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Si comincia con qualche considerazione sui vantaggi del treno, e fin qui siamo nell’ovvio. Si prosegue con una lunga tirata contro l’italico errore di aver privilegiato il trasporto su gomma rispetto a quello su ferro, e qui sono d’accordo. Segue aspra critica alla scelta della viabilità stradale e ferroviaria lungo l’asse Milano – Bologna – Firenze – Roma: sarebbe stato meglio fare le strade lungo le coste per evitare le gallerie! E qui già storia, geografia e buonsenso cominciano a vacillare, ma i tre continuano a concordare. Quando però il tuttologo parla di 1000 km per arrivare in Sicilia, gli altri due insorgono: sono molti di più, loro lo sanno bene.
Il tuttologo vacilla, e alla prima occasione vira su un tema di presa sicura: è sempre solo questione di soldi. Qui dà il meglio: quando sentite dire ad uno che è incorruttibile sappiate che mente, tutti abbiamo un prezzo, nessuno escluso. I suoi due interlocutori annuiscono e gli danno man forte citando una signorina reduce dal Grande Fratello che per un milione si sarebbe volentieri concessa ad un emiro sconosciuto, peccato fosse poi solo uno scherzo delle Iene. Ma il tuttologo rilancia: anche per molto meno di un milione, anzi lui per un milione è pronto ad andare a letto con un uomo in mondovisione. Insiste: l’importante è capire che ognuno di noi ha un prezzo, nessuno escluso, e chi lo nega è solo un ipocrita.
Ora non solo non riesco a dormire, ma mi sta venendo la gastrite. Questo disperato bisogno di livellare tutti nella melma è in fondo la radice di tanti nostri guai. I grandi farabutti cercano i piccoli farabutti per sentirsi grandi e al tempo stesso tacitare la propria coscienza. Competono fra loro a suon di colpi bassi, ma in fondo hanno sempre una vena di simpatia gli uni verso gli altri. L’antipatia la riservano a chi pretende di essere diverso, e magari lo dimostra pura: ah, come finge l’ipocrita! In questa chiave, quante cose della politica e della società si possono leggere…
Basta, ne ho abbastanza dei loro luoghi comuni. Ora dormo davvero, ma prima di escludere l’audio faccio in tempo ad ascoltare un’ultima perla. Qual è la colpa di Giuda? Solo quella di essersi accontentato della miseria di 30 denari. Testuale. O tempora o mores…