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Ricordo Pierluigi Bersani che, parlando del conflitto d’interessi qualche anno fa durante una Festa dell’Unità, spiegava che in altre nazioni una legge in merito sarebbe stata inutile, perché la sensibilità diffusa sul punto è tanto forte da precludere il rischio senza che siano necessarie leggi specifiche: altrove “sarebbe come vietare per legge di mettersi le dita nel naso”, diceva con una delle sue efficaci metafore. Peccato appunto che in Italia gli anticorpi nel corpo della società civile non siano sufficienti ad combattere tali patologie…
E’ vero, abbiamo un sistema immunitario piuttosto depresso (politicamente parlando). Colpa del ventennio berlusconiano? Di una tradizione di italianità furbesca? Di un declino morale più ampio? Non lo so, ma di sicuro abbondano casi in cui sentiamo sostenere impavidamente tesi che in un paese civile non avrebbero alcuna cittadinanza, spesso con scarsa memoria e con rocambolesche inversioni dei ruoli. Un classico, come ho già ricordato in passato, è ad esempio la richiesta di accorpamento di elezioni diverse in un unica data (election day), spesso sostenuto o negato ad anni alterni dall’una parte politica o dall’altra a seconda delle convenienze.
Così accade che a volte si alzino ondate di indignazione per argomenti che in altre occasioni nessuno aveva ritenuto irrinunciabili, oppure che cose molto discutibili (eufemismo) passino nel silenzio e nell’acquiescenza generale. Questo alla lunga genera un senso di malessere diffuso, la sensazione di stare nel pantano, e proprio per questo è necessario disincagliarsi, superare la palude e ripartire di slancio. Anche questo motiva le speranze che tanti italiani ripongono nel governo di Matteo Renzi e l’apprezzamento per la schiettezza (a volte anche un po’ ruvida) con la quale il Presidente del Consiglio e segretario del PD affronta gli argomenti.
Ovviamente se lo scopo è disincagliare la nave e non affondarla, occorre tenere bene in conto la posizione degli scogli.
Nel dibattito parlamentare di questi giorni, disincagliare la nave vuol dire varare finalmente una legge elettorale degna e maggioritaria. Con la consapevolezza che sulle regole occorre trovare convergenze ampie sia all’interno dei partiti che fra diverse forze politiche. Ma soprattutto ricordando che da molti, troppi anni si sono presi impegni a parole sul varo di una legge che sono sempre stati disattesi. A forza di fallimenti nel trovare una formulazione in grado di superare il famigerato Porcellum, la Consulta ha abrogato tutto precipitandoci verso una legge proporzionale che è un rischio enorme per un’Italia che non merita di essere consegnata alle larghe intese senza alternative.
E’ dunque indispensabile legiferare, facendo la legge migliore possibile ma senza lasciare che le difficoltà che si incontrano possano costituire un alibi per non procedere. Per questo è una notizia importante l’approvazione della legge avvenuta oggi alla Camera dei Deputati. Un primo passo e (speriamo) un punto di non ritorno.
Certo ci sono cose che lasciano l’amaro in bocca, ed anche vincoli che abbiamo dovuto (purtroppo) subire per riuscire a procedere.
Sul tema della parità di genere (di cui si sta molto discutendo) non abbiamo assistito ad un bello spettacolo. E’ importante che il PD abbia affermato di voler comunque praticare la parità, ma questa affermazione non è bastata a metterci al riparo da sorprese nel voto segreto né ha evitato che nel PD si scatenasse una bagarre interna. Pensateci, è davvero singolare che la questione appaia dividere il PD, partito che ha comunque scelto di attenersi al principio di parità, e non le forze politiche che non hanno assunto impegni in questo senso: ed è un “regalo” che ci siamo fatti da soli… Dopodiché, se al Senato sarà possibile fare di meglio nella legge tanto meglio, e se per Forza Italia la parità di genere costituisce un problema abbia l’onestà di dirlo.
E che dire dell’artificio (di cui si dibatte molto meno) che ha ridotto la validità della nuova legge elettorale alla sola Camera dei Deputati? Chi ha paura di una legge funzionante? Vi viene in mente un solo paese europeo in cui un tale artificio non sarebbe stato accolto come – appunto – mettersi le dita nel naso? E’ come pensare di scongiurare il pericolo di una malattia facendo sparire le medicine…
Insomma, non è un momento facile, e siccome divisioni e polemiche fanno notizia, tanti sentono il bisogno di “dare una mano” buttando benzina sul fuoco, come i giornali online che hanno accompagnato la navigazione della legge con titoli tipo “la Camera salva le liste bloccate”, come se non fossero noti da tempo i contenuti dell’accordo trovato sulla legge elettorale. In questa grande confusione, Matteo Renzi manovra fra gli scogli per disincagliare la nave e noi stringiamo i denti e andiamo avanti: ma quanta fatica…
[…] Legge elettorale, la priorità è disincagliare la nave – Giuseppe Paruolo http://giuseppeparuolo.it/2014/03/12/legge-elettorale-disincagliare/ […]