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Oggi al question time del Consiglio Comunale la consigliera Marri dell’UDC mi ha fatto un domandone sulle liste d’attesa sanitarie e mi ha dato l’occasione di rifilarle un rispostone con alcuni dati che dimostrano il grande lavoro che è stato fatto in questi anni su questo tema.
Piano, non sto dicendo che va tutto bene, ma “solo” che sono stati fatti molti passi avanti importanti: qui dico solo che su 3150 prestazioni prenotabili a CUP in due anni le agende “aperte” sono passate da meno del 19% ad oltre il 90%, e spero che leggiate il resto sui giornali fra poche ore.
Così, uscendo dalla sala consiliare ai giornalisti che mi venivano incontro ho detto sorridendo che era stato “come invitare un’oca a bere“. Vedendo il loro sguardo smarrito, ho capito che nessuno di loro conosceva questo modo di dire.
Qui va detto che i giornalisti che seguono i lavori presso la sede comunale sono un gruppo di giovani con cui non è difficile avere rapporti cordiali, ferme restando le ovvie cautele dovute alla consapevolezza dei ruoli diversi (e chi legge questo blog sa che non sto zitto quando leggo qualche eccessivo stravolgimento della verità).
Così dalla rapida indagine di oggi conseguente alla mancata comprensione di quell’espressione gergale si è scoperto che nessuno dei presenti oggi (erano una decina) era bolognese e la conosceva. A parte che non credo che sia un modo di dire diffuso solo a Bologna, è stato simpatico sentire come poteva essere tradotto o reso in altri contesti. La migliore l’ha detta Jacopo, che ci ha proposto “come invitare i matti a tirare i sassi“.