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Come trattare la richiesta di qualche centinaio di attivisti dei centri sociali che si presentano in stazione e reclamano di andare in treno a Roma per la loro manifestazione a prezzo politico ridottissimo, preferibilmente gratis, minacciando di bloccare la circolazione dei treni (oltre ai pesanti disagi comunque inflitti a tutti gli altri passeggeri)?
Con la ricetta legge e ordine (pagate il vostro biglietto, altrimenti pedalare), o con la riduzione del danno (eccovi il vostro treno, e smettete di rompere le scatole a tutti)? Oppure con un compromesso come quello raggiunto ieri a Bologna, ossia qualche parvenza di biglietto e molti occhi chiusi per far finta di non vedere, un po’ di disagi per gli altri passeggeri, scontri evitati e rivendicazioni simmetriche di vittoria da parte di Trenitalia (hanno pagato il biglietto) e dei manifestanti (abbiamo ottenuto di andare a Roma con pochi spicci e una manciata di biglietti)…
Chiaro che stamattina, leggendo i giornali, anch’io come credo la stragrande maggioranza dei lettori mi sono immedesimato in quei poveri passeggeri che hanno dovuto patire ritardi di ore, e in quel che sicuramente hanno pensato durante l’attesa. Ma comprendo anche Trenitalia e Questura, alla ricerca di salvare la capra della legalità e i cavoli dell’ordine pubblico…
Ma soprattutto mi hanno colpito le dichiarazioni trionfalistiche dei leader dei manifestanti, che rivendicano la vittoria. Una volta, mi pare di ricordare, anche la sinistra estrema sosteneva di battersi per i diritti dei più deboli. In questo caso, il tema avrebbe dovuto essere il costo del biglietto ferroviario per gli indigenti. Invece, qui si tratta del loro biglietto e basta. Che differenza c’è coi tanti furbastri, manipoli di ultras calcistici ed altra varia umanità che viaggia senza pagare il biglietto? Forse che qui lo rivendicano come un diritto politico. E inoltre, siccome loro hanno alto il concetto della propria dignità, non hanno voluto accettare la regalia dei pullman messi a disposizione dai partiti: hanno voluto prendere proprio il treno. Tanto, chi paga?