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Il Comitato dei Garanti del Comune ha bocciato la proposta di referendum de “Il Metrò che vorrei”. Per me, che ho sempre sostenuto l’inammissibilità di quel quesito referendario, dovrebbe essere una buona notizia. E in parte lo è, per l’esito fattuale di evitare un referendum assurdo. Ma non posso, e non voglio, nascondere il mio disagio per le motivazioni del giudizio che sono riportate sui giornali, per alcune dichiarazioni a commento, per il modo con cui la notizia viene presentata dalla stampa.
Ho già detto in precedenza di quel che penso della sostanza della questione: bel progetto, quello proposto dall’associazione “Il Metrò che vorrei”, ma del tutto insostenibile. È banale: non mi dispiacerebbe avere un’auto da corsa, ma visto che non posso permettermela non è che vado a cena a casa e chiedo a moglie e figli se preferiscono una Ferrari o una Punto. Questa semplice norma di buon senso evidentemente non attecchisce nella realtà politico-economica della nostra città.
Ci sono giornali che hanno continuato per mesi a parlare di quel progetto come realizzabile, ospitando “autorevoli” pareri a supporto (e mai o quasi pareri tecnici contrari, al massimo polemiche politiche). Esperti che hanno evitato di dare giudizi per non entrare in una polemica “politica”. Autorevoli esponenti del nostro mondo finanziario ed imprenditoriale che, dichiarando di fidarsi del giudizio tecnico di altri, hanno gioiosamente sottoscritto la proposta di referendum. Da ultimo, alcuni garanti sono riusciti a votare a favore della proposta di referendum, immagino anche loro prescindendo dal giudizio di merito sul progetto. E quelli che l’hanno per fortuna bocciata (onore al merito), non si sono concentrati sull’assurdità oggettiva della proposta, ma su questioni attinenti ai tempi e al non poter tornare indietro rispetto alle scelte fatte fino ad ora.
Morale della favola: chi legge i giornali non capisce nulla del merito di cui si stava discutendo, se non che da destra dicono una cosa e da sinistra l’altra. E temo che gli resti l’impressione che il progetto del “Metrò che vorrei” fosse praticabile ma sia stato bocciato solo per motivi amministrativi, se non addirittura politici. E infatti il giorno dopo, ognuno continua a sostenere la bontà delle proprie tesi, incuranti del merito che, lo ripeto a costo di risultare antipatico, a mio avviso non sta né in cielo né in terra.
Conclusione: nell’attesa di una proposta di referendum per proporre Bologna come capitale degli Stati Uniti che potrebbe essere bocciata col motivo di evitare disagi agli abitanti di viale Lenin conseguenti al necessario cambio di denominazione della strada, oppure del ripristino della funivia di San Luca con un prolungamento fino a Fatima, cui si potrebbe obiettare che dovendo obbligatoriamente aggiungere il portoghese nei cartelli questi risulterebbero di difficile lettura, godiamoci per ora la bocciatura amministrativa della proposta di una metropolitana che era irrealizzabile, punto e basta, ma era evidentemente difficile dirlo.
Postilla: se non si ha mai il coraggio di confrontarsi chiaramente sul merito, la politica rischia di ridursi ad un teatrino incomprensibile. E di fatto si forniscono argomenti ai promotori del V-day e affini. Chiaro o no?