale, se rieletto seguirò con attenzione il tema della prevenzione infortuni e la corretta applicazione della delibera 149/2013, che può salvare molte vite. (Grazie ad Antonio per la sollecitazione)
L’inquinamento elettromagnetico è un tema che non può essere dimenticato: dopo la legge regionale 30/2000 sono sorte esperienze interessantissime di collaborazone fra istituzioni, cittadini e gestori per posizionare al meglio le antenne (prima fra tutte il tavolo sull’elettrosmog che ho condotto dal 2004 al 2009 come assessore a Bologna), ma ora tutto sembra essere tornato nell’ombra. Le competenze nazionali sui servizi di comunicazione non devono impedire alla Regione di riprendere un ruolo proattivo sul tema ambientale, e ciò è fondamentale anche per evitare che torni a dilagare una paura diffusa e spesso ingiustificata. Serve un nuovo slancio, dobbiamo riaprire i tavoli, e serve anche qualche azione simbolica che dimostri che la Regione non approfitta delle pieghe normative per imporre soluzioni “non ottimali”. Ad esempio, l’antenna WiMax che è stata collocata a ridosso della casa della famiglia Baccolini, agricoltori biologici di Monte Pastore, poteva essere benissimo collocata a 300 metri di distanza senza disturbare nessuno. E’ stato un errore metterla dov’è senza consultare la popolazione, e ora va spostata: a volte un piccolo fatto conta più di tanti discorsi. (Grazie a Stefano e Angela per le segnalazioni)
L’italia è il paese con il massimo numero di luoghi protetti da Unesco al mondo, 50. Di questi, 8 sono nella nostra regione (i portici di Bologna, la biblioteca Malatestiana di Cesena, la Ghirlandina di Modena, i monumenti paleocristiani di Ravenna, per fare qualche esempio). Grazie anche all’attività di università e ricercatori è possibile digitalizzare le opere e renderle fruibili da ogni parte del mondo facilitandone non solo lo studio, ma anche aumentando l’interesse per queste opere e di conseguenza il turismo e la possibilità di riutilizzare queste opere per farne nuovi lavori. Paesi come la Finlandia, che hanno già rilasciato gran parte delle loro opere come Open Data hanno avuto benefici di aumenti turistici di percentuali a doppia cifra e altri casi stanno dimostrando analoghi effetti. (Grazie a Marco per la segnalazione)
Adottare un bambino, nel nostro Paese, comporta un percorso lungo, tortuoso, costoso, pieno burocrazia. Tutto questo per un gesto di umanità il cui valore è facile capire, sia pensando a chi desidera essere genitore, sia al bambino o alla persona che verrà accolta provenendo da una situazione sicuramente difficile. Da anni sono all’attenzione dei vari governi possibili riforme del percorso adottivo per renderlo più snello e meno costoso. Ma intanto la Regione ha da subito la possibilità di creare, insieme ai Comuni, servizi sociali, aziende sanitarie, Tribunale dei Minori, enti autorizzati, un protocollo per velocizzare l’iter adottivo e offrire diversi servizi alle famiglie per accompagnarli prima, durante e dopo il momento dell’adozione. (Grazie a Vito per il suggerimento)